Don rito maresca celebra il corpos domini con la casula palestinese a mortora e parla di gaza

Don rito maresca celebra il corpos domini con la casula palestinese a mortora e parla di gaza

don rito maresca indossa una casula con i colori della bandiera palestinese durante la messa del corpos domini a mortora, lanciando un messaggio di solidarietà e denuncia sulla sofferenza a gaza.
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Don Rito Maresca ha indossato una casula con i colori della bandiera palestinese durante la messa del Corpus Domini a Mortora, lanciando un forte messaggio di solidarietà e denuncia sulla tragedia di Gaza. - Gaeta.it

La scelta di don rito maresca di indossare una casula con i colori della bandiera palestinese durante la messa del corpos domini a mortora ha attirato l’attenzione non solo dei fedeli, ma anche della stampa locale. Un gesto carico di significato che ha voluto sensibilizzare sulla situazione di gaza, con parole dirette e senza mezzi termini.

La celebrazione del corpos domini a mortora con un simbolo di pace e denuncia

Il 2025 ha visto a mortora, frazione di piano di sorrento, un momento di liturgia diverso dal solito. Durante la messa del corpos domini, don rito maresca ha deciso di indossare una casula con i quattro colori della bandiera palestinese: rosso, verde, nero e bianco. Questo abito liturgico, tradizionalmente utilizzato per sottolineare l’importanza della celebrazione, ha assunto un significato politico e sociale evidente. Il gesto è stato immediatamente notato dai presenti in chiesa e in breve tempo si è diffuso anche alla stampa locale, suscitando commenti e riflessioni. Scegliendo questa casula, don maresca ha voluto lanciare un messaggio chiaro: la fede non può essere indifferente di fronte alle sofferenze del mondo.

L’omelia che ha accompagnato un gesto carico di significato

L’omelia di don rito maresca, durante la celebrazione, ha avuto un tono deciso e coinvolgente. Riferendosi al rito cristiano del pane spezzato del corpos domini, ha collegato il momento di adorazione con la tragedia che si consuma a gaza. “Mentre noi adoriamo il pane spezzato — ha detto don maresca, come riportato dal mattino — a gaza si spezzano corpi innocenti. E non possiamo far finta di non vedere”. Queste parole hanno colpito l’assemblea, invitando a una riflessione profonda sul dolore e sulle ingiustizie che spesso rimangono lontane dai riflettori. L’omelia è diventata un momento di denuncia diretta che ha aggiunto peso al gesto simbolico della casula palestinese.

Reazioni nella comunità di mortora e oltre

Il gesto di don maresca ha scatenato reazioni diverse tra i fedeli e nella comunità locale. Alcuni hanno apprezzato il coraggio di portare in chiesa un segno visibile di solidarietà, sottolineando quanto anche la religione possa farsi voce delle sofferenze altrui. Altri si sono mostrati più cauti, chiedendosi se un simbolo politico trovasse spazio in un contesto prettamente religioso. Tuttavia il dibattito ha contribuito a rendere la questione di gaza più vicina anche ai territori del sud Italia, e a far emergere temi normalmente trattati dai media con maggiore distacco. Non a caso la notizia ha varcato i confini di piano di sorrento diventando un caso di cronaca mediatica. Resta il fatto che don maresca ha scelto di portare in parrocchia un’immagine forte, capace di scuotere le coscienze.

Il significato della casula palestinese nel contesto religioso e sociale

La casula, elemento fondamentale dell’abbigliamento liturgico, assume spesso colori legati alle stagioni o alle feste religiose. Quella scelta da don rito maresca è invece un simbolo carico di significati a carattere politico e sociale. I colori rosso, verde, nero e bianco rappresentano la bandiera palestinese e, con essa, il popolo che vive in una delle zone più difficili del pianeta. Portare un simile simbolo durante una celebrazione così importante come il corpos domini mette in luce la volontà di far dialogare la fede con le problematiche terrene, senza separarli in ambiti distinti. Un invito a non dimenticare quelle sofferenze mentre si pregano valori di pace, giustizia e fratellanza. Il gesto non ha solo un valore simbolico, ma si inserisce in un dibattito più ampio sulle responsabilità delle comunità religiose dinanzi a conflitti e tragedie umanitarie.

Il corpo spezzato di gaza: un richiamo urgente dalla liturgia

Le parole di don maresca sull’adorazione del pane spezzato, paragonata alla sofferenza di chi vive a gaza, colpiscono per la loro immediatezza. In effetti, durante la celebrazione del corpos domini, i cristiani riconoscono nel pane spezzato la presenza di cristo, un segno di comunione e sacrificio. Mettere accanto a questo simbolo la realtà di corpi innocenti spezzati dalle guerre richiama la contraddizione tra fede e violenza, pace e distruzione. È una presa di posizione che sfida a guardare oltre la ritualità, a non restare distanti davanti alle devastazioni. Gaza rimane al centro di un conflitto che provoca vittime civili e le sue immagini non sempre arrivano alla coscienza collettiva. Questo richiamo fa tornare d’attualità la domanda su come la fede possa incidere concretamente nel mondo, senza restare chiusa dentro le mura della chiesa.

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