La recente approvazione definitiva in Senato del ddl che modifica il codice penale e altre norme in materia di reati contro gli animali segna un passaggio importante nella tutela degli animali in Italia. Il testo prevede sanzioni più severe per chi maltratta o sfrutta gli animali, introduce divieti su certe pratiche ancora in uso e rafforza la protezione giuridica riconosciuta agli animali come esseri senzienti, in linea con la riforma costituzionale dell’articolo 9. Le novità riguardano sia la pena detentiva che le misure amministrative e procedurali, oltre a regolare aspetti legati al sequestro e alla gestione degli animali vittime di reato.
Pene aumentate e nuova definizione di tutela per gli animali
L’articolo 1 del ddl ridefinisce il titolo del IX-bis del codice penale, passando dalla tutela del solo ‘sentimento per gli animali’ alla protezione diretta degli animali stessi come esseri dotati di sensibilità. Questa modifica segna un cambiamento non solo formale ma sostanziale, riconoscendo agli animali una posizione giuridica più forte.
Sono state incrementate le pene pecuniarie per chi organizza o promuove spettacoli in cui gli animali subiscono sevizie, come previsto dal nuovo articolo 2. In particolare, la repressione dei combattimenti clandestini è stata resa più severa, con la pena che passa da 2 a 4 anni di reclusione. L’articolo 3, inoltre, introduce aggravanti nei casi in cui i combattimenti coinvolgano minori, armi o siano diffusi in rete. Ciò punta a colpire con maggior durezza le manifestazioni illegali di violenze sugli animali, spesso legate a fenomeni di criminalità organizzata.
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Le nuove norme aumentano anche le sanzioni per uccisioni e maltrattamenti, previste dall’articolo 5. La pena arriva fino a 4 anni di carcere per chi infligge sofferenze prolungate o crudeli che causino la morte dell’animale. Nel caso di danneggiamento o uccisione di almeno tre animali altrui, la reclusione minima è stata alzata da 1 a 4 anni, una risposta più ferma a comportamenti considerati gravi e ripetuti. Anche le pene per l’abbandono sono inasprite, richiamando una responsabilità maggiore per chi lascia gli animali senza cure né protezione.
Gestione dettagliata degli animali sequestrati
Un aspetto innovativo e molto dettagliato riguarda il trattamento degli animali sequestrati in casi di reati. Il nuovo articolo 260-bis del codice di procedura penale regola l’affidamento definitivo agli enti autorizzati, che dovranno versare una cauzione e avranno la possibilità di aggiornare i dati anagrafici degli animali, anche in caso di cucciolate successive. Questa norma evita situazioni di stallo prolungato, in cui gli animali rischiavano tempi lunghi senza collocazione definitiva.
Misure di prevenzione per recidivi e responsabilità amministrativa
Il testo stabilisce anche che, durante le indagini penali, gli animali coinvolti non potranno essere abbattuti o venduti, anche senza formale sequestro, fino alla sentenza definitiva. Chi commette abitualmente reati gravi contro gli animali potrà essere soggetto a misure di prevenzione previste dal codice antimafia come la confisca dei beni e la sorveglianza speciale. Queste pene accessorie mirano a limitare la pericolosità sociale degli autori e prevenire nuovi episodi.
L’estensione della responsabilità amministrativa, prevista dal decreto legislativo 231/2001, rende le imprese passibili di pesanti sanzioni economiche se coinvolte in illeciti contro animali. Tuttavia, rimangono esclusi da tali sanzioni i casi disciplinati da leggi speciali riguardanti attività di caccia, pesca, allevamento e spettacoli circensi, per rispettare le normative specifiche vigenti in questi ambiti.
Divieti sulla detenzione e commercio
Uno dei cambiamenti più immediati riguardanti la vita quotidiana degli animali è il divieto generalizzato di tenere cani e altri animali d’affezione legati alla catena, che l’articolo 10 introduce. La norma ammette alcune eccezioni esclusivamente per motivi di salute o sicurezza certificati, ma in generale vuole ridurre pratiche che possono provocare sofferenza e isolare gli animali.
Il ddl modifica anche la legge 201/2010, alzando le pene per il traffico illecito di animali da compagnia. Chi compie più violazioni rischia revoche delle autorizzazioni oltre a multe più pesanti, così da frenare un mercato clandestino che danneggia i diritti animali e favorisce il proliferare di condizioni esasperanti per gli animali.
Nuova tutela per animali domestici e selvatici
Infine, è stato vietato il commercio di pelli e pellicce di gatto domestico, introducendo un precetto che tutela specificamente questi animali e chiude una pratica che sopravviveva nonostante le critiche. Altre norme riguardano l’identificazione e la registrazione degli animali, oltre a potenziare il coordinamento tra le forze di polizia chiamate a contrastare i reati ai danni della fauna selvatica. Le pene per cattura e detenzione illegale degli animali selvatici sono state quindi rese più severe.
L’approvazione del ddl in Senato segna una svolta normativa che rende più rigido il sistema sanzionatorio e attiva tutele concrete per animali domestici e selvatici. L’intervento legislativo completa quanto stabilito nella riforma costituzionale e prova a coniugare normative penali, procedurali e amministrative per rispondere a un fenomeno che coinvolge aspetti etici, sociali e giuridici del paese.