Detenuta evasa da milano bollate, apprensione per brenda paolicelli e il compagno in fuga dai servizi esterni

Detenuta evasa da milano bollate, apprensione per brenda paolicelli e il compagno in fuga dai servizi esterni

La scomparsa di Brenda Paolicelli e del compagno dal carcere di Bollate riapre il dibattito sulla sicurezza dei permessi esterni, evidenziando criticità nei controlli e rischi per l’ordine pubblico.
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Brenda Paolicelli, detenuta del carcere di Bollate ammessa ai servizi esterni, è scomparsa dopo una licenza, sollevando preoccupazioni sulla sicurezza e le procedure di controllo nei permessi esterni. - Gaeta.it

Le autorità del carcere milanese di Bollate sono allarmate per la scomparsa di Brenda Paolicelli, detenuta ammessa ai servizi esterni, che non è rientrata in istituto dopo una licenza. La vicenda ha suscitato timori analoghi a quelli legati al caso di un altro detenuto evaso di recente, con ricadute sulla sicurezza e il controllo negli istituti penitenziari lombardi.

Circostanze dell’evasione e profilo della detenuta

Brenda Paolicelli, 55 anni, si trovava in permesso esterno per visitare familiari quando non ha fatto ritorno al carcere di Bollate. La donna godeva di questa possibilità in vista della fine della pena, prevista per gennaio 2028. Secondo gli agenti del sindacato di polizia penitenziaria , la Paolicelli è coinvolta in reati gravi come rapina a mano armata, furto aggravato e infrazioni delle norme sulle armi. Questi precedenti contribuiscono a definire un quadro criminale complesso.

L’assenza prolungata della detenuta desta preoccupazione anche perché non emergono motivi evidenti per la fuga, visto l’avvicinarsi della scadenza della sua pena. Il silenzio sul suo caso alimenta dubbi su eventuali pressioni esterne o contatti durante la detenzione.

Ruolo del compagno e dinamiche delle fughe

Nella stessa giornata in cui Paolicelli non è rientrata, il suo compagno, un uomo albanese di 53 anni in prova ai servizi sociali, è anch’esso irreperibile. Da fonti interne emerge che quest’ultimo è stato segnalato come persona violenta. Alcune testimonianze riferiscono di episodi in cui Brenda sarebbe rientrata al carcere con lividi, segno di potenziali maltrattamenti o dinamiche violente che potrebbero avere inciso nella sua decisione di non fare ritorno.

L’allarme è forte tra le forze di polizia penitenziaria che vedono nella fuga in coppia un precedente delicato, col rischio che entrambi possano rappresentare pericolo per la sicurezza pubblica. Il caso ricorda da vicino quello di Emanuele Di Maria, evaso poco tempo prima da Bollate.

Confronto con il caso di emanuele di maria e rischi per la sicurezza

Il riferimento più immediato è il caso Di Maria, avvenuto 18 giorni prima. Di Maria, semilibero da Bollate, era sparito dopo un permesso come Paolicelli. In seguito si è tolto la vita, dopo aver commesso un duplice tentato omicidio ai danni di colleghi. Quel fatto aveva scosso le istituzioni per l’impatto violento e la facilità con cui un detenuto in permesso era riuscito a sottrarsi al controllo.

La preoccupazione degli agenti è che la vicenda di Paolicelli possa aprire nuovi interrogativi sulle modalità con cui vengono concessi i permessi ai detenuti per i servizi esterni. I protocolli di valutazione rischiano di essere rivisti per prevenire fughe e gestire i rischi connessi a persone con precedenti penali rilevanti.

Criticità nelle procedure e riflessi sul sistema penitenziario

L’episodio di Brenda Paolicelli evidenzia tensioni tra garanzie legate ai diritti dei detenuti e le esigenze di sicurezza della collettività. Fine pena lunga, presenza di segni evidenti di violenza e la fuga in coppia con un uomo segnalato come violento mettono in luce lacune nel monitoraggio durante i permessi.

Sindacati delle forze di polizia sottolineano l’esigenza di controlli più rigorosi e di una supervisione attenta nei casi di permessi esterni, specialmente quando si riscontrano elementi indicativi di rischio psicosociale o relazionale. In mancanza di chiarezza sull’episodio, le autorità locali mantengono attivi canali investigativi per rintracciare la detenuta e il compagno.

L’attenzione rimane alta su ogni sviluppo della vicenda che coinvolge il carcere di Bollate, impegnato a garantire ordine e sicurezza tra i detenuti e la cittadinanza esterna. L’impatto mediatico e istituzionale del nuovo episodio non si è ancora placato: il caso continua a sollevare dibattiti tra chi si occupa di giustizia penale e sicurezza pubblica.

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