L’inchiesta sull’omicidio del giudice Antonino Scopelliti, ucciso il 9 agosto 1991 a Piale, frazione di Villa San Giovanni, si riaccende con nuovi accertamenti tecnici disposti dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. L’obiettivo è analizzare tracce biologiche raccolte sulla Bmw del magistrato, conservata dalla famiglia e ora sotto sequestro, per chiarire ulteriormente la dinamica del delitto e identificare i responsabili a 34 anni dal fatto.
Nuove analisi biologiche per fare luce sull’agguato a scopelliti
La dda di Reggio Calabria ha autorizzato accertamenti tecnici di tipo biologico, definiti “non ripetibili”, su prove raccolte durante le recenti indagini sul delitto del giudice Scopelliti. L’istanza è firmata dal procuratore Giuseppe Lombardo e dal sostituto Sara Parezzan, e riguarda in particolare le tracce trovate sulla Bmw condotta da Scopelliti il giorno dell’attentato.
Questi esami mirano a confrontare i risultati con altri elementi raccolti dalle indagini, inclusi gli accertamenti precedenti fatti sulla parte dell’autovettura. I rilievi scientifici inizieranno il 30 maggio presso il Gabinetto regionale di polizia scientifica di Reggio Calabria. Essendo tali accertamenti “non ripetibili” gli indagati e i loro difensori avranno la facoltà di nominare consulenti tecnici per seguire le operazioni da vicino.
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I documenti notificati dalla squadra mobile riguardano 21 indagati, molti già rinchiusi in carcere, e testimoniano la volontà della Procura di proseguire con metodi scientifici a distanza di tre decenni dal crimine.
Il quadro degli indagati e le tappe dell’inchiesta sulla strage di piale
All’origine delle notifiche della dda vi è una lista di 24 indagati, ridotta oggi a 21 dopo la morte di tre presunti appartenenti alle organizzazioni mafiose più note: Matteo Messina Denaro, boss di Castelvetrano, Giovanni Tegano di Archi e Francesco Romeo, legato a Cosa nostra catanese tramite il cognome Santapaola.
Quest’ultimo, nonostante figurasse a processo per l’omicidio di Scopelliti, era stato assolto in un procedimento precedente e dunque non può essere sottoposto a nuove misure cautelari o accertamenti in questo contesto. Gli altri 20 imputati rimasti rappresentano sia la cupola di Cosa nostra catanese sia i vertici della ‘Ndrangheta calabrese.
Nel corso degli anni, l’inchiesta ha vissuto diverse fasi chiave, come il ritrovamento nel marzo 2019 di un fucile nascosto a Belpasso, in provincia di Catania, recuperato grazie alla collaborazione di Maurizio Avola, ex affiliato e collaboratore di giustizia. Si sono svolte inoltre operazioni ricostruttive sul luogo del delitto, tra cui un esperimento giudiziale sul posto l’8 e il 9 aprile scorsi, in cui la polizia ha utilizzato l’auto del giudice per verificare la sequenza dei colpi e validare la dinamica dell’agguato.
L’importanza degli accertamenti sulle tracce biologiche nell’attività di indagine
Le tracce biologiche trovate sulla Bmw di Scopelliti rappresentano un elemento cruciale per allargare il quadro probatorio dell’omicidio. La macchina, oggetto di sequestro dopo esser stata conservata dalla famiglia, conserva residui che potrebbero collegare i sospetti individuati alle modalità dell’attentato.
L’esame biologico previsto nei laboratori di Reggio Calabria consentirà di individuare residui di sangue, pelle o altro materiale organico utile a identificare eventuali autori materiali dell’evento criminale. Essendo un accertamento tecnico non ripetibile, occorre procedere con estrema cautela e precisione, dando agli indagati la possibilità di far controllare le operazioni da propri consulenti tecnici.
Questa operazione scientifica si inserisce in un percorso che già ha prodotto acquisizioni importanti, come il legame tra il fucile trovato e le organizzazioni mafiose coinvolte. Le analisi biologiche dovrebbero contribuire a incastrare o escludere persone in base alla presenza o assenza di tracce biologiche, ampliando così la portata probatoria della dda.
Le indagini seguono uno sviluppo lento ma dettagliato, con strumenti tecnici moderni a supporto della ricostruzione degli elementi circostanziali, ed evidenziano il lavoro superiore svolto dalla magistratura antimafia dopo oltre trent’anni dal fattaccio di Piale. La prosecuzione di questa procedura dimostra come la giustizia continui a cercare verità e risposte sulle stragi che hanno colpito lo Stato e la società civile.