è morto sebastião salgado il fotografo franco-brasiliano noto per le immagini di guerra e la foresta amazzonica

è morto sebastião salgado il fotografo franco-brasiliano noto per le immagini di guerra e la foresta amazzonica

Il fotografo franco-brasiliano Sebastião Salgado, noto per i suoi reportage in bianco e nero su guerre, migrazioni e natura come la foresta amazzonica, è morto a Parigi all’età di 81 anni.
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Il fotografo franco-brasiliano Sebastião Salgado, noto per i suoi intensi reportage in bianco e nero su guerre, migrazioni e natura, è morto a Parigi a 81 anni. La sua opera, riconosciuta a livello mondiale, ha lasciato un'impronta indelebile nella fotografia documentaria. - Gaeta.it

Il fotografo franco-brasiliano Sebastião Salgado si è spento a Parigi all’età di 81 anni. Salgado era celebre per le sue fotografie in bianco e nero che raccontavano guerre, crisi umanitarie, e paesaggi naturali di grande impatto, come la foresta amazzonica. L’Accademia delle belle arti francese, di cui faceva parte, ha dato l’annuncio del suo decesso venerdì 23 maggio 2025.

La vita di sebastião salgado e il suo passaggio all’universo della fotografia

Sebastião Salgado nasce l’8 febbraio 1944 ad Aimorés, nello stato brasiliano di Minas Gerais. Compie studi in economia e statistica, che lo porteranno a una prima esperienza lavorativa nella pubblica amministrazione brasiliana. Per qualche tempo collabora anche con la International Coffee Organization, prima di cambiare radicalmente direzione: nel 1973 decide di dedicarsi alla fotografia.

La sua prima collaborazione importante è con l’agenzia Gamma. Dal 1979 si trasferisce alla Magnum Photos, una delle agenzie di fotografia più prestigiose al mondo. Qui matura il proprio stile e impegno, lavorando su reportage che mettono al centro le condizioni umane, dalle zone di guerra alle grandi crisi sociali. Nel corso della sua carriera riceve numerosi riconoscimenti, tra cui il premio Eugene W. Smith per la fotografia umanitaria nel 1982, il premio Erich Salomon nel 1988, e la medaglia d’oro della Royal Photographic Society nel 1994. Questi premi attestano il valore e la portata del suo lavoro.

Un racconto per immagini delle sofferenze e della natura umana

Le fotografie di Salgado affrontano temi complessi e spesso violenti. Tra i suoi lavori più noti c’è ‘Sahel: l’homme en détresse’ del 1986, un reportage sulle conseguenze della siccità nel Sahel. Nello stesso anno pubblica ‘Other Americas’, mentre nel 1990 esce ‘An uncertain grace’. Rappresentano tappe del suo impegno sul piano sociale e culturale, immagini capaci di testimoniare povertà, disuguaglianze, e conflitti.

Il suo progetto ‘Workers’, del 1993, propone un grande affresco sul lavoro umano nel mondo. Nel 1997 realizza ‘Terra’, reportage dedicato al movimento braccianti brasiliani Sem Terra. Queste opere denunciano la distanza crescente tra ricchezza e povertà esistenti nei diversi paesi. Il bianco e nero è scelto da Salgado per enfatizzare contrasti ed emozioni, richiamando la tradizione di fotografi come Lewis Wickes Hine ed Eugene W. Smith. La composizione equilibrata e classica delle immagini sottolinea il rigore del suo lavoro.

Il distacco da magnum e la creazione di amazonas images

Dopo più di un decennio con Magnum Photos, nel 1994 Salgado lascia l’agenzia e decide di fondare a Parigi Amazonas Images. Questa nuova agenzia nasce per gestire e distribuire in modo autonomo il suo lavoro fotografico, ma anche per promuovere le campagne legate ai suoi progetti. La scelta riflette il desiderio di mantenere il controllo su come venivano diffuse e utilizzate le sue immagini, in particolare per iniziative legate a cause sociali.

Il progetto che Salgado ha avviato nel 1994 e su cui si concentra maggiormente dopo ‘Terra’ riguarda il tema dell’emigrazione. Attraverso fotografie dall’elevato impatto emozionale, racconta storie di persone costrette a lasciare la propria terra in cerca di condizioni migliori o di sicurezza. Questo lavoro fotografa realtà spesso ignorate dai media tradizionali, con l’intento di far emergere situazioni di grande sofferenza e complessità.

L’eredità artistica e il ricordo della comunità artistica

L’Accademia delle belle arti francese, che lo aveva accolto tra i suoi membri a partire dal 2016, ha sottolineato l’impatto del lavoro di Salgado definendolo “grande testimone della condizione umana e dello stato del pianeta”. Laurent Petitgirard, segretario perpetuo dell’Accademia, ha espresso il dolore dei membri per la perdita di un artista che ha saputo raccontare con rigore e sentimento alcune delle pagine più difficili del nostro tempo.

Salgado lascia una testimonianza visiva unica, capace di far riflettere sul rapporto tra uomo e natura, guerra, lavoro e migrazioni. Le sue immagini continuano a essere esposte nei musei e nelle gallerie di tutto il mondo, mantenendo viva la sua missione umanitaria. La scomparsa a Parigi segna la fine di una carriera che ha influenzato profondamente la fotografia documentaria contemporanea.

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