Il ricordo di Fabiana Luzzi, la ragazza di 16 anni uccisa e incendiata dal suo ex fidanzato, continua a segnare profondamente la comunità di Corigliano-Rossano. Ogni anno, cittadini e associazioni si ritrovano per onorarne la memoria nel parco a lei dedicato. La vicenda, datata 2013, richiama l’attenzione sulle dinamiche della violenza di genere e sulle lacune nell’intervento delle istituzioni.
Il ricordo nel parco comunale e il gesto dei cittadini
La mattina del 24 maggio 2025, esattamente dodici anni dopo quella tragedia, molte persone si sono radunate nel parco comunale di Corigliano per ricordare Fabiana. Tra loro c’erano cittadini comuni, rappresentanti delle istituzioni, volontari dei centri antiviolenza Fabiana Luzzi e Mondiversi. L’atmosfera era raccolta. Sono stati deposti fiori bianchi di fronte alla panchina rossa realizzata in suo onore. Su quella panchina, chiunque poteva leggere biglietti a forma di cuore con messaggi per Fabiana, frasi scritte da chi non l’ha mai dimenticata. Vicino ai fiori sono state lasciate anche scarpette da danza, simbolo della passione che animava la giovane.
Il gesto di riunirsi ogni anno nello stesso posto ha un forte valore simbolico: non lasciare che il tempo cancelli l’orrore di quanto accaduto. Un luogo comune della città si trasforma in spazio di memoria collettiva dove ragazze e ragazzi possono pensare a quanto la violenza possa colpire senza giustificazioni.
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Sofferenza della famiglia e denuncia alle istituzioni
Alla commemorazione hanno preso parte i familiari diretti di Fabiana. I genitori, Mario e Rosa Luzzi, insieme alle sorelle riaffermano ogni volta la loro ferma richiesta di giustizia. Mario Luzzi ha parlato con durezza verso lo Stato, mettendo in luce i limiti e le contraddizioni del quadro legislativo e sociale italiano rispetto alla tutela delle donne vittime di violenza.
Ha sottolineato che le condanne effettive sono rare e che spesso i carnefici ottengono sconti di pena o permessi premio. Ha criticato le politiche che costringono le donne a lasciare il proprio ambiente e le proprie radici, mentre i responsabili rimangono liberi nelle loro case, situazione che provoca un’inversione dei ruoli usuale: sono le vittime a dover fuggire, non i persecutori.
Molte donne vittime di abusi sono costrette ad abbandonare la propria casa e perfino la loro identità, rischiando talvolta di essere ritrovate. Questo processo di forzata rimozione non arresta la violenza ma la rende più invisibile. Nel discorso emerge il richiamo a un intervento dello Stato più concreto, che dia priorità all’allontanamento dell’aggressore anziché delle vittime.
Una richiesta di ascolto e giustizia sociale
Mario Luzzi ha espresso anche un sentimento di profonda amarezza e isolamento, comune a molte famiglie colpite da tragedie come quella di Fabiana: la perdita di un figlio viene paragonata all’amputazione di un organo vitale, un dolore che non si rimargina nel tempo. Ha chiesto che le istituzioni convochino chi ha subito queste perdite, per ascoltarne il dolore e capire le conseguenze reali della violenza domestica.
Il suo commento più significativo riguarda la condizione delle vittime rimaste: «I condannati a vita siamo noi, non i carnefici». Questa frase racchiude l’esperienza concreta di chi deve vivere ogni giorno con l’assenza e l’ingiustizia, mentre i responsabili ricevono attenuanti giudiziarie.
Il messaggio si rivolge non solo alla politica, ma anche alla società civile, sulla necessità di non dimenticare e di riconoscere le difficoltà che affrontano le famiglie colpite dalla violenza, un tema ancora aperto e urgente che accompagna la storia di Fabiana Luzzi.
Simboli e luoghi della tragedia
Dopo la cerimonia nel parco e i momenti di raccoglimento alla panchina rossa, i presenti si sono spostati in contrada Chiubbica, luogo dove fu ritrovato il corpo di Fabiana. Qui sono state deposte rose bianche. Quel sito è diventato un punto simbolico per la comunità, un riferimento fisico del crimine che ha strappato una giovane vita.
Insieme a quei fiori, rimane nel tempo l’invito a mantenere viva l’attenzione sul problema della violenza contro le donne. La presenza costante delle associazioni conferma la determinazione nel contrastare questi fenomeni, nel ricordo di chi ha avuto una fine tragica.
Questa commemorazione dedita a Fabiana Luzzi fa emergere la volontà collettiva non solo di ricordare, ma anche di continuare a cercare strumenti per prevenire simili tragedie nel futuro, a partire proprio dalla consapevolezza diffusa nella cittadinanza.