Disperazione e morte nel Mediterraneo: lo scafista si getta in mare con 63 migranti a bordo

Disperazione e morte nel Mediterraneo: lo scafista si getta in mare con 63 migranti a bordo

Tre migranti, tra cui due bambini ghanesi e un uomo nigeriano, muoiono durante una traversata dal porto di Zawia in Libia; i sopravvissuti sono stati salvati dal veliero Nadir e assistiti a Lampedusa dalla Croce Rossa.
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Tragico naufragio nel Mediterraneo: tre migranti, tra cui due bambini, muoiono durante una pericolosa traversata dalla Libia a bordo di un gommone soccorso vicino a Malta e sbarcato a Lampedusa, dove ricevono assistenza e vengono interrogati dalle autorità. - Gaeta.it

Un viaggio drammatico nel Mediterraneo ha visto la tragica fine di tre migranti, tra cui due bambini, durante una traversata partita dalla Libia. A bordo di un gommone con 66 persone, lo scafista, esasperato dalla scarsità di acqua e cibo, si è gettato in mare e risulta disperso. I sopravvissuti hanno raccontato gli eventi dopo il salvataggio a cura del veliero nadir nelle acque maltesi. La storia è emersa dopo l’arrivo a Lampedusa e le interrogazioni della polizia con il supporto psicologico della Croce Rossa.

Le condizioni di viaggio e la partenza da Zawia

Il gruppo di 66 migranti ha lasciato il porto di Zawia, situato sulla costa libica, mercoledì scorso. Da subito, la traversata si è rivelata difficile: il gommone era alimentato da scorte di carburante limitate, che sono terminate dopo meno di due giorni in mare aperto. Senza carburante e con ristrettezze di acqua e cibo, la situazione è precipitata rapidamente.

Il viaggio si è protratto per quasi 30 ore in balia delle onde, senza possibilità di rifornimento o di comunicazione esterna. Le condizioni climatiche marine e la stanchezza dei migranti hanno aggravato la situazione, rendendo sempre più difficile la sopravvivenza a bordo.

Il gesto estremo dello scafista

Sabato scorso, in prossimità della zona di ricerca e salvataggio maltese, lo scafista, di nazionalità nigeriana, ha perso la speranza. “Comprendendo l’esaurimento delle risorse vitali, ha deciso di lanciarsi in mare aperto prima che il veliero nadir arrivasse a prestare soccorso.” Le ricerche non hanno portato al recupero del suo corpo, quindi le autorità lo dichiarano ufficialmente disperso.

Il veliero nadir ha recuperato i 63 migranti rimasti, mettendoli in sicurezza. Nei giorni successivi allo sbarco a Lampedusa, le forze dell’ordine locali e operatori della Croce Rossa italiana hanno raccolto le testimonianze dei superstiti. Un team di psicologi si è occupato di supportare chi ha vissuto il trauma della traversata e della perdita dei propri cari.

Il dramma delle vittime: due bambini di due anni e un uomo di 35 anni

Tra le vite spezzate c’è quella di due bambini, un maschietto e una femminuccia di due anni, entrambi di nazionalità ghanese. I piccoli sono morti non solo per la mancanza di cibo e acqua durante il viaggio, ma anche a causa delle ustioni riportate a bordo del gommone. Le circostanze precise sulle cause delle ustioni sono oggetto di accertamenti, ma testimonianze indicano situazioni di disagio estremo provocate dal caldo e dal contatto con superfici o liquidi irritanti.

La terza vittima è un uomo di 35 anni, nigeriano, che ha subito un malore improvviso durante la traversata. È stato identificato dal fratello, presente con lui a bordo del gommone, dopo l’arrivo a Lampedusa.

L’accoglienza a Lampedusa e i controlli delle autorità

Il gruppo dei migranti è stato portato a Lampedusa dopo il salvataggio in mare. Qui, i sopravvissuti hanno passato controlli medici e interrogatori da parte delle forze di polizia. L’obiettivo è ricostruire dettagli del viaggio e stabilire eventuali responsabilità sugli eventi. La Croce Rossa ha fornito assistenza psicologica immediata ai migranti più fragili.

Le autorità locali hanno sottolineato le difficoltà continue nel gestire arrivi massicci di persone in fuga da situazioni di guerra, fame e persecuzioni. Il caso del gommone partito da Zawia conferma i rischi elevati di chi affronta queste traversate e l’importanza degli interventi di coordinamento internazionale in area SAR.

Una volta concluse le operazioni di identificazione, i migranti potrebbero essere trasferiti in centri di accoglienza più adeguati, secondo le disposizioni vigenti. Resta vivo il dibattito sulle politiche migratorie e sui protocolli di salvataggio nel Mediterraneo, al centro di tensioni e riflessioni politiche.

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