Negli ultimi anni i social network hanno rivoluzionato la vita di molte famiglie. Sempre più genitori condividono immagini e video dei propri figli con migliaia di follower, una pratica nota con il termine inglese “sharenting”. In questo contesto si inserisce la critica netta di Elena Santarelli, attrice e showgirl, che ha espresso pubblicamente la sua posizione contraria a questo fenomeno, puntando il dito soprattutto contro la mercificazione dell’immagine dei bambini a fini commerciali. La riflessione di Santarelli offre uno spunto importante sul rispetto della privacy minorile nell’era digitale.
Il fenomeno dello sharenting e le sue implicazioni sulla vita dei bambini
Lo sharenting consiste nella condivisione massiccia dei contenuti che riguardano i figli minori, pubblicati dai genitori sui social network. Questa tendenza è aumentata con la crescita degli influencer e mamme “social” che spesso usano l’immagine dei propri figli per costruire contenuti e monetizzare la propria popolarità. Tra le immagini più diffuse ci sono foto e video dei bambini coinvolti nella promozione di prodotti commerciali, in particolare articoli per l’infanzia o cosmetici.
Elena Santarelli ha voluto mettere in luce che la pratica può trasformare i bambini in meri strumenti pubblicitari, sottraendo loro la possibilità di vivere l’infanzia in maniera libera e spontanea. Lancia un monito preciso: “l’infanzia va preservata, non strumentalizzata”, e questo implica che i genitori abbiano il dovere di tutelare i propri figli e non sfruttarli per guadagni immediati.
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L’impatto sui bambini e la mercificazione
La condivisione continua di immagini può compromettere la spontaneità e la privacy dei minori, esponendoli a dinamiche commerciali e sociali che potrebbero avere ripercussioni sul loro sviluppo futuro.
La posizione di elena santarelli e il suo impegno per la privacy dei figli
Santarelli, madre di due figli, Giacomo e Greta Lucia, si è sempre mostrata molto riservata riguardo la vita privata della sua famiglia. Nel suo lungo sfogo ha espresso disagio davanti a contenuti dove i bambini appaiono coinvolti in campagne pubblicitarie per prodotti legati alla cura della pelle, sottolineando che questi video “non le risultano affatto divertenti ma piuttosto preoccupanti”.
Ha rimarcato il ruolo difficile ma fondamentale dei genitori, che devono educare i figli e permettere loro di vivere momenti tipici dell’infanzia lontano da telecamere e riflettori. Per Santarelli “i bambini devono fare i bambini”, frase che racchiude tutta la sua convinzione sul rispetto dei tempi e delle esperienze giovanili. La sua decisione di non mostrare sua figlia sui social, anche sapendo che potrebbe guadagnare di più, riflette la priorità che dà alla protezione della sfera privata della famiglia.
Gestire la privacy in famiglia
La scelta di mantenere riservate le immagini familiari diventa una dichiarazione di valori e di tutela del diritto all’infanzia libera dall’esposizione mediatica.
Potenziali conseguenze legali dello sharenting e tutela dei minori
Nel suo intervento Santarelli ha fatto una previsione che riguarda le possibili ripercussioni legali legate allo sharenting. Ha suggerito che in futuro numerosi bambini potrebbero scegliere di agire in tribunale contro i propri genitori per la diffusione eccessiva di immagini personali, magari ottenendo un risarcimento. La dichiarazione pone l’accento su un tema controverso ovvero la responsabilità legale dei genitori nell’era digitale e i diritti dei minori sulla propria immagine.
Il tema della tutela legale si sta facendo strada nel dibattito pubblico e giuridico. Alcuni Paesi hanno già avviato percorsi legislativi per limitare la diffusione non autorizzata di dati e immagini di minori, riconoscendo anche il diritto alla cancellazione online del materiale caricato dai genitori. Nella pratica questo porta a interrogarsi su quali limiti debbano essere imposti a chi gestisce profili social di minori analogamente al rispetto della loro autonomia futura.
Aspetti giuridici e normativa
Il diritto alla privacy dei minori è sempre più tutelato dalla legge, e la responsabilità genitoriale digitale si definisce con strumenti legislativi via via più stringenti.
Una scelta familiare che riflette valori e priorità
La decisione di Elena Santarelli riguarda innanzitutto la volontà di offrire ai suoi figli un’infanzia protetta da strumenti digitali e un’esposizione mediatica ridotta. Nel contesto attuale, in cui è facile essere esposti a milioni di persone tramite una foto o un video, scegliere di non apparire sui social non è semplice. Il messaggio di Santarelli mette in discussione il compromesso spesso accettato da influencer e genitori che, per guadagni o per notorietà, scelgono di sacrificare la privacy dei loro figli.
Il racconto della showgirl fornisce un esempio di come alcune famiglie continuino a considerare valori come la riservatezza e il rispetto della crescita naturale dei bambini. Il tema si lega anche alla riflessione più ampia sul ruolo dei genitori nell’era digitale e sulla necessità di trovare un equilibrio tra la vita online e quella reale dei ragazzi, a tutela del loro benessere e dei loro diritti.