Detenuti di spini di gardolo mettono in scena "la balena" ispirato a moby dick con un progetto teatrale

Detenuti di spini di gardolo mettono in scena “la balena” ispirato a moby dick con un progetto teatrale

Diciannove detenuti della casa circondariale di Spini di Gardolo a Trento partecipano a un progetto teatrale ispirato a Moby Dick, promosso da Finisterrae Teatri e sostenuto da Caritro, con spettacoli previsti a giugno.
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A Spini di Gardolo, 19 detenuti partecipano a un laboratorio teatrale ispirato a "Moby Dick", con l’obiettivo di creare un ponte culturale tra carcere e città, promuovendo inclusione e crescita personale attraverso l’arte. - Gaeta.it

Un gruppo di 19 detenuti della casa circondariale di Spini di Gardolo, a Trento, sta partecipando a un progetto teatrale che prende spunto dal romanzo classico di Herman Melville, “Moby Dick“. Il lavoro, iniziato a ottobre, vede coinvolti nove donne e dieci uomini sotto la guida dell’associazione Finisterrae Teatri, con l’obiettivo di creare un ponte culturale tra il carcere e la città. Lo spettacolo sarà presentato ufficialmente a giugno e rappresenta una tappa importante per il teatro in ambiente penitenziario.

Il progetto teatrale nel carcere di spini di gardolo

Dal mese di ottobre, la casa circondariale di Spini di Gardolo ospita un laboratorio teatrale rivolto a detenuti di entrambi i sessi. Sono 19 gli attori coinvolti direttamente nella rappresentazione, ma circa quaranta persone hanno preso parte a diverse fasi del progetto. La regia è affidata a Camilla da Vico e Giacomo Anderle dell’Associazione Finisterrae Teatri, che porta avanti l’iniziativa con un finanziamento della fondazione Caritro. Il progetto si inserisce nel programma nazionale “Per aspera ad astra – come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza“, promosso da Acri e da Carte Blanche – Compagnia della Fortezza di Armando Punzo.

Teatro stabile e professionale

Quest’attività teatrale, attiva da alcuni anni nel carcere, è pensata per durare tutto l’anno e diventare parte stabile della vita dei detenuti. Anderle ha sottolineato l’intenzione di trasformare il laboratorio in un’attività con un valore professionale, capace di coinvolgere i partecipanti in diversi aspetti dello spettacolo, come la scenografia, la danza e la recitazione. L’approccio mira a riconoscere il ruolo artistico e formativo del teatro anche all’interno delle mura carcerarie, promuovendo competenze e relazioni positive nel contesto di detenzione.

Il legame tra carcere, cultura e teatro

Il progetto a Spini di Gardolo si inserisce in un quadro più ampio che coinvolge 16 compagnie teatrali in carceri italiane con il supporto di dodici fondazioni bancarie. Queste realtà lavorano per far diventare il teatro uno strumento di crescita personale e collettiva per chi vive in carcere. L’obiettivo è potenziare il legame tra il carcere e la società. Lo spettacolo che verrà messo in scena, per ora destinato a un pubblico ristretto, dovrebbe in futuro aprirsi a platee più ampie, mirando a diventare parte della vita culturale di Trento.

Teatro come luogo di dialogo

In pratica, si desidera che il teatro di Spini di Gardolo non resti chiuso nelle mura del carcere, ma che diventi un luogo e un’attività condivisa anche con la città. È previsto che gli attori detenuti possano presentare le loro performance in altri spazi teatrali trentini. Questa apertura ai cittadini vuole creare un dialogo diretto e rompere barriere culturali e sociali. Il teatro si conferma strumento di comunicazione e inclusione, capace di abbattere pregiudizi e costruire fiducia reciproca.

Il significato dello spettacolo tratto da moby dick

Il testo scelto per la messinscena è “La balena – sulle tracce di Moby Dick“. Questa storia racconta di un equipaggio di marinai impegnato in un lungo viaggio, che rappresenta uno spaccato variopinto della società americana del tempo. Anderle ha evidenziato come la comunità presente nel romanzo rispecchi l’ambiente del carcere, dove persone provenienti da diverse culture si trovano insieme in uno spazio ristretto. Ciascuno arriva con motivazioni diverse, ma tutti condividono speranze e incertezze.

Il messaggio di rinascita

Lo spettacolo evita di rappresentare il naufragio che conclude il romanzo, concentrandosi piuttosto sul tema dei cambiamenti come opportunità di rinascita. L’idea è che anche in situazioni di crisi o fallimento ci sia la possibilità di ripartire, un messaggio vicino alla realtà di chi vive in reclusione. Il teatro in questo caso diventa specchio della condizione umana ed occasione di riflessione profonda sulla resilienza di fronte alle difficoltà.

I detenuti, oltre a recitare, hanno incontrato professionisti come scenografi e registi, lavorando in più discipline artistiche. Questo ha permesso loro di vivere il progetto a tutto tondo e di sviluppare competenze concrete. La rappresentazione finale ha un forte valore simbolico e sociale: mostra il carcere come luogo di cultura, in cui le persone possono esprimersi e ritrovare un senso di appartenenza attraverso l’arte.

La rappresentazione è prevista per il 10, 11 e 12 giugno davanti a un pubblico selezionato. In futuro si cerca di estendere l’accesso e ampliare il confronto con il territorio. Questa esperienza segna un passaggio significativo nel percorso di attivazione culturale dentro la casa circondariale e nel rapporto tra istituzione penitenziaria e comunità locale.

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