Il 2021 ha segnato un punto importante per la città di verona con l’elezione di don carlo vinco a garante dei diritti delle persone private della libertà personale. Con un passato da parroco a san luca e una lunga esperienza a contatto con le fasce più fragili della società, don carlo ha portato una nuova prospettiva all’interno della casa circondariale di montorio. Questa figura, unica nel suo genere, monitora e tutela i diritti di chi vive l’esperienza del carcere, un ambiente segnato da sovraffollamento e tensioni. Nel 2024, la visita di papa francesco ha riacceso i riflettori sulle difficoltà del penitenziario, ma anche sull’umanità che si cela dietro le sbarre.
La nomina di don carlo vinco garante dei detenuti a verona
Nel giugno 2021 il comune di verona ha scelto di affidare il ruolo di garante dei diritti delle persone private della libertà personale a don carlo vinco, un sacerdote noto per il suo impegno con i senzatetto, i rom e soprattutto con chi soffre per aids e dipendenze. La nomina è arrivata dopo la rinuncia del precedente garante e rappresenta una soluzione non convenzionale per una città con un unico istituto penitenziario: la casa circondariale di montorio.
Don carlo si è trovato a ricoprire un incarico che di norma dura quanto il mandato del consiglio comunale, ma a verona ha continuato a servire nonostante il cambio di giunta e colore politico. La sua presenza è riconosciuta e apprezzata da più parti, anche per il modo con cui ha saputo intercettare e segnalare le contraddizioni e le fragilità dell’istituto carcerario. Il garante porta avanti un lavoro di osservazione continua e denuncia le criticità in modo puntuale, con l’obiettivo di tutelare i detenuti e migliorare le condizioni della struttura.
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Il sovraffollamento dentro la casa circondariale di montorio
La casa circondariale di montorio, progettata per accogliere poco più di 300 persone, oggi ospita più del doppio dei detenuti previsti. Don carlo vinco ricorda come all’inizio del suo mandato si contassero circa 400 presenze, numero già oltre la capienza, mentre oggi si superano abbondantemente i 600. Il livello di sovraffollamento influisce sulle condizioni di vita dentro il carcere e ha ricadute serie, come dimostrano i ripetuti casi di suicidio che hanno colpito l’istituto.
Il profilo dei detenuti è cambiato nel tempo: aumenta la presenza di giovani, spesso tra i 18 e i 21 anni, con una significativa quota di stranieri. Questo fenomeno è legato soprattutto ai reati di spaccio, piccoli furti e resistenza a pubblico ufficiale. Montorio è così diventata la struttura del veneto con il maggior numero di detenuti di origine straniera. Questi cambiamenti richiedono nuovi approcci da parte degli operatori e un’attenzione particolare al rischio di isolamento e difficoltà sociali dei giovani reclusi.
Il rapporto con la comunità e la diocesi di verona
Don carlo vinco sottolinea l’importanza dei legami fra carcere e territorio. A verona questo rapporto si traduce in una collaborazione stabile con la diocesi, che svolge un ruolo attivo attraverso la cappellania del carcere. Due diaconi, alcune suore e numerosi volontari animano le attività spirituali e di sostegno per i detenuti.
In questi giorni di maggio 2024 si è celebrato il giubileo dei detenuti organizzato dalla diocesi, con una messa presieduta dal vescovo all’interno del carcere e momenti di catechesi e preghiera. Questa iniziativa porta un messaggio di speranza e di attenzione verso chi vive la privazione della libertà, rafforzando il senso di comunità e di inclusione, anche dentro un luogo difficile come la casa circondariale di montorio.
La visita di papa francesco e il suo impatto sui detenuti
Il 2024 ha visto un evento significativo per la casa circondariale di montorio: la visita di papa francesco, avvenuta nel maggio dello stesso anno. Don carlo ricorda con emozione quel giorno, definendolo un “momento esemplare” di accoglienza e vicinanza. Il papa ha trascorso tempo con i detenuti, ascoltandoli e abbracciandoli senza sottrarsi ad alcun incontro. La sua presenza ha evidenziato con chiarezza il dramma dei suicidi in carcere, un tema difficile ma fondamentale da affrontare.
La visita di papa francesco ha rappresentato un segnale forte verso chi vive dietro le sbarre, mostrando che non sono dimenticati. Le parole del pontefice hanno portato conforto, invitando a non abbandonare la speranza anche in situazioni molto dure. L’attenzione del pontefice ha rilanciato la necessità di interventi che migliorino le condizioni materiali e umane nei penitenziari italiani.
La vita di garante e sacerdote tra umanità e sfide quotidiane
Don carlo vinco racconta anche degli aspetti più personali e umani del suo doppio ruolo. Essere sacerdote e garante è impegnativo ma soprattutto emozionante. La sua esperienza gli ha insegnato che dentro il carcere possono emergere lati profondi e inattesi della natura umana. Accogliere i detenuti significa riconoscere le loro colpe ma senza rinunciare a vederne la sensibilità, la sofferenza e la voglia di riscatto.
Questa “lezione di vita” segna profondamente chi opera nel carcere, rinnovando ogni giorno la convinzione che il carcere non è solo punizione ma anche un luogo dove può germogliare umanità, nonostante tutto. Don carlo dedica molto tempo a sostenere questa dimensione, convinto che senza una risposta umana il carcere diventa solo un contenitore di disperazione. La sua esperienza a verona testimonia la complessità e la realtà quotidiana di un carcere in continua trasformazione e mette in luce l’importanza di figure come il garante per tenere vive le attenzioni sui diritti fondamentali delle persone private della libertà.