Economia circolare e risparmio idrico in agricoltura: il riciclo degli scarti del biogas per concimi e irrigazione

Economia circolare e risparmio idrico in agricoltura: il riciclo degli scarti del biogas per concimi e irrigazione

Il progetto Biosos di Enea e università di Camerino trasforma scarti di biogas, letame bovino e trota iridea in fertilizzanti naturali e acqua riutilizzabile, riducendo l’uso di chimici e il consumo idrico in agricoltura.
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Una ricerca italiana ha sviluppato una tecnologia per trasformare scarti di biogas in fertilizzanti naturali e acqua riutilizzabile, contribuendo al risparmio idrico e alla riduzione dei fertilizzanti chimici in agricoltura. - Gaeta.it

Il riciclo degli scarti del biogas si conferma una soluzione concreta per agricoltura e ambiente. Una ricerca italiana ha sviluppato un metodo per trasformare i residui di letame bovino e carcasse di trota iridea in fertilizzanti e acqua da riutilizzare nei campi. Questo processo recupera nutrienti essenziali e acqua, con ricadute pratiche sul risparmio idrico e sulla riduzione dei fertilizzanti chimici, una priorità che arriva anche dalle politiche europee.

Il progetto Biosos: sviluppare fertilizzanti e acqua da scarti agricoli

Il progetto Biosos, coordinato dall’università di Camerino e con il contributo dell’Enea, punta a un uso sostenibile del digestato che deriva dal trattamento del letame e dagli scarti di allevamento, come le carcasse di trota iridea. Il digestato è un residuo solido e liquido che spesso rappresenta un problema per smaltimento e inquinamento. Nel progetto è stata messa a punto una tecnologia di filtrazione che separa la frazione liquida del digestato, estraendo nutrienti importanti come azoto, fosforo e potassio. Questi elementi vengono recuperati come fertilizzanti naturali, riducendo la necessità di prodotti chimici. In contemporanea, si recupera anche una significativa quantità di acqua, fino all’80% del totale, preziosa per irrigazione e per la stessa fase di biogasificazione.

Il progetto risponde a una duplice esigenza: tutelare le risorse idriche e agire contro l’inquinamento da fertilizzanti di sintesi. Questa tecnologia nasce da esperienze già consolidate in altri ambiti, come la separazione di proteine dai reflui dell’industria di trasformazione del latte o il recupero di composti da acque di vegetazione dell’olivo. La sicurezza microbiologica del processo garantisce poi che i prodotti ottenuti non creino rischi per l’agricoltura e la catena alimentare. Sul piano numerico, si tenga conto che il volume di digestato prodotto in Europa ha raggiunto 31 milioni di tonnellate nel 2022 e si prevede un aumento forte entro il 2030. L’Italia contribuisce con circa il 10% di questa massa.

Tecniche di filtrazione e applicazioni pratiche in agricoltura

Il sistema di filtrazione usato ha radici in tecnologie capaci di trattare liquidi complessi per estrarne componenti preziosi. L’innovazione principale riguarda la frazione liquida del digestato, che non veniva valorizzata in modo efficiente fino a oggi. I ricercatori hanno insistito sulla possibilità di separare in modo efficace acqua e nutrienti per poi reimmetterli nell’ambiente agricolo sotto forma di risorse utili.

Il procedimento consente la raccolta e la produzione di fertilizzanti a base di nutrienti fondamentali per le colture, azoto in primo luogo, ma anche fosforo e potassio. In più, l’acqua recuperata ha un doppio uso: serve per diluire i concimi e per fornire irrigazione al terreno, diminuendo la dipendenza da fonti idriche esterne. Il sistema lavora anche sotto il profilo microbiologico, assicurando che i trattamenti rendano i prodotti sicuri per la salute umana e per l’ambiente. Si tratta anche di un’evoluzione importante in agricoltura visto l’aumento delle crisi idriche causate dal cambiamento climatico e la necessitá di limitare l’uso di fertilizzanti di sintesi.

Impatti sul risparmio idrico e sulle politiche europee per l’agricoltura

Questa tecnica si colloca in un contesto di crescente attenzione al risparmio dell’acqua in agricoltura, settore pesantemente colpito da siccità e stress idrico soprattutto nel sud Europa. La possibilità di recuperare fino all’80% dell’acqua dal digestato rappresenta un contributo concreto a mitigare questi problemi. Gli agricoltori potranno ridurre i consumi idrici affidandosi a una risorsa che fino a poco fa veniva considerata solo un rifiuto. L’acqua, reintrodotta nel ciclo produttivo, aiuta anche a limitare il prelievo da falde e corsi superficiali.

Dal punto di vista normativo e politico, l’intervento si inserisce nella strategia europea Farm to Fork, che ha tra i suoi obiettivi la diminuzione progressiva dell’uso di fertilizzanti chimici del 20% entro il 2030. La produzione di fertilizzanti naturali ricavati da scarti di allevamento potrebbe alleggerire così la pressione ambientale e i costi associati all’importazione e all’uso di sostanze di sintesi. Gian Paolo Leone, responsabile per Enea del progetto Biosos, ha sottolineato proprio questo aspetto, indicando nel riuso dei liquidi del digestato “un passo avanti verso pratiche agricole più sostenibili sul lungo termine.”

Un modello per il futuro dell’agricoltura europea

L’applicazione di questa tecnologia arriva in un momento di crescita dei volumi di digestato legati alle produzioni di biogas, che si stima raggiungeranno i 75 milioni di tonnellate in tutta Europa tra pochi anni. Ciò rende il ricorso a nuove soluzioni per il trattamento e la valorizzazione di questi residui particolarmente urgente. La sperimentazione condotta dall’Enea e dall’università di Camerino offre un modello da replicare e adattare nelle tante realtà agricole italiane ed europee, dove la combinazione tra economia circolare e tutela ambientale è ormai necessaria.

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