Età minima di accesso ai social fissata a 15 anni: le novità della proposta di legge italiana per tutelare i minori

Età minima di accesso ai social fissata a 15 anni: le novità della proposta di legge italiana per tutelare i minori

Una proposta di legge italiana fissa a 15 anni l’età minima per iscriversi ai social network, con verifiche obbligatorie gestite da Agcom e Garante privacy, in linea con le direttive europee.
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Una proposta di legge italiana fissa a 15 anni l’età minima per iscriversi ai social network, con obbligo di verifiche d’età per proteggere i minori, in linea con le normative europee. - Gaeta.it

Una nuova proposta di legge italiana vuole fissare a 15 anni l’età minima per iscriversi ai social network, introducendo sistemi obbligatori per verificare l’età degli utenti. Questo provvedimento si inserisce in un quadro legislativo che prova a rispondere alla crescente presenza dei minorenni nel mondo digitale, affrontando temi legati alla sicurezza e alla protezione dei più giovani. L’iniziativa parlamentare coinvolge Agcom e il Garante per la privacy per definire le modalità tecniche, allineandosi anche alle linee guida europee.

La proposta di legge e il quadro parlamentare

Nel maggio 2024 due testi simili sulla regolamentazione dei minori sui social sono stati presentati quasi contemporaneamente alla Camera e al Senato. La versione della Camera è stata proposta da Marianna Madia, del Pd, mentre quella del Senato da Lavinia Mennuni, di Fratelli d’Italia. La normativa punta a regolamentare l’accesso dei giovani alle piattaforme social, una relazione nota per i rischi che può comportare. Alla base sta la convinzione che le leggi attuali non siano sufficienti, non essendo riuscite a seguire la rapida evoluzione delle tecnologie e delle modalità d’uso dei social stessi.

Contratti e ruolo degli influencer

Il testo sottolinea che i contratti stipulati dagli under 15 devono essere considerati nulli, e si cerca di normare anche il ruolo degli influencer, i quali spesso coinvolgono il pubblico giovane nelle attività online. La proposta mira a instaurare un sistema di controllo che garantisca un livello di sicurezza proporzionato al rischio, affidando ad Agcom e al Garante privacy il compito di definire come mettere in pratica queste verifiche. Questo approccio riflette la consapevolezza del parlamento di dover dare un giro di vite, per evitare che i minorenni navigino in un ambiente digitale senza adeguate protezioni.

Il decreto legge caivano e l’inizio della regolamentazione

Prima della proposta in discussione, era intervenuto il decreto legge Caivano 123/2023, che ha incassato un primo divieto rivolto ai minorenni: vietato l’accesso a contenuti pornografici. Le piattaforme di questo tipo di contenuti devono ora verificare l’età degli utenti. Agcom ha dunque elaborato le modalità tecniche per effettuare tali controlli, pubblicate a maggio 2024. I gestori di siti e piattaforme online hanno sei mesi di tempo per attrezzarsi e mettere in opera sistemi di verifica compatibili con queste indicazioni.

Le modalità di controllo si basano su metodologie che vogliono evitare manomissioni o immissioni di dati falsi, pur sapendo che l’attuale tecnologie può essere aggirata. L’obiettivo è rendere la verifica un passaggio serio, diretto a impedire l’accesso ai contenuti da parte degli utenti troppo giovani, con particolare attenzione ai contenuti a rischio. Questa misura segna un cambio nell’approccio legislativo, che prima si limitava a regole generiche senza strumenti concreti per verificarne l’applicazione.

Le sfide europee e il dialogo con bruxelles

La proposta italiana si inserisce in un contesto europeo in rapida evoluzione. L’Unione europea sta lavorando alla definizione del Digital Service Act , una legge che vuole stabilire regole sulla sicurezza e il funzionamento delle piattaforme online. La Direzione generale Connect sta avviando un confronto sul meccanismo di verifica dell’età, cercando sistemi non aggirabili. Questo dialogo con Bruxelles influenza anche la legge italiana, che dovrà adeguarsi alle direttive europee per evitare discrepanze e dare uniformità alle normative.

Marianna Madia ha sottolineato la necessità di un confronto stretto con Bruxelles, per definire regole che riducano la possibilità di inganni da parte degli utenti. Oggi molte piattaforme non si assumono responsabilità sulla verifica, ed è proprio questo vuoto che si vuole colmare. La speranza è di chiudere l’iter parlamentare al Senato entro l’estate 2025, per dare ai genitori e ai ragazzi strumenti di consapevolezza rispetto ai rischi dei social. Tuttavia, il testo non vuole risolvere tutto, ma dare un primo quadro regolatorio per affrontare la questione in modo serio.

Tempistiche e prospettive future della legge

Lavinia Mennuni ha evidenziato l’urgenza di intervenire rapidamente. La mancanza di un quadro normativo chiaro sta esponendo i minori a rischi evitabili. Il dialogo con le istituzioni europee sta entrando nella fase più formale, con attese sulle risposte che dovrebbero arrivare entro qualche mese. Se l’iter dovesse procedere senza intoppi, la legge potrebbe essere varata entro l’inizio del 2026.

In questo modo l’Italia potrebbe dotarsi di una normativa tra le prime in Europa a fissare con chiarezza l’età minima per l’uso dei social, e a rendere obbligatorie le verifiche d’età. Questa misura cambierebbe profondamente il rapporto dei giovani con il web, obbligando le piattaforme a prendersi responsabilità fino ad oggi poco curata. Il passo segnala una nuova fase nel rapporto con la dimensione digitale, in cui la tutela dei minori diventa centrale e si disciplina in modo più puntuale.

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