Nel pomeriggio del 2025, la casa di reclusione di Vigevano è stata teatro di forti disordini. Decine di detenuti di almeno due sezioni diverse hanno rifiutato di rientrare nelle celle e hanno cominciato a danneggiare gli ambienti interni. La situazione si è rapidamente aggravata e gli agenti della polizia penitenziaria, messi a dura prova, hanno dovuto richiamare personale anche fuori servizio per provare a ristabilire l’ordine.
Condizioni di sovraffollamento e carenze di organico: la denuncia del sindacato
La casa di reclusione di Vigevano ospita attualmente 360 detenuti, mentre la capienza prevista è di 226 posti. Questo significa che il carcere è sovraffollato di oltre il 50%. A fronte di questa situazione, lavorano però solo 200 agenti della polizia penitenziaria, un numero ben al di sotto delle 315 unità ritenute necessarie da sindacati come la Uilpa.
Secondo Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, “il sovraffollamento unito alla carenza di personale crea una condizione insostenibile. La gestione ordinata delle attività quotidiane diventa difficile, quasi impossibile.” La situazione penitenziaria di Vigevano riflette strutturalmente problemi ampi e irrisolti che invece di attenuarsi, tendono ad aggravarsi.
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La dinamica dei disordini e l’intervento della polizia penitenziaria
I disordini nella casa di reclusione di Vigevano sono iniziati nelle ultime ore del pomeriggio. Non è chiaro quale evento abbia provocato la situazione, ma è noto che già da tempo ci siano segnalazioni sullo stato delle strutture e sulle condizioni interne. Le persone detenute coinvolte appartengono a sezioni diverse, una circostanza che accentua la complessità della gestione delle proteste.
Gli agenti in servizio hanno immediatamente tentato di riportare calma, ma la quantità di persone coinvolte e il livello di agitazione hanno richiesto un intervento più ampio. Per questo sono state chiamate in causa unità non di turno, con agenti che rientrano al carcere anche se liberi dal servizio. Il personale ha cercato di evitare scontri gravi, ma la situazione resta critica. Danni agli ambienti interni sono stati segnalati, ma al momento non si conoscono dettagli precisi sui feriti o su ulteriori conseguenze.
Le misure adottate e le critiche sul sistema penitenziario
Dalle dichiarazioni della Uilpa emerge un giudizio netto sulle misure prese finora per gestire il conflitto e l’ordine nelle carceri. Si parla, ad esempio, dell’introduzione del reato di rivolta e della creazione di gruppi speciali per intervenire in caso di tumulti. Secondo il sindacato, “questi interventi si sono dimostrati inefficaci. Non bastano azioni prettamente repressive per contenere situazioni che nascono da problemi strutturali.”
La critica si estende alla disorganizzazione interna nelle carceri, che contribuisce ad alimentare l’instabilità. Il sindacato sottolinea che “la soluzione non è nelle punizioni più severe o nel rafforzamento sistematico della repressione. Bisogna affrontare le condizioni concrete: sovraffollamento, organici insufficienti, e carenze nella gestione quotidiana.”
La casa di reclusione di Vigevano rappresenta quindi un caso emblematico della crisi del sistema penitenziario in alcune realtà italiane. La giornata di disordini conferma quanto la situazione resti in bilico, con tensioni che possono facilmente esplodere in atti di protesta e violenza dentro le strutture.