Un uomo di 52 anni di Laives risulta disperso sul Gran Zebrù, nella catena dell’Ortles-Cevedale, dopo essere stato investito da una valanga mentre risaliva il canalone est. Le squadre di soccorso si sono mobilitate immediatamente ma al momento le ricerche non hanno portato a risultati concreti.
Dinamica dell’incidente sul gran zebrù
Il fatto si è verificato durante un’escursione alpinistica sulla vetta del gruppo dell’Ortles, che raggiunge i 3.857 metri di altezza. Il 52enne e il suo compagno di cordata stavano affrontando il canalone est, una via conosciuta per la sua difficoltà e per le condizioni spesso instabili della neve. A un certo punto si è staccata una slavina che ha travolto l’alpinista, trascinandolo per circa 300 metri.
Il compagno, posizionato a breve distanza, è riuscito a evitare l’impatto diretto, rimanendo solo leggermente sfiorato dalla massa di neve in movimento. La velocità con cui è avvenuto il distacco ha reso difficili le reazioni immediate sul posto. Subito dopo l’incidente, l’amico dell’uomo disperso ha allertato i soccorsi, rendendo possibile una risposta rapida delle squadre specializzate.
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Intervento e attività di soccorso in alta montagna
Le operazioni di ricerca si sono subito concentrate sulla zona dove si è verificata la valanga, con il coinvolgimento di diverse forze specializzate. Il soccorso alpino di Solda ha attivato elicotteri e personale esperto in interventi in ambiente montano, richiesti per la difficoltà del territorio e le condizioni tuttora instabili.
Anche la Guardia di finanza ha partecipato attivamente alle ricerche, mettendo a disposizione mezzi e uomini per scandagliare l’area nel minor tempo possibile. Nonostante l’impegno e la professionalità, non sono emersi elementi utili a individuare l’alpinista disperso. Le condizioni di neve e visibilità hanno reso complicate le operazioni, che continuano senza sosta.
Strategie per localizzare il disperso e sviluppi futuri
Per aumentare le possibilità di ritrovamento, i soccorritori hanno deciso di utilizzare il segnale del cellulare dell’uomo disperso come riferimento. La tecnologia permette, in certi casi, di stabilire un’area di ultima posizione utile per concentrarsi su una possibile zona di ritrovamento.
Le ricerche, però, restano comunque complesse. Il versante est del Gran Zebrù è caratterizzato da aree impervie e dai continui rischi legati a nuove slavine o movimenti di neve. I soccorritori proseguiranno con turni alternati cercando di coprire la zona nel modo più esteso possibile, facendo attenzione alle condizioni ambientali.
La montagna alta e le temperature rigide complicano ulteriormente ogni azione. La priorità resta la sicurezza delle squadre impegnate, così come la rapidità nelle operazioni in vista del tempo che passa senza che si abbia ancora notizia dell’alpinista di Laives.