Gli Stati Uniti hanno deciso di uscire nuovamente dall’unesco, l’organizzazione delle Nazioni Unite dedicata a istruzione, scienza e cultura. Donald Trump ha fatto sapere che il ritiro nasce da forti critiche verso la leadership dell’ente, accusata di mostrare tendenze ostili agli interessi statunitensi, in particolare su Israele, e di adottare linee guida legate a un’agenda definita “woke”. Questi motivi sono al centro di un riesame durato tre mesi, che ha coinvolto diverse figure dell’amministrazione americana.
Le cause del nuovo ritiro degli stati uniti dall’unesco
A febbraio 2025 la Casa Bianca è partita con una revisione ufficiale del rapporto fra Washington e l’unesco. I funzionari coinvolti hanno messo in discussione molte politiche interne all’organizzazione, accusandola di essere sempre più schierata contro gli Usa. Il dibattito si è concentrato in particolare su tre aspetti: una percepita parzialità pro-palestinese, tendenze favorevoli alla Cina nella governance e una forte spinta verso temi sociali legati a diversità, equità e inclusione, ritenuti dall’amministrazione troppo politicizzati. Secondo quanto riferito da un portavoce della Casa Bianca al New York Post, questi elementi hanno fatto emergere divergenze non più superabili.
Critiche verso la missione e gestione culturale
Le critiche alla missione dell’unesco puntano quindi non solo a questioni diplomatiche ma anche alla gestione culturale e educativa. È la seconda volta che gli Stati Uniti scelgono questa strada dopo il precedente ritiro avvenuto sotto la presidenza Trump nel 2018, quando il governo denunciò posizioni simili. Ora, con il ritorno alla Casa Bianca di Trump, la strategia si ripete confermando una linea politica più rigida verso molte organizzazioni multilaterali.
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Il contesto internazionale e le reazioni internazionali
Il ritiro degli Usa dall’unesco si colloca in uno scenario globale in cui crescono le tensioni tra grandi potenze e organismi multilaterali. L’asse tra Stati Uniti, Israele e altri paesi occidentali si trova spesso in contrasto con posizioni sostenute da nazioni come la Cina e i paesi arabi all’interno di questa agenzia Onu. L’attenzione posta sulle politiche sociali interne dell’unesco fa emergere un nodo assai delicato sulle influenze culturali e ideologiche oggi presenti nelle istituzioni internazionali.
Le tendenze politiche all’interno dell’unesco
Non a caso, il ruolo dell’unesco è sempre più controverso per la politica americana. Molti diplomatici e analisti osservano un aumento delle tendenze politiche dentro l’agenzia, che condizionano scelte in campo educativo e scientifico. Il governo Trump ritiene che questo sviluppo comprometta la neutralità necessaria del’ente e giustifica così il ritiro. Le reazioni internazionali variano da critiche a sostegno, ma si intravvede una spaccatura sempre più netta tra Washington e alcune organizzazioni Onu.
Impatti e conseguenze sulla collaborazione culturale e scientifica
L’abbandono degli Stati Uniti all’unesco rischia di rallentare o modificare programmi di cooperazione culturale e scientifica molto importanti a livello globale. L’organizzazione svolge infatti un lavoro chiave nel promuovere scambi internazionali nel campo dell’educazione, della tutela del patrimonio e dell’innovazione scientifica. La mancanza di una partecipazione diretta degli Usa potrà limitare i contributi finanziari e l’influenza americana su decisioni strategiche.
Conseguenze e forme di collaborazione alternative
Tuttavia, l’uscita non preclude completamente ogni forma di collaborazione: gli Usa possono comunque mantenere rapporti bilaterali o partecipare a progetti specifici anche fuori dal quadro ufficiale dell’unesco. Il ritorno a una linea politica più indipendente riflette una scelta di controllo nelle dinamiche internazionali da parte degli Stati Uniti, in particolare sulle questioni culturali e ideologiche. Questo cambiamento avrà ripercussioni concrete sull’attività delle istituzioni coinvolte e sul lavoro sul campo in diversi paesi.
Lo scenario rimane aperto, con possibili sviluppi nel dialogo tra Washington e le altre nazioni impegnate nell’ambito dell’unesco durante i prossimi mesi.