Deborah cornwall: lo pseudonimo scelto da diana per sfuggire ai paparazzi durante le prove del suo abito nuziale

Deborah cornwall: lo pseudonimo scelto da diana per sfuggire ai paparazzi durante le prove del suo abito nuziale

Il documentario su diana, principessa di galles, svela il ruolo dello pseudonimo deborah cornwall per proteggere la privacy durante le prove dell’abito nuziale e le sfide degli stilisti elizabeth e david emanuel.
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Il documentario "Secrets of Diana's Wedding Dress" svela il ruolo dello pseudonimo "Deborah Cornwall" usato per proteggere la privacy di Diana durante le prove del suo iconico abito nuziale, rivelando tensioni, strategie di sicurezza e il legame con Camilla, duchessa di Cornwall. - Gaeta.it

Il nome deborah cornwall è tornato alla ribalta grazie al documentario ‘Secrets of Diana’s Wedding Dress’, in onda sul canale britannico Channel 5. Dietro questo nome inventato c’è un capitolo poco noto ma decisivo della vita di diana, principessa di galles, legato alla segretezza intorno all’abito con cui avrebbe sposato il principe carlo nel 1981. Il nome usato all’epoca per celare la sua identità durante le prove dell’abito rivela oggi una storia di precauzioni, tensioni e significati che intrecciano la figura di diana con quella di camilla, duchessa di cornwall e regina consorte.

La nascita di uno pseudonimo per proteggere la privacy di diana

Nei mesi che precedettero il matrimonio reale, le attenzioni di giornalisti e paparazzi si concentrarono ossessivamente su ogni dettaglio riguardante diana spencer, futura moglie del principe carlo. Per evitare che la stampa potesse intercettarne i movimenti durante le prove dell’abito nuziale, fu adottato un nome falso, deborah cornwall.

Lo pseudonimo ebbe uno scopo pratico: permettere a diana di presenziare agli incontri con i suoi stilisti senza attirare sospetti. Il cognome cornwall richiamava il titolo di cortesia che diana avrebbe preso con il matrimonio, duchessa di cornovaglia, un legame non casuale con il ducato legato al principe carlo. Il nome nascondeva la reale identità di una donna sulla soglia di un evento mondiale, proveniente da un’epoca dove l’alta società tentava di regolare i contatti con la stampa sensazionalista.

Il legame con camilla duchessa di cornwall

Questo stratagemma, pensato come precauzione, assume oggi un significato più ampio alla luce della storia di camilla, la donna che avrebbe assunto proprio quel titolo e che la stampa ha spesso posto al centro della crisi matrimoniale tra diana e carlo. La vicenda del nome deborah cornwall offre così una chiave per rivivere le tensioni e le strategie di protezione nella Londra reale della fine degli anni ’70.

Le sfide nella costruzione dell’abito e la lotta contro la stampa

Il documentario ‘Secrets of Diana’s Wedding Dress’ rivela anche le difficoltà affrontate dagli stilisti elizabeth e david emanuel per portare a termine il lavoro sotto stretta sorveglianza. Le loro prove avvenivano in un atelier situato nella zona ovest di londra, dove, a causa dell’interesse pubblico e giornalistico, vennero messe in atto misure di sicurezza inedite.

I giornalisti cercavano di corrompere il personale e rovistavano nei cestini della sartoria pur di ottenere dettagli sull’abito. Davanti a queste pressioni, gli stilisti decisero di distruggere campioni di tessuto sospetti e di ingaggiare due guardie di sicurezza, chiamate bert e jim, per presidiare lo studio a tempo pieno.

Un secondo abito come precauzione

Si arrivò anche a realizzare un secondo abito di riserva, una precauzione pensata per tutelare il vestito originale da possibili furti o danni. Elizabeth emanuel ricorda che diana visitò l’atelier camuffata per ringraziare le sarte, un gesto che accese grande commozione tra il team di lavoro, sottolineando la vera umanità e delicatezza della principessa.

Il contesto di quella lavorazione era nervoso e teso, ma alimentato da un senso di responsabilità enorme: quell’abito sarebbe entrato nella storia per il suo significato simbolico e la sua imponenza.

Il vestito di diana: un simbolo di stile e di sacrifici nascosti

L’abito finale di diana presentava uno strascico lungo 7,6 metri, realizzato con pizzo cucito a mano e grandi maniche a sbuffo, elementi che lo trasformarono in un punto di riferimento per la moda degli anni a venire. Dietro la sua apparente leggerezza, si celava una serie di sacrifici e modifiche durissime.

Durante le prove, la vita di diana fu ridotta fino a 58 centimetri, una misura che impose agli stilisti di rifare diversi pezzi del corpetto per adattarlo alle nuove proporzioni. David emanuel ricorda che non potevano fare un abito sobrio: “doveva rappresentare qualcosa di speciale, un segno visibile di quel momento di passaggio nella vita della futura regina consorte.”

Oggi elizabeth emanuel, che ha continuato a lavorare con star internazionali come madonna e dua lipa, considera quell’esperienza un pilastro della sua carriera. Il vestito rimane un simbolo duraturo non solo della figura di diana, ma anche della dedizione e della fatica che furono necessarie per salvaguardare la magia dell’evento nuziale.

L’impatto del nome deborah cornwall e dell’abito stesso va oltre la pura estetica, testimoniando una battaglia privata contro le intrusioni esterne e un’eredità che ancora oggi suscita attenzione nel racconto pubblico della famiglia reale.

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