Donna morta a prato di correggio, fermato ex compagno per omicidio premeditato aggravato

Donna morta a prato di correggio, fermato ex compagno per omicidio premeditato aggravato

Daniela Coman è stata uccisa da Peter Pancaldi a Prato di Correggio; l’uomo ha confessato il femminicidio premeditato motivato da risentimento, mentre le indagini evidenziano dinamiche di violenza domestica e abusi.
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Daniela Coman è stata uccisa a Prato di Correggio dal suo ex compagno Peter Pancaldi, che ha confessato il femminicidio premeditato motivato da risentimenti personali. - Gaeta.it

Daniela Coman, 47 anni, è stata trovata senza vita nell’abitazione del suo ex compagno, Peter Pancaldi, a Prato di Correggio, in provincia di Reggio Emilia. Il delitto si è consumato tra mercoledì e giovedì, dopo che la donna era stata attirata con l’inganno nella casa dell’uomo. Il 45enne è stato fermato e ha confessato il femminicidio. La procura ha coordinato le indagini, chiarendo dettagli e modalità dell’omicidio. Nel racconto emerge una dinamica legata a precedenti attriti e minacce pregresse.

Dinamica del delitto e modalità dell’omicidio

La morte di Daniela Coman si è consumata in casa di Peter Pancaldi. I due erano già separati. Mercoledì mattina, secondo quanto emerso dalle indagini, Daniela ha risposto a una chiamata del 45enne per ritirare alcuni effetti personali che aveva lasciato nella sua abitazione. Quel primo incontro sembrava tranquillo e senza tensioni. La situazione è degenerata però in un secondo incontro, sempre organizzato da Peter Pancaldi con una nuova scusa: recuperare delle foto su un pc e una macchina fotografica. Le immagini, a suo dire, sarebbero state di suo figlio, un ragazzino di 11 anni nato da un precedente matrimonio della donna.

Il momento del delitto

Proprio in questo secondo appuntamento è avvenuto il delitto. Daniela è stata soffocata nell’appartamento dove si era recata. Gli investigatori hanno accertato che l’uomo ha agito con premeditazione: la chiamata per ritirare gli oggetti era un escamotage per attirare la donna. Il sospetto che si tratti di un caso di femminicidio si è consolidato anche dalla confessione di Pancaldi, e il quadro si è completato grazie all’intervento tempestivo delle forze dell’ordine.

La risposta delle forze dell’ordine e le indagini condotte

L’allarme è stato lanciato dopo la mancata presentazione di Daniela alla scuola del figlio, cosa che ha immediatamente preoccupato sua sorella e l’ex marito. I familiari hanno quindi contattato le forze dell’ordine, che si sono mosse con prontezza. Durante la notte tra mercoledì e giovedì, i carabinieri hanno fermato il 45enne Peter Pancaldi, con l’accusa di omicidio premeditato aggravato.

Confessione e motivazioni

Nel corso dell’interrogatorio, durato diverse ore, Pancaldi ha confessato di aver tolto la vita a Daniela. Ha ammesso il delitto spiegando di aver agito spinto da un senso di risentimento: “la donna avrebbe provocato la rottura della sua relazione precedente, lasciandolo solo anche economicamente.” Questa motivazione ha marcato il crimine, mentre emergono dettagli sulla vita personale dell’uomo, che non lavorava e aveva problemi di dipendenza. La procura, guidata dalla pm Valentina Salvi, ha disposto il fermo e ha deciso il carcere per l’uomo presso la casa circondariale di Reggio Emilia.

Contesto sociale e implicazioni del caso

L’episodio di Prato di Correggio si inserisce nel più ampio contesto delle violenze domestiche e femminicidi, fenomeni ancora presenti nel nostro paese. L’omicidio, avvenuto dopo una serie di atti persecutori nei confronti di Daniela, evidenzia le difficoltà di molte donne a sottrarsi a situazioni di pericolo, anche dopo la fine della relazione. La vicenda richiama l’attenzione sulla necessità di interventi più efficaci nelle situazioni di allarme, con un focus sulle vittime più vulnerabili.

Dinamiche disfunzionali e problematiche sociali

Il caso porta in luce la complessità delle relazioni disfunzionali, dove l’abuso di sostanze spesso si intreccia con dinamiche di violenza e controllo. Le indagini condotte dai carabinieri di Reggio Emilia hanno messo in rilievo elementi che fotografano un quadro tragico e drammatico, che lascia aperti interrogativi sulle misure di prevenzione messe in atto. I riflettori restano puntati sulle modalità di tutela delle persone coinvolte in relazioni con esiti potenzialmente letali.

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