Il rischio di nuovi dazi al 17% su prodotti agricoli e vini europei mette sotto pressione il commercio tra Usa e Unione europea. La Us Wine Trade Alliance, associazione che difende gli interessi dei produttori vinicoli americani, ha inviato una lettera a Unione italiana vini per segnalare la possibile introduzione di tariffe che potrebbero colpire duramente il settore. Vino e agricoltura sono al centro di uno scontro commerciale legato ai deficit nella bilancia commerciale statunitense, con ripercussioni significative sia per il mercato italiano che per gli importatori oltreoceano.
Il contesto della proposta di dazi su vino e prodotti agricoli
La Us Wine Trade Alliance ha reso noto venerdì sera, tramite una lettera indirizzata all’Unione italiana vini, la possibile implementazione di dazi del 17% su prodotti agricoli e vini europei importati negli Stati Uniti. L’associazione spiega che questa misura nasce dalla volontà americana di ridurre il sostanziale “deficit commerciale” con l’Europa, che in ambito vinicolo risulta particolarmente elevato. Pur riconoscendo che i vini europei rappresentano produzioni uniche legate al terroir, difficilmente replicabili dagli americani, l’orientamento politico degli Usa spinge verso l’imposizione di tariffe per riequilibrare i flussi di commercio. Al contrario, la lettera fa sapere che gli spiriti resterebbero esclusi da queste nuove tariffe, confermando l’interesse selettivo delle autorità statunitensi.
Le conseguenze economiche per il vino italiano e il settore europeo
L’Unione italiana vini, tramite il presidente Lamberto Frescobaldi, ha espresso forte preoccupazione per il possibile aumento delle tasse sulle importazioni di vino provenienti dall’Ue. Secondo stime Uiv, il prezzo di un dazio al 17% potrebbe causare un danno economico per il vino italiano tra 300 e 330 milioni di euro entro i prossimi dodici mesi. Il settore destina oltre un quarto delle sue esportazioni verso gli Stati Uniti, facendo di questo mercato uno dei principali sbocchi. Per il settore commerciale degli Usa, i danni si calcolano attorno a 1,9 miliardi di dollari, comprendendo importatori, distributori, bar e ristoranti. La gravità della situazione aumenta in relazione alla svalutazione del dollaro, che rende i prodotti europei più costosi oltreoceano, accentuando così l’impatto negativo delle tariffe.
Leggi anche:
L’appello di uiv per mediazioni e nuove strategie commerciali
Alla luce delle tensioni che si stanno delineando, Uiv ha lanciato un appello affinché la Commissione europea e il governo italiano intervengano per mediare con le autorità statunitensi. La lettera della Us Wine Trade Alliance viene indicata come un esempio di dialogo aperto, ma da sola non basta a evitare la stretta dei dazi. La filiera vinicola italiana sollecita azioni concrete per impedire che le tariffe, giudicate inaccettabili, compromettano una storia di rapporti commerciali e culturali lunga e consolidata tra Europa e Stati Uniti. L’Osservatorio Uiv avverte che senza una riduzione dei costi lungo la filiera, i ricavi potrebbero ripiegare fino ai livelli del 2019 già entro la fine del 2026, con conseguenze negative su produttori e operatori.
Impatti futuri e scenario del commercio vinicolo tra europa e stati uniti
Il possibile aumento dei dazi rappresenta un grave ostacolo per l’export europeo, in particolare italiano, verso il mercato americano. Le tariffe aggraverebbero la competitività dei vini europei negli Usa, spingendo verso una contrazione delle vendite e riducendo la profittabilità della filiera dal produttore al rivenditore. L’attuale debolezza del dollaro, che influenza i prezzi alla vendita, fa temere un peggioramento progressivo della situazione. Un danno commerciale di questa portata risulterebbe molto difficile da compensare nel breve termine. Le strategie future dovranno tenere conto di questi cambiamenti, monitorando le politiche commerciali e valutando eventuali alternative per mantenere una presenza solida sul mercato americano.