La questione dell’impianto per il trattamento dei rifiuti che Edison vuole realizzare nella zona industriale zipa di Jesi, ad Ancona, ha acceso un dibattito acceso in città e in regione. L’intervento deve tenere conto di molti aspetti, tra cui la sicurezza, l’impatto ambientale e il coinvolgimento della comunità locale. Le posizioni politiche e le preoccupazioni espresse negli ultimi giorni mostrano quanto questo tema tocchi da vicino cittadini e istituzioni.
Le preoccupazioni sulla vicinanza dell’impianto a zone sensibili
Il punto che desta maggiore apprensione riguarda la prossimità dell’impianto a edifici e luoghi sensibili. Nella zona industriale zipa si trovano infatti aziende, diverse abitazioni e perfino una mensa scolastica. Questa concentrazione, secondo la consigliera regionale Mirella Battistoni di Fratelli d’Italia, solleva rischi concreti per la sicurezza pubblica. L’eventuale presenza di sostanze pericolose come quelle trattate in un impianto di rifiuti speciali accende i timori su possibili incidenti o contaminazioni.
Le tensioni aumentano perché l’area è frequentata da un numero significativo di persone, inclusi studenti. La vicinanza di una mensa scolastica fa sì che ogni ipotesi di incidente chimico venga percepita con ancora più allarme. Battistoni ha sottolineato la necessità di considerare con attenzione questi elementi per proteggere la salute della comunità. In definitiva, la preoccupazione riguarda un potenziale rischio diretto e indiretto che dovrebbe essere valutato da enti competenti prima di procedere oltre.
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La richiesta di attivare la direttiva seveso ii e il ruolo del comitato tecnico regionale
Fratelli d’Italia ha messo nero su bianco la volontà di vedere applicata la Direttiva Seveso II nell’iter autorizzativo di questo impianto. La normativa riguarda la prevenzione di incidenti rilevanti con sostanze pericolose e la gestione della sicurezza nei siti industriali. La consigliera Battistoni ha reso noto come sia stata presentata una mozione in consiglio regionale, approvata all’unanimità, per inserire obbligatoriamente il Comitato tecnico regionale nel controllo dell’intero procedimento.
Il Comitato tecnico regionale deve valutare con competenza e rigore ogni aspetto tecnico e ambientale dell’impianto, sia per i rifiuti speciali che per quelli non speciali. Il coinvolgimento di questo organismo si pone come garanzia che non si lascino zone d’ombra nella valutazione dei rischi. La mozione supera la fase di mera consultazione pubblica e punta a un approfondimento necessario attraverso esperti del settore, in modo da tutelare l’interesse pubblico.
La richiesta evidenzia un problema che da tempo si presenta nei cantieri simili: la pressione dei cittadini e delle istituzioni sull’accesso alle informazioni tecniche e sui livelli di sicurezza da garantire. Mettere in campo la Direttiva Seveso e il comitato tecnico significa aumentare la trasparenza e il controllo, soprattutto su un impianto chiamato a gestire sostanze potenzialmente nocive.
Opportunità di lavoro e sviluppo, ma con necessità di maggiore informazione
Non mancano aspetti che potrebbero portare effetti positivi al territorio con l’arrivo dell’impianto. Fratelli d’Italia accenna al fatto che la realizzazione dell’opera potrebbe creare nuovi posti di lavoro nella zona industriale zipa di Jesi, contribuendo a uno sviluppo economico locale. Questo genere di investimenti, soprattutto se ben gestiti, offre una chance concreta di rilancio per aree con forti presenze industriali.
Eppure, la strada per arrivare a un’intesa non può ignorare la necessità di una comunicazione corretta, completa e professionale. La consultazione pubblica organizzata dal Comune di Jesi tra il 29 maggio e l’8 giugno è stata giudicata insufficiente da più parti. Secondo Battistoni non si possono lasciare ai cittadini solo pochi giorni con informazioni limitate su un tema così tecnico e delicato.
Questo porta a una richiesta di sospensione dell’iter autorizzativo fino al momento in cui non arriveranno pareri ufficiali da parte del Comitato tecnico regionale. La condizione posta è che siano escluse tutte le minacce per la salute pubblica e l’ambiente. Solo così si potrebbe procedere senza alimentare conflitti sociali o dubbi sul futuro dell’area.
Sul territorio di Jesi, dunque, il progetto Edison si trova in una fase in cui i fattori di rischio, le esigenze economiche e i dubbi della cittadinanza si intrecciano in modo complesso. La gestione di questa situazione sarà fondamentale per decidere se e come realizzare un impianto necessario ma controverso.