Dazi commerciali con la cina, trump conferma tariffe al 145% e prepara nuovi incontri in svizzera

Dazi commerciali con la cina, trump conferma tariffe al 145% e prepara nuovi incontri in svizzera

Trump conferma tariffe al 145% contro la Cina e mantiene la linea dura, mentre Stati Uniti e Pechino si preparano a colloqui in Svizzera; attenzione anche a crisi in Medio Oriente, Sud Asia e migranti.
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L’amministrazione Trump conferma tariffe al 145% sulle importazioni cinesi, mentre Stati Uniti e Cina avviano colloqui in Svizzera; Trump annuncia novità sul Medio Oriente e invita India e Pakistan a fermare le ostilità. - Gaeta.it

L’amministrazione Trump mantiene la linea dura contro la Cina, senza concedere riduzioni sulle tariffe imposte. Il presidente ha ribadito nel suo ufficio la fermezza su dazi pesanti, mentre si avvicinano i primi colloqui ufficiali tra le delegazioni di Washington e Pechino. Intanto, dalla questione commerciale si sposta l’attenzione verso scenari internazionali caldi in Medio Oriente e Sud Asia.

Trump conferma tariffe al 145% contro le importazioni cinesi

Nel celebre Studio Ovale il presidente Donald Trump ha risposto in modo secco e determinato a una domanda dei giornalisti sulla possibilità di ridurre i dazi imposti alla Cina: “No”. La tariffa al 145% sulle merci provenienti da Pechino resta quindi confermata, senza aperture a sconti o revisioni. Questa decisione segue il sovvertimento dei rapporti commerciali con le ritorsioni cinesi, che hanno applicato tariffe del 125% su prodotti americani.

La scelta di mantenere questo livello di tassazione si colloca in un quadro di forte scontro economico e politico tra le due potenze. Gli effetti si fanno sentire non solo nei mercati internazionali ma anche in molti settori produttivi statunitensi legati all’import-export. Il presidente ha voluto così sottolineare che la sua amministrazione non rinuncerà a quella che definisce una posizione di forza, nonostante gli aumenti dei costi e le tensioni generate.

L’incontro tra washington e pechino in svizzera per tentare il dialogo

Nonostante le dichiarazioni decise, un tentativo di dialogo tra Stati Uniti e Cina scatta questo fine settimana in Svizzera. Tra sabato e domenica le delegazioni ufficiali si incontreranno per discutere della crisi commerciale apertasi con le misure protezionistiche americane e le conseguenti risposte di Pechino. Gli Usa saranno rappresentati dal Segretario al Tesoro Scott Bessent e dal Rappresentante per gli scambi Jamieson Greer, mentre il lato cinese sarà guidato dal vice premier He Lifeng.

Questo appuntamento è il primo confronto diretto dopo l’escalation dei dazi e rappresenta una tappa cruciale, sebbene ancora da loro definita solo come un “dialogo esplorativo”. Non è detto che porti a risultati concreti, dopo settimane di schermaglie verbali e imposizioni tariffarie crescenti. I temi sul tavolo saranno soprattutto l’andamento degli scambi, l’apertura di mercati e la gestione dei contenziosi riguardanti proprietà intellettuali.

L’esito di questi colloqui potrebbe determinare la direzione dei rapporti commerciali tra Pechino e Washington nei prossimi mesi, influendo sulle strategie delle aziende coinvolte nei due paesi.

Annunci di trump su medio oriente e appello a india e pakistan

Nel corso della stessa intervista il presidente Trump ha spostato l’attenzione su altre crisi internazionali, anticipando novità imminenti nella delicata situazione di Gaza. Ha affermato che ci sono molti colloqui in corso riguardo alla regione e che nelle prossime 24 ore si apprenderanno dettagli importanti. Queste parole indicano un possibile movimento diplomatico o decisione sul conflitto in corso.

In Sud Asia, Trump si è rivolto direttamente alle due nazioni nucleari protagoniste di recenti eventi militari rilevanti: india e pakistan. Ha chiesto loro di interrompere subito le ostilità, sottolineando di conoscere “entrambi molto bene” e di sperare in una fine rapida degli scontri. Gli scontri citati rappresentano la tensione più grave tra le due potenze dal 2005 circa, con pesanti implicazioni per la stabilità regionale. L’appello del capo della Casa Bianca è una pressione esterna importante in un contesto difficile da gestire.

La questione migranti e il sospetto su un aereo militare pronto alla deportazione

A conclusione della conferenza è arrivata una domanda su un articolo del New York Times che parla di un ipotetico piano americano per deportare migranti dalla Libia con mezzo aereo militare. Trump ha risposto con un “non lo so”, rimandando ogni approfondimento al dipartimento della Sicurezza interna. Questo tipo di reticenza non ha offerto chiarimenti, lasciando in sospeso la questione.

La notizia, se confermata, segnerebbe un intervento deciso e poco comune degli Stati Uniti sulle rotte migratorie nel Mediterraneo. Invece il presidente ha preferito non entrare nel merito, mantenendo il focus sulle priorità politiche ed economiche più evidenti nella sua amministrazione e nelle relazioni internazionali immediate.

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