La situazione dei 150 lavoratori precari della asl 1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila resta critica. Impiegati tramite cooperative sociali nei ruoli amministrativi e tecnici, rischiano il licenziamento a causa di una mancata internalizzazione nelle strutture sanitarie pubbliche. Il dibattito si concentra sulle responsabilità delle organizzazioni sindacali maggiori e delle istituzioni regionali, ormai sotto accusa per aver ignorato le richieste di stabilizzazione.
Precarietà e ruolo dei lavoratori nella asl 1 abruzzo
Questi 150 dipendenti operano da anni nell’ambito amministrativo e tecnico della asl 1 Abruzzo. Pur svolgendo funzioni interne, non rientrano formalmente nella categoria dei servizi sanitari. Da qui nasce il problema della loro stabilizzazione, perché la formula del lavoro tramite cooperative non garantisce diritti pienamente tutelati o continuità occupazionale.
Società in house come possibile soluzione
Marcello Vivarelli, segretario regionale di Fesica-Confsal, ha spiegato che la loro unica possibilità di salvezza sarebbe stata una società in house, cioè una struttura pubblica gestita direttamente dalla regione o dalla asl aquilana. L’assenza di questa soluzione ha lasciato spazio a un progressivo sgretolamento delle tutele per questi lavoratori, i quali, pur dedicandosi quotidianamente alle attività indispensabili, si ritrovano improvvisamente fuori dal sistema.
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La vicenda evidenzia inoltre una mancanza di mobilitazione sufficiente da parte dei dipendenti stessi. Secondo Vivarelli, la speranza che qualcuno risolvesse la questione “per magia” ha rallentato ogni azione concreta per far valere i diritti di questi lavoratori. Questa attesa ha contribuito a consolidare la precarietà, alimentando un clima di timore e incertezza diffuso tra gli addetti.
Critiche alle sigle sindacali e al mancato intervento politico
Vivarelli ha puntato il dito contro Cgil, Cisl e Uil, accusandole di aver ignorato per anni il problema. Le organizzazioni sindacali maggioritarie, infatti, si sarebbero mostrate scettiche o addirittura contrarie alla proposta di internalizzare i precari tramite una società in house. Solo con la conclusione del concorso pubblico per assistenti amministrativi, lo scorso 12 maggio, i sindacati hanno iniziato a manifestare interesse, ma a quel punto la situazione era già compromessa.
L’esponente sindacale denuncia che questi gruppi abbiano ignorato più volte le proposte di Fesica-Confsal, che invitava a un’azione comune per salvaguardare i posti di lavoro. Secondo Vivarelli, questa assenza di dialogo ha contribuito a spaccare il fronte e a indebolire la lotta per la stabilizzazione. La critica si estende anche alla politica locale e regionale, vista come incapace di mantenere le promesse e di agire proficuamente in favore dei lavoratori.
Tensione e accuse sui social
La tensione sui social e negli incontri pubblici si è concentrata sulla scelta del concorso pubblico come unica soluzione rimasta per l’accesso a contratti a tempo indeterminato. In effetti, le organizzazioni maggiori sostengono che chi non supera la selezione sia fuori, alimentando frustrazione tra gli esclusi e alimentando accuse di tradimento e parzialità.
Analisi del fallimento e scenari futuri per i lavoratori precari
La situazione attuale riflette, in buona parte, un fallimento collettivo che coinvolge più soggetti. Vivarelli riconosce la carenza di risposte concrete da parte della politica, delle istituzioni regionali e delle grandi sigle sindacali. In questo contesto, Fesica-Confsal rimane l’unica voce a sostenere la necessità di una società in house per garantire stabilità a questi lavoratori.
La conclusione del concorso pubblico rappresenta uno spartiacque: chi non ha superato la selezione deve lasciare il posto, rendendo di fatto impossibile un reinserimento senza nuove iniziative. Questa situazione mette a rischio l’occupazione di molti e prefigura un futuro segnato da contratti instabili e da un’ulteriore precarizzazione.
Appello ai lavoratori
Vivarelli ha rivolto un appello ai lavoratori, invitandoli a non riporre fiducia in promesse irrealizzate o in lamentele di facciata. Ha sottolineato il peso delle scelte ignorate e della mancanza di mobilitazione diffusa, ricordando che realizzare cambiamenti richiede impegno concreto e costante. Il tema della tutela del lavoro precario in ambito sanitario rimane aperto, con possibili sviluppi che richiederanno nuove forme di confronto e pressione sui decisori pubblici.