Episodio di violenza e incendio nella casa circondariale di secondigliano coinvolge polizia penitenziaria e sindacato

Episodio di violenza e incendio nella casa circondariale di secondigliano coinvolge polizia penitenziaria e sindacato

Un detenuto marocchino appicca un incendio nel carcere di Secondigliano, causando scontri con la polizia penitenziaria; il sindacato CON.SI.PE. denuncia carenze strutturali e chiede maggiori misure di sicurezza.
Episodio Di Violenza E Incendi Episodio Di Violenza E Incendi
Il 14 giugno 2025 nel carcere di Secondigliano un detenuto marocchino ha appiccato un incendio e aggredito agenti penitenziari, evidenziando gravi tensioni e carenze strutturali; il sindacato CON.SI.PE. ha chiesto maggiori misure di sicurezza e strumenti efficaci per il personale. - Gaeta.it

Un nuovo episodio di conflitto ha colpito il carcere di Secondigliano il 14 giugno 2025, quando un detenuto di origine marocchina ha appiccato un incendio nella propria cella. Il fatto si è verificato all’interno di un istituto già noto per le tensioni interne, causando allarme tra il personale di polizia penitenziaria. L’intervento immediato degli agenti ha impedito che le fiamme si propagassero, ma non ha evitato uno scontro fisico con il detenuto, ferendo più operatori. Parallelamente, nel padiglione T2 si è registrata un’altra situazione di crisi controllata dagli agenti. Il sindacato CON.SI.PE. ha preso posizione sull’accaduto, chiedendo misure di protezione più efficaci e denunziando le condizioni difficili in cui si lavora.

Incendio nella cella e aggressione agli agenti penitenziari

Il focolaio è scoppiato nella cella attribuita a un giovane detenuto marocchino di poco più di vent’anni, soggetto alla sorveglianza rafforzata secondo l’art. 14-bis dell’Ordinamento Penitenziario. Dopo aver appiccato il fuoco, l’uomo è stato prontamente affrontato dalla polizia penitenziaria della struttura, che ha domato le fiamme evitando danni estesi nel reparto. Durante le operazioni di controllo e di trasferimento del detenuto verso un altro locale, per prevenire ulteriori rischi di incendio o aggressioni, gli agenti sono stati attaccati dal detenuto stesso. L’aggressione ha coinvolto anche un ispettore di sorveglianza e quattro poliziotti, due dei quali hanno dovuto ricorrere alle cure ospedaliere con una prognosi di 10 giorni.

La complessità delle operazioni di gestione in prigione

L’episodio rivela ancora una volta la complessità e il pericolo delle operazioni di gestione nei penitenziari italiani, specie entro le sezioni ad alta sorveglianza. La dinamica mostra come, in determinate condizioni, situazione e accadimenti possano rapidamente degenerare, mettendo a rischio la sicurezza del personale e la stabilità del reparto. Gli accertamenti sull’eventuale possesso di occultati oggetti incendiari o pericolosi da parte del detenuto hanno rappresentato un passaggio cruciale per contenere ulteriori criticità.

Tensioni e gestione crisi nel padiglione t2

Nella stessa giornata, in un altro settore del carcere, ovvero il padiglione T2, si è vissuto un momento di tensione che ha richiesto un pronto intervento da parte degli agenti penitenziari. Sebbene non si siano registrati eventi violenti di pari gravità rispetto a quelli nella cella, la situazione ha creato disagio tra il personale e i detenuti. Il pronto controllo da parte delle forze dell’ordine penitenziarie ha permesso di riportare la calma senza l’uso della forza, dimostrando la necessità di presidiare costantemente questi reparti per evitare che piccoli conflitti sfocino in episodi più seri.

Carenze strutturali e organizzative dell’istituto

Questi ultimi episodi mettono in evidenza anche le carenze strutturali e organizzative dell’istituto, che restano un fattore critico nella gestione quotidiana. Padiglioni sovraffollati e ammodernamenti impiantistici limitati contribuiscono a innervosire l’ambiente, specialmente con l’arrivo della stagione estiva, che aggrava le condizioni di vita all’interno. Gli agenti si trovano così a dover contenere situazioni spesso difficili in contesti non adeguatamente attrezzati.

Richieste del sindacato consi.pe. per la sicurezza di polizia penitenziaria

Il sindacato CON.SI.PE. ha preso posizione immediatamente dopo gli eventi, esprimendo solidarietà agli agenti coinvolti e sottolineando le difficoltà che il personale affronta ogni giorno. La dirigenza regionale per la Campania, tramite Bruno Faraldo, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di strumenti più efficaci per fronteggiare situazioni di pericolo, in particolare evidenziando la richiesta di autorizzazione all’uso del taser. Tale dispositivo, già impiegato da altri corpi dello Stato, potrebbe limitare i rischi di colluttazioni e violenze senza mettere a repentaglio l’incolumità degli operatori e dei detenuti.

Luigi Castaldo, vicepresidente nazionale del sindacato, ha rilanciato le preoccupazioni legate al clima estivo, che rende più ostiche le condizioni detentive e di lavoro nei padiglioni. Le strutture spesso datate e senza impianti di raffreddamento adeguati aumentano il disagio nel controllo degli istituti. In questo contesto, il personale di polizia penitenziaria si trova in prima linea senza adeguate difese o strumenti di contenimento, aggravando la pressione psicofisica che caratterizza questi ambienti.

Dialogo sindacale e amministrazione penitenziaria

CON.SI.PE. ha ribadito la volontà di mantenere un dialogo con l’amministrazione penitenziaria per individuare soluzioni concrete ed efficaci che assicurino la tutela degli operatori e il corretto svolgimento della vita detentiva. La sicurezza dentro le carceri resta un tema al centro delle necessità urgenti che coinvolgono istituzioni e sindacati, chiamati a confrontarsi sulle criticità quotidiane e sulle misure per prevenirle.

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