La regione Emilia-romagna sta affrontando una grave carenza di medici di base e del servizio 118. Nei mesi scorsi è stato aperto un bando per reclutare 1.434 professionisti, ma il numero di candidati è risultato nettamente inferiore rispetto alle necessità. La difficoltà di coprire tutte le posizioni aperte rischia di complicare ulteriormente l’assistenza sanitaria, specialmente nelle zone meno popolate.
Il bando per reclutare medici di base e operatori del 118
A fine marzo la regione ha pubblicato un bando rivolto a medici di base e operatori del pronto intervento 118. La richiesta era di 1.434 figure professionali per sopperire a incarichi vacanti in tutta l’Emilia-romagna. Dost have aderito soltanto 349 medici, una cifra lontana dai numeri necessari per coprire tutte le poste.
Il dato è stato riportato dal Corriere di Bologna e mette in evidenza la portata della crisi. La carenza è in particolare acuta nei piccoli centri, dove la presenza di medici è già da tempo ridotta. Non tutti i candidati che si presentano ai bandi accettano poi l’incarico, questo significa che il numero effettivo di professionisti che entrerà in servizio sarà probabilmente più basso di quello delle adesioni.
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Le province più colpite per i posti vacanti dei medici di base
Tra le province emiliane quella con il maggiore fabbisogno è Modena, con 267 medici di base da reclutare. Bologna segue da vicino con 247 posti scoperti. Reggio Emilia conta 209 posizioni aperte, seguita da Parma con 145 e Piacenza con 113. Questi numeri emergono dal bando pubblicato a marzo e testimoniano le difficoltà a trovare nuovi medici per sostituire chi è andato in pensione o ha lasciato l’incarico.
A questi dati si aggiunge la situazione più critica relativa ai medici del 118. Nella Romagna mancano ben 51 professionisti per garantire la copertura del servizio di emergenza sanitaria. Anche in questo caso, il bando ha mostrato una risposta insufficiente rispetto alle esigenze operative dei servizi di emergenza in regione.
Le strategie delle aziende Usl per coprire i vuoti
Le aziende Usl della regione stanno cercando di gestire la situazione in modo da non lasciare nessun paziente senza assistenza. Per questo la previsione è di ricorrere a incarichi a tempo determinato nel caso in cui non si riesca a trovare medici che accettino un incarico stabile tramite concorso.
Questi incarichi temporanei dovrebbero tamponare le lacune nei territori più scoperti, anche se questa soluzione è considerata complicata in relazione alla reale disponibilità di medici che vogliono lavorare in questi ruoli, soprattutto nelle aree meno attrattive.
L’assessore alla sanità emiliano-romagnolo, Massimo Fabi ha spiegato che i numeri attuali rappresentano solo una parte della procedura e non vanno considerati il risultato definitivo delle assegnazioni. Le fasi successive potrebbero portare a maggiori aperture, ma la situazione rimane tesa e difficile da risolvere nel breve periodo.
Le prospettive per il prossimo futuro
La regione attende una valutazione più precisa della situazione entro la fine di questo mese. I dati ufficiali sulle coperture degli incarichi vacanti saranno aggiornati a partire dai risultati delle assegnazioni e dalle accettazioni da parte dei candidati.
Intanto rimane l’incognita su quanti medici riusciranno a iniziare il servizio effettivamente, soprattutto nei piccoli centri dove la carenza si fa sentire maggiormente. Le difficoltà nel reclutamento mettono in luce un problema diffuso che interessa anche altre parti d’Italia, dove la mancanza di personale sanitario in alcune branche è diventata un tema centrale per la gestione della sanità pubblica.
Le misure messe in campo dalla regione e dalle aziende Usl saranno decisive per limitare disagi e garantire assistenza ai cittadini nel corso dei prossimi mesi.