La missione della nave Life Support di Emergency ha portato al recupero di due corpi senza vita in acque internazionali vicino alla Libia, durante un intervento iniziato dopo la segnalazione di Sea-Watch. Il ritrovamento si colloca all’interno di una vasta zona di ricerca e soccorso , teatro ormai frequente di tragedie legate ai flussi migratori. Le autorità italiane si preparano ad accogliere le salme ad Augusta, mentre restano molte domande sulle circostanze della morte e sul destino degli altri corpi avvistati ma ancora non recuperati.
Il recupero dei corpi e le prime segnalazioni di sea-watch
Il pomeriggio di ieri ha visto l’intervento della Life Support, la nave di Emergency impegnata nelle operazioni di salvataggio e recupero in mare Mediterraneo. L’equipaggio ha individuato e recuperato due cadaveri alla deriva in una porzione di mare al di fuori delle acque territoriali libiche, ma all’interno della zona Sar designata per le operazioni di ricerca e soccorso. L’allarme era stato lanciato pochi giorni prima, giovedì, dall’organizzazione Sea-Watch che con il proprio velivolo Seabird aveva filmato uno dei corpi galleggianti e identificato altri cinque soggetti ancora non recuperati.
Il coordinamento di quest’ultima operazione è stato difficile, anche a causa della distanza e dello stato di decomposizione dei corpi. Questa fase preliminare – com’è comune nei casi di naufragio o incidenti in mare – serve a stabilire l’entità della tragedia e pianificare i successivi passaggi, come il trasporto e le indagini. Sea-Watch ha contribuito con le immagini a documentare la situazione sul campo, guidando così le attività della Life Support.
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Ipotesi su naufragio o incidente in mare e il contesto dei flussi migratori
Anabel Montes Mier, responsabile dei soccorsi a bordo della Life Support, ha sottolineato la difficoltà di dover recuperare corpi invece di salvare vite: “Non sappiamo con certezza cosa sia successo – ha detto – ma esistono diverse possibile spiegazioni. Potrebbe essersi verificato un naufragio di cui nessuno ha dato notizia, oppure che sia stato segnalato ma le autorità non sono intervenute in tempo. Un’ulteriore ipotesi riguarda un’intercettazione da parte della cosiddetta Guardia costiera libica o di altre forze libiche, con persone che si sarebbero gettate in mare per evitare di essere riportate in Libia“.
Sul piano più ampio, la questione si inserisce nella complessa gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo centrale. Secondo Montes Mier, è problematico e inaccettabile affidare il controllo delle migrazioni a governi terzi che commettono violazioni sistematiche ai diritti umani dei migranti. In questo contesto, le tragedie in mare evidenziano l’urgenza di interventi, ma anche le difficoltà legate a una politica migratoria frammentata e spesso delegata ad attori esterni.
Condizioni dei corpi e destinazione delle salme
Le condizioni di decomposizione dei due corpi recuperati hanno impedito di identificarne immediatamente il sesso o dettagli anagrafici importanti. Umberto Marzi, medico a bordo, ha spiegato che probabilmente i corpi sono rimasti in acqua almeno per una settimana. Questo intervallo temporale è ricavato dall’esame dello stato di deterioramento, che offre indicazioni sulla durata dell’esposizione all’ambiente marino.
A causa della delicatezza della situazione, la nave Life Support ha ricevuto l’indicazione di dirigersi verso il porto di Augusta, in Sicilia, dove è previsto l’arrivo delle salme intorno alle 12:00 di domenica 29 giugno. Qui saranno affidate alle autorità locali per il prosieguo delle indagini, le eventuali attività di identificazione e la gestione delle procedure burocratiche legate al recupero delle vittime.
L’episodio pone l’accento sulla drammaticità della situazione in mare e sulle difficoltà che ancora oggi si incontrano nel garantire soccorsi tempestivi e salvaguardare diritti fondamentali in una delle rotte migratorie più pericolose del mondo. La vita nel Mediterraneo centrale resta fragile e la presenza di corpi alla deriva conferma che, nonostante gli sforzi, la morte continua a mietere vittime lontano dalle coste.