Dl fiscale 2025 elimina l’obbligo di tracciabilità per i rimborsi spese all’estero, cambia la gestione dei rimborsi per lavoratori

Dl fiscale 2025 elimina l’obbligo di tracciabilità per i rimborsi spese all’estero, cambia la gestione dei rimborsi per lavoratori

Il decreto fiscale 2025 elimina l’obbligo di tracciabilità per i rimborsi spese all’estero in Paesi con pagamenti prevalentemente in contanti, semplificando le trasferte di lavoratori dipendenti e autonomi.
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Il decreto fiscale 2025 elimina l’obbligo di tracciabilità dei rimborsi spese per i lavoratori all’estero in Paesi dove il pagamento elettronico è poco diffuso, semplificando le procedure e evitando penalizzazioni fiscali. - Gaeta.it

Il decreto fiscale 2025, da poco in Gazzetta Ufficiale, introduce un’importante modifica sulle regole dei rimborsi spese per i lavoratori dipendenti e autonomi che operano all’estero. La novità riguarda la tracciabilità dei pagamenti che fino a poco fa era richiesta anche per le spese effettuate fuori dall’Italia. La nuova norma elimina questa obbligatorietà per i costi sostenuti in Paesi dove il pagamento elettronico è poco diffuso o impossibile, come in diverse aree di Africa e Asia. Questa decisione nasce dall’esperienza concreta delle imprese e dei lavoratori in trasferta, che spesso si trovavano in difficoltà a rispettare le vecchie regole. Ecco come cambia il quadro con questo aggiornamento normativo e quali problemi risolve.

Cosa prevede il decreto fiscale sui rimborsi spese all’estero

Il decreto fiscale 2025 interviene per modificare l’obbligo di dimostrare la tracciabilità dei rimborsi spese quando si spende fuori dall’Italia. Prima dell’intervento, la legge di bilancio imponeva ai lavoratori di consegnare ricevute con pagamenti tracciati anche per trasferte in Paesi dove il contante è la forma prevalente di pagamento. Questo risultava molto complicato o praticamente impossibile in molte destinazioni internazionali.

Adesso la normativa fa un passo indietro. Il rimborso delle spese per i trasferimenti di lavoro oltre confine non deve più essere obbligatoriamente tracciabile con carte di credito o sistemi simili. Nel caso in cui si spenda in contanti, il rimborso potrà essere erogato senza incorrere nella trasformazione in reddito da lavoro dipendente, evitando così conseguenze fiscali svantaggiose per i dipendenti.

Questo intervento tiene conto sia delle differenze culturali e infrastrutturali nei metodi di pagamento all’estero, sia delle esigenze concrete delle aziende con personale che opera fuori dall’Italia. Viene quindi meno quell’incongruenza che obbligava i lavoratori a produrre giustificativi difficili da ottenere.

Il problema della tracciabilità e le ripercussioni sui lavoratori in trasferta

Quando la legge richiedeva la tracciabilità anche per i rimborsi spese all’estero, molte aziende con personale in missione si sono trovate in difficoltà. In diversi Paesi africani e asiatici, i pagamenti elettronici non sono sempre disponibili, in particolare per il vitto o gli acquisti quotidiani. Qui si usava quasi esclusivamente il contante. Per i lavoratori era quindi complicato, o anche impossibile, dimostrare che le spese erano state sostenute effettivamente.

Da questa imposizione derivava un problema economico concreto. Senza prove tracciate, l’azienda era costretta ad attribuire il rimborso come reddito da lavoro, che in busta paga veniva tassato e gravato di contributi. Prendiamo un esempio: se un dipendente spendeva 100 euro per un pasto e l’azienda riconosceva quella cifra in busta paga, il netto percepito dopo tasse poteva essere quasi la metà. Questo portava disparità nelle condizioni di lavoro e disincentivava i trasferimenti all’estero.

Alcuni lavoratori hanno iniziato a rifiutare di partire, altri a chiedere l’erogazione netta della somma, con costi maggiori per le aziende. Questa situazione generava attriti organizzativi e questioni economiche per le imprese, soprattutto quelle con frequenti missioni internazionali. La nuova disposizione elimina queste difficoltà, valorizzando meglio le esigenze di tutti.

La posizione di aidp e il percorso che ha portato alla modifica normativa

L’associazione italiana per la direzione del personale ha seguito da vicino la vicenda, facendo sentire le problematiche riscontrate nel mondo del lavoro. Roberto Mattio, vicepresidente di Aidp, ha commentato la decisione con soddisfazione, spiegando che l’azione dell’associazione è stata fondamentale per evidenziare alle istituzioni le criticità emerse con la legge precedente.

“L’azione dell’associazione è stata fondamentale per evidenziare alle istituzioni le criticità emerse con la legge precedente.”

Aidp ha sottolineato come, nei Paesi dove il contante rimane l’unica o la principale forma di pagamento, il rispetto della tracciabilità creava difficoltà pratiche insormontabili per i lavoratori e le aziende. Per questo, la rimozione di questo vincolo per le spese all’estero rappresenta un passo importante.

La norma del decreto fiscale nasce dall’ascolto delle esperienze sul campo e dal confronto tecnico tra professionisti del settore e legislatori. Aidp punta a mantenere vivo questo dialogo, intervenendo sui processi normativi con proposte concrete e fondate su dati reali. La modifica appena introdotta conferma il valore del lavoro in rete e il ruolo dell’associazione stessa, impegnata a rappresentare il mondo delle risorse umane con soluzioni calibrate sulle necessità effettive.

Monitoraggio e sviluppi futuri

Restano monitorate le conseguenze applicative di questa novità, mentre cresce l’attenzione verso altre norme che riguardano la gestione delle risorse e dei compensi in ambito lavorativo, per evitare disagi burocratici e garantire una gestione più equa.

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