Negli ultimi mesi la Casa Bianca è diventata spesso teatro di incontri con protagonisti come Volodymyr Zelenskyj, Emmanuel Macron e Cyril Ramaphosa. Lo studio ovale, simbolo del potere americano, viene utilizzato come un vero e proprio set televisivo dove Donald Trump domina la scena, trasformando questi momenti istituzionali in eventi mediatici. Le apparizioni pubbliche sono spesso accompagnate da messaggi forti, drasticamente distanti dalla realtà oggettiva, che influenzano le relazioni diplomatiche e la percezione internazionale.
Lo studio ovale, tra potere e spettacolo mediatico
Lo studio ovale, situato nell’ala ovest della Casa Bianca, è uno degli ambienti più noti al mondo; molte serie televisive e film lo hanno immortalato come simbolo del potere degli Stati Uniti. Donald Trump ha scelto di sfruttare questa familiarità per costruire la sua immagine, trasformando ogni incontro con leader stranieri in uno spettacolo pubblico. Ospiti accuratamente selezionati e giornalisti scelti con cura sono parte di un dispositivo che conferisce un’apparente solennità agli eventi, ma che nasconde spesso dinamiche ben diverse.
L’agenzia Associated Press, ad esempio, è stata estromessa dagli incontri ufficiali dopo il rifiuto di adottare la terminologia voluta dall’amministrazione per denominare il Golfo del Messico. Questi episodi mostrano quanto controllo Trump voglia esercitare sul racconto degli eventi, indirizzando i briefing in modo da sostenere la sua narrazione.
Leggi anche:
Ogni firma di decreto esecutivo, ogni accoglienza di ospiti e ogni conferenza nello studio ovale seguono un copione in cui Trump si presenta sia come protagonista che come regista. Nel suo modo di agire c’è un chiaro uso delle situazioni di potere per consolidare la propria immagine e mandare messaggi precisi, e lo fa con la stessa determinazione e teatralità mostrata durante la carriera televisiva.
L’incontro con cyril ramaphosa e la questione sudafricana
Il 21 maggio 2025 il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa si è trovato nel cuore di un episodio particolarmente controverso. Durante la sua visita a Washington, Trump ha mostrato un video che denunciava un presunto genocidio contro gli agricoltori bianchi in Sudafrica, una tesi ampiamente contestata e smentita da fonti indipendenti. Il New York Times, ad esempio, ha passato al setaccio il contenuto del video e ha sottolineato le numerose inesattezze e menzogne che vi si trovano.
È vero che in Sudafrica alcuni agricoltori bianchi sono stati uccisi, ma si tratta di vittime di una criminalità diffusa e non di una campagna mirata di genocidio. Il tasso di criminalità colpisce tutte le comunità senza distinzione razziale. Definire la situazione sudafricana come un’apartheid al contrario risulta fuori luogo e privo di fondamento. Ramaphosa, messo di fronte a questa narrazione, non ha potuto difendersi adeguatamente, segnando una frattura nelle relazioni con gli Stati Uniti.
Inoltre, il Sudafrica ha perso ogni sostegno economico e politico significativo da Washington, con pressioni anche da parte di figure come Elon Musk e Peter Thiel, che hanno ruoli importanti sia nei rapporti con l’America sia nella politica interna sudafricana. Questa dinamica ha profonde conseguenze sulle relazioni tra i due Paesi e sulla posizione internazionale di Ramaphosa.
L’umiliazione di volodymyr zelenskyj e la gestione delle relazioni europee
A fine febbraio 2025 un altro leader è stato protagonista di un momento particolarmente teso nello studio ovale. Volodymyr Zelenskyj si è trovato a fare i conti con una umiliazione pubblica, quando Trump gli ha detto che non aveva “le carte in mano”. La frase ha sottolineato la disparità di potere percepita e ha evidenziato la condotta aggressiva del presidente statunitense nei confronti degli interlocutori che considera deboli o svantaggiati.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha gestito diversamente la propria visita qualche mese prima. A differenza degli altri, Macron si è mostrato capace di interagire con Trump mantenendo una posizione più assertiva. Durante l’incontro, Trump ha anche accennato con nostalgia alla cerimonia di Notre Dame, probabilmente per creare un clima più disteso.
Macron ha smentito con decisione alcune dichiarazioni di Trump sulle forniture europee per l’Ucraina. Quando però Trump ha risposto con un secco “Se ti fa piacere crederlo”, ha posto l’ultimo tassello di un confronto diplomatico dove la verità dei fatti viene spesso messa in secondo piano rispetto al gioco di potere e alla costruzione di scenari mediatici.
Il ruolo dello studio ovale nelle dinamiche diplomatiche contemporanee
Lo studio ovale, oggi, appare sempre di più come un palcoscenico dove la diplomazia si intreccia con la comunicazione spettacolare. Il presidente americano sceglie attentamente i momenti, gli interlocutori e le parole per fare della politica estera una serie di eventi pubblici, dove il consenso interno e la gestione dell’immagine hanno un peso rilevante.
Questa strategia sposta l’attenzione dai contenuti concreti delle trattative alle percezioni pubbliche, alimentando conflitti e fraintendimenti. Chi arriva nello studio ovale deve accettare queste regole per poter discutere seriamente, tra teatro e realtà. Nel 2025 questo modo di fare diplomazia rappresenta una sfida per la comunicazione internazionale e le relazioni fra Stati. Gli eventi degli ultimi mesi mostrano quanto sia difficile mantenere un dialogo basato su fatti oggettivi quando la politica si trasforma in un prodotto televisivo sotto il controllo di un presidente come Donald Trump.