divieto di avvicinamento per alessandro basciano confermato dalla cassazione nel caso sophie codegoni

divieto di avvicinamento per alessandro basciano confermato dalla cassazione nel caso sophie codegoni

La corte di cassazione conferma il divieto di avvicinamento per Alessandro Basciano nei confronti di Sophie Codegoni, mantenendo la distanza minima di 500 metri e vietando ogni comunicazione tra i due.
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La corte di cassazione conferma il divieto di avvicinamento a carico del dj Alessandro Basciano, accusato di atti persecutori nei confronti dell’ex compagna Sophie Codegoni. - Gaeta.it

Il 2025 inizia con una svolta giudiziaria per il dj Alessandro Basciano, coinvolto in un’inchiesta per atti persecutori nei confronti dell’ex compagna e influencer Sophie Codegoni. La corte di cassazione ha confermato il divieto di avvicinamento imposto al 35enne milanese, rendendo definitiva la misura cautelare decisa dal tribunale del riesame di Milano. Il provvedimento vincola Basciano a mantenere una distanza minima di 500 metri dalla Codegoni e vieta ogni tipo di comunicazione con lei.

La misura cautelare confermata dopo il ricorso della procura

La vicenda riguarda un’indagine condotta dai carabinieri, coordinata dall’aggiunta Letizia Mannella e dal pubblico ministero Antonio Pansa. Il primo provvedimento restrittivo era stato adottato a fine febbraio 2025, in seguito a accuse di stalking mosse nei confronti di Basciano. L’uomo era stato arrestato in novembre 2024 per analoghe ragioni, ma il gip aveva disposto la scarcerazione nel giro di 48 ore.

La procura ha impugnato la scarcerazione chiedendo ai giudici del riesame di rivedere la misura, proponendo la custodia domiciliare. Il tribunale ha optato invece per il divieto di avvicinamento, un provvedimento teso a proteggere la vittima senza ricorrere a misure più restrittive. L’ordinanza del riesame ha fissato la distanza di sicurezza a 500 metri dai luoghi abituali frequentati da Sophie Codegoni, inclusa la sua abitazione.

I dettagli dell’ordinanza e le restrizioni imposte a basciano

Il divieto di avvicinamento vieta a Basciano non solo di avvicinarsi fisicamente alla ex compagna ma anche di avviare qualunque tipo di contatto diretto o indiretto. Questo include messaggi, telefonate, email o tramite terzi. La restrizione mira a evitare possibili ulteriori atti persecutori o molestie che la Codegoni avrebbe subito in passato.

La limitazione si applica ai luoghi di residenza, lavoro e altre aree dove la influencer solitamente si trova. Così si garantisce una tutela più ampia, impedendo avvicinamenti anche in circostanze diverse dalla semplice convivenza o frequentazione abituale. L’ordinanza spezza la libertà di movimento di Basciano ma lascia aperte forme di interazione solo nel rispetto rigoroso di questa distanza e del divieto di comunicazione.

Il percorso processuale e le implicazioni per i protagonisti

Il caso trae origine da una relazione personale che ha preso una piega giudiziaria dopo segnalazioni da parte della influencer. Le indagini hanno raccolto prove tali da giustificare l’applicazione di misure cautelari a protezione della Codegoni. Il ruolo della magistratura milanese è stato centrale nella gestione dinamica del procedimento, alternando misure più o meno restrittive in base agli sviluppi dell’inchiesta.

Basciano, assistito dall’avvocato Leonardo D’Erasmo, ha sempre negato i fatti contestati. L’opposizione al primo provvedimento ha prodotto un cambio di misura: dalla custodia cautelare in carcere alla limitazione della libertà personale nel rispetto di una distanza minima. La cassazione ha rifiutato ogni ulteriore istanza di revoca o riduzione della misura, sottolineando l’attualità e la gravità delle accuse.

Sophie Codegoni resta nel centro dell’attenzione pubblica, con l’inchiesta che ribadisce la tutela della vittima anche in ambiti dello spettacolo e social media. Il procedimento rimane aperto e fa da monito rispetto ai rischi legati agli episodi di stalking e violenza psicologica.

“La sicurezza e la tutela delle persone coinvolte devono essere sempre prioritarie”, si legge in una delle dichiarazioni rese durante il processo.

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