Diecimila lavoratori da tutto il mondo a San Pietro per il Giubileo: storie di fede e speranza sotto la cupola

Diecimila lavoratori da tutto il mondo a San Pietro per il Giubileo: storie di fede e speranza sotto la cupola

Diecimila lavoratori da diversi Paesi si sono riuniti a Roma per il Giubileo dedicato al lavoro, celebrando la memoria di papa Francesco e condividendo storie di speranza, fatica e rinascita.
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Il Giubileo dedicato ai lavoratori a Roma ha riunito oltre diecimila persone da diversi Paesi, celebrando fede, lavoro e speranza, in memoria di papa Francesco e con testimonianze di difficoltà, rinascita e solidarietà. - Gaeta.it

Diecimila lavoratori provenienti da numerosi Paesi hanno raggiunto Roma per il Giubileo a loro dedicato, un evento segnato dall’emozione e dalla gratitudine verso papa Francesco e la protezione ricevuta negli ultimi anni. Dalla porta santa di San Pietro si sono levate preghiere e racconti toccanti di chi ha vissuto difficoltà enormi ma guarda al futuro con speranza. L’atmosfera sotto la grande cupola è stata carica di significati profondi, anche dopo il lutto che ha colpito il Vaticano nelle settimane precedenti.

Il racconto di sharif, dalla tragedia al ringraziamento a roma

Sharif ha 27 anni e viene da Noakhali, in Bangladesh. Nel 2023 il ciclone Mocha ha devastato la sua fabbrica tessile, facendo crollare il terreno sotto i suoi piedi e causando un grave incidente. Precipitato nel vuoto, ha riportato fratture che hanno reso necessari interventi medici a Roma, dove è stato aiutato da associazioni di volontariato. Sharif ha perso anni di lavoro faticoso che sosteneva la sua famiglia, composta da moglie e tre figli, ora arrivati anche loro nella capitale.

Nonostante tutto, Sharif non ha voluto rinunciare a partecipare al Giubileo dedicato ai lavoratori. Per lui attraversare la porta santa della basilica di San Pietro è stato un momento di grande emozione e di gratitudine a Dio. “Prima di tornare in Bangladesh, ho trovato impiego in un distributore di benzina, ma resto legato alla promessa di tornare a Roma per ringraziare di nuovo.” Il giovane ha voluto anche dedicare una preghiera a papa Francesco, ringraziandolo per la sua attenzione e la difesa del lavoro umile, che ha sempre sottolineato nelle sue omelie e nei suoi messaggi.

La storia di Sharif rappresenta il volto di molti lavoratori migranti che affrontano situazioni estreme, ma trovano segnali di speranza nella città eterna. La sua testimonianza ha toccato chiunque abbia assistito a quel momento di riflessione e preghiera sotto la cupola di San Pietro.

Christelle e ruth, dalla guerra della repubblica democratica del congo a una nuova vita a milano

Christelle ha 45 anni, è originaria della Repubblica Democratica del Congo e vive in Italia con la figlia Ruth, 22 anni. Sono scappate dalla guerra civile che da anni dilania il loro paese. A Milano hanno trovato lavoro in un calzaturificio, grazie anche ai progetti di Caritas che sostengono l’emancipazione e la formazione di donne congolesi. Christelle ha potuto mettere a frutto le competenze acquisite in patria, nonostante il fragore di conflitti, fame ed epidemie che ancora affliggono la sua terra.

Durante il Giubileo, davanti alla porta santa, ha preso la parola per spronare gli altri del gruppo a ripararsi dal sole che diventava sempre più caldo, simbolo delle difficoltà quotidiane che affrontano lontano da casa. Ha ricordato le parole di papa Francesco durante la sua visita in Congo nel 2023, quando il pontefice aveva condannato lo sfruttamento e le ingiustizie inflitte all’Africa. Per Christelle quel messaggio rafforza la sua speranza e rende il Giubileo un momento ancora più significativo.

La sua testimonianza richiama l’importanza del lavoro come strumento di riscatto sociale e di ricostruzione personale, specie in situazioni segnate dal dolore e dalla precarietà. Il cammino di Christelle e Ruth verso una nuova vita, pur tra molte difficoltà, evidenzia il valore di iniziative solidali e di una partecipazione diretta a eventi di portata internazionale, come quello che si è svolto in piazza San Pietro.

La fatica di angelo e la dedizione dell’ucid: volti italiani del giubileo

Angelo ha 56 anni e viene da Atripalda, in provincia di Avellino. Da trent’anni lavora come operaio cantoniere per l’Anas, sottoponendosi alle estreme condizioni del lavoro all’aperto, soprattutto d’estate con il sole cocente. Racconta che la sua forza per affrontare ore di fatica nasce dalla preghiera, una risorsa che lo ha portato a voler partecipare a questo giubileo speciale in ricordo di papa Francesco.

Sempre in mattinata piazza Pia ha accolto oltre 500 rappresentanti dell’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti , provenienti da tutta Italia. Tra professionisti e collaboratori, erano lì per testimoniare l’importanza del lavoro quotidiano, che non si limita solo a chi guida le imprese ma coinvolge chiunque dia il proprio contributo. Gian Luca Galletti, presidente dell’UCID, ha sottolineato che il giusto profitto si deve accompagnare a un lavoro sicuro e dignitoso, tutelando anche ambiente e welfare, principi che papa Francesco ha ribadito nelle encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti.

Le parole di Galletti si ricollegano ai messaggi più concreti del pontefice, che ha invitato più volte a combattere le ingiustizie sociali e a ridurre gli incidenti sul lavoro. Per gli imprenditori dell’UCID papa Francesco resta un punto di riferimento forte, simbolo di speranza e guida per chi si impegna nel mondo del lavoro rispettando umanità e regole.

Il valore del giubileo per i lavoratori e la città di roma

Dal 1° maggio a Roma si sono moltiplicate le iniziative legate al Giubileo dedicato ai lavoratori, culminate nell’attraversamento della porta santa a San Pietro e nelle altre basiliche papali. Le adesioni hanno superato le diecimila presenze, con una partecipazione che ha superato frontiere e culture, puntando a un riconoscimento collettivo.

L’evento ha assunto un valore particolare dopo la morte di papa Francesco: il tradizionale programma è stato ridotto al solo rito di pellegrinaggio e preghiera, senza altri momenti pubblici. Ciò non ha però scoraggiato né gli stranieri né gli italiani che hanno voluto concludere così questa esperienza, sancendo un legame tra fede, lavoro e memoria del pontefice.

Il Giubileo è stato occasione per raccogliere molte testimonianze personali, caratterizzate da storie di difficoltà e ricostruzione, di dolore e rinascita. Le immagini di piazza San Pietro e piazza Pia hanno raccontato di una città che accoglie, di una comunità che si unisce in preghiera anche quando manca il suo punto di riferimento terreno.

Questa partecipazione sottolinea come il legame tra lavoro e dignità umana abbia lasciato un segno profondo nei fedeli, nei migranti e in chi di lavoro vive da ormai molti anni. La porta santa ha rappresentato, in questi giorni, un simbolo tangibile di protezione e di gratitudine verso chi ha dedicato la propria vita ai sacrifici.

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