Detenuto appicca incendio in cella del carcere di torino e aggredisce agente con una gomitata

Detenuto appicca incendio in cella del carcere di torino e aggredisce agente con una gomitata

Un detenuto del carcere di Torino ha dato fuoco alla cella e aggredito un agente della Polizia Penitenziaria, che è stato ricoverato; il sindacato Osapp denuncia condizioni critiche e chiede interventi urgenti.
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Un detenuto del carcere di Torino ha dato fuoco alla propria cella e ferito un agente della Polizia Penitenziaria, evidenziando le gravi condizioni di lavoro e la crescente violenza all’interno della struttura. - Gaeta.it

Un altro episodio di violenza segna la vita nel penitenziario di Torino, dove un detenuto ha dato fuoco alla propria cella e in seguito ha colpito un agente di Polizia Penitenziaria al volto. Il poliziotto ha riportato un trauma all’occhio e ha richiesto cure immediate. La vicenda riporta sotto i riflettori le difficoltà che il personale penitenziario affronta ogni giorno in condizioni critiche.

L’incendio nella cella e l’aggressione al poliziotto

L’episodio si è verificato all’interno del carcere torinese, quando un detenuto ha appiccato il fuoco nella propria cella. Dopo aver generato quel pericolo, ha aggredito con una gomitata un agente della Polizia Penitenziaria che era intervenuto per placare la situazione. Il colpo ha ferito il poliziotto all’occhio destro, provocando un danno che ha richiesto un immediato trasferimento all’ospedale Maria Vittoria di Torino. Qui il personale medico ha effettuato una tomografia computerizzata per valutare l’entità della lesione.

Il ricovero e la prognosi

Successivamente il poliziotto è stato spostato all’ospedale Oftalmico della città per sottoporsi a ulteriori esami specialistici. La prognosi stabilita è di cinque giorni, con un trattamento a base di cortisone per ridurre l’infiammazione e favorire la guarigione. È previsto un nuovo controllo clinico nei giorni successivi a causa della delicatezza dell’infortunio subito.

Criticità nel carcere di torino tra aggressioni e condizioni difficili

Il sindacato Osapp ha segnalato la gravità dell’accaduto e il contesto in cui si svolgono questi episodi. Dal loro resoconto emerge che dall’inizio del 2025 all’interno del carcere di Torino si sono verificati sedici atti di violenza, che hanno provocato complessivamente ventitre feriti tra gli agenti di Polizia Penitenziaria. La frequenza e l’intensità degli scontri tra detenuti e personale mettono in evidenza la tensione crescente all’interno dell’istituto.

La testimonianza del sindacato

Leo Beneduci, segretario generale del sindacato, ha descritto la situazione con parole dure. Il personale penitenziario lavora in ambienti sovraffollati, sezioni spesso malsane e mal gestite, senza adeguato supporto dall’amministrazione. Ogni giorno gli agenti si trovano a fronteggiare condizioni che chiamano a un altissimo livello di impegno fisico e mentale. La scarsità di risorse e l’assenza di risposte concrete da parte delle autorità di controllo contribuiscono a un clima di frustrazione crescente.

Appelli ignorati e richiesta di interventi urgenti

Le proteste del sindacato Osapp non si sono limitate a denunciare gli accadimenti. Beneduci ha ricordato gli appelli inviati ai vertici politici e istituzionali, inclusi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Questi messaggi chiedevano interventi rapidi per migliorare le condizioni di lavoro degli agenti e garantire la sicurezza dentro le carceri. Finora, però, le richieste non hanno avuto riscontri concreti.

Il rappresentante sindacale ha sottolineato che gli agenti sono ormai stremati. La combinazione di sovraffollamento, assenza di controllo amministrativo e frequenti atti di violenza sta portando il sistema penitenziario al collasso. Secondo Osapp, è necessario un intervento deciso per evitare che la situazione precipiti ulteriormente. Le condizioni attuali rischiano di minare la capacità del personale di svolgere il proprio dovere in modo adeguato e sicuro, aumentando il rischio per l’intera comunità carceraria.

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