Donna risarcita per caduta su marciapiede a Viterbo ora deve restituire oltre 28mila euro al comune

Donna risarcita per caduta su marciapiede a Viterbo ora deve restituire oltre 28mila euro al comune

a Viterbo la corte d’appello di Roma ribalta la sentenza su una caduta in via Carlo Cattaneo, escludendo la responsabilità del comune e imponendo alla donna la restituzione del risarcimento ricevuto.
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A Viterbo si è conclusa una lunga causa tra una cittadina e il comune per una caduta su un marciapiede danneggiato: dopo un risarcimento iniziale, la corte d’appello ha ribaltato la sentenza, escludendo la responsabilità del comune e obbligando la donna a restituire l'importo ricevuto. - Gaeta.it

Nel cuore di Viterbo si è conclusa una vicenda giudiziaria iniziata quasi nove anni fa, che ha visto contrapporsi una cittadina e il comune per una caduta su un marciapiede danneggiato. Quella che sembrava una pratica chiusa con un risarcimento è tornata al centro dell’attenzione dopo la decisione ribaltata in appello, con conseguenze economiche rilevanti per entrambe le parti coinvolte.

L’incidente di via carlo cattaneo e la causa al comune di viterbo

Era dicembre 2016 quando una donna stava percorrendo via Carlo Cattaneo, a pochi passi da una scuola dell’infanzia, e ha perso l’equilibrio cadendo a terra a causa di un tratto di marciapiede sconnesso. L’incidente ha causato diverse ferite agli arti che hanno richiesto cure mediche. La zona, centralissima a Viterbo, è frequentata quotidianamente da genitori e bambini, e quel marciapiede presentava evidenti segni di usura.

La donna ha deciso di rivolgersi ai tribunali per ottenere un risarcimento dal comune, ritenendolo responsabile della mancata manutenzione del tratto pedonale. L’atto di citazione arrivò nei mesi successivi, aprendo un confronto legale lungo e articolato, che si sarebbe sviluppato negli anni successivi. Il primo grado aveva accolto le sue ragioni grazie alla documentazione fotografica e alle testimonianze raccolte.

La sentenza di primo grado con risarcimento da oltre 22mila euro

Nel gennaio 2023, il tribunale di Viterbo ha emesso una sentenza favorevole alla donna, condannando il comune a un risarcimento di 15mila euro per le lesioni subite. A questa cifra si sommarono circa 7mila euro per interessi e spese legali. La decisione fu accolta come una vittoria, confermando la responsabilità dell’ente pubblico nella gestione del territorio e sottolineando l’importanza della sicurezza nelle aree pedonali, tanto più in prossimità di una scuola.

Il comune era chiamato a versare tale somma ma mostrò subito segnali di dissenso rispetto alla decisione. La cifra, anche se consistente, portava con sé un principio più ampio: la tutela di cittadini e passanti contro rischi legati all’ambiente urbano. Per la donna quella sentenza sembrava chiudere un capitolo doloroso iniziato quasi sette anni prima.

La decisione della corte d’appello e il ribaltamento della causa

Il 27 marzo 2025 la corte d’appello di Roma ha deciso di riesaminare l’intero caso, accogliendo il ricorso del comune con una pronuncia che ha ribaltato la sentenza di primo grado. I giudici della quinta sezione civile hanno respinto completamente la richiesta di risarcimento, riportando tutto all’origine e cancellando le obbligazioni economiche imposte al comune.

Questa sentenza ha stabilito che il comune non fosse responsabile per la caduta avvenuta su quel marciapiede, evidenziando elementi nuovi o valutazioni differenti sui fatti e sulle prove presentate. Lo stato del marciapiede, quindi, non è risultato sufficiente a configurare una colpa diretta dell’ente, secondo i criteri applicati dai giudici d’appello.

Gli effetti economici e la restituzione della somma al comune

Dopo la sentenza di secondo grado, la donna si è trovata costretta a restituire al comune la cifra già ottenuta in risarcimento, assieme agli interessi maturati e alle spese legali sostenute nei due gradi di giudizio. L’operazione si è tradotta in un bonifico da 28.667,08 euro, effettuato direttamente alla tesoreria comunale, che ha provveduto ad inserirlo nel proprio bilancio 2025.

Questa voce di entrata è stata registrata sotto la classificazione contabile “incassi per azioni di rivalsa nei confronti di terzi”. La somma copre quindi l’intero ammontare pagato in precedenza e le ulteriori spese che il comune aveva sostenuto per difendersi in tribunale. È una vicenda che, più che per l’aspetto economico, sottolinea la difficoltà di attribuire responsabilità nei contesti urbani complicati e i rischi legati alla manutenzione delle infrastrutture pubbliche.

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