Il percorso verso un posto fisso nella scuola italiana spesso si mescola a storie di spostamenti lunghi e sacrifici personali. Tiziana Piccininno, insegnante lucana, racconta il suo viaggio settimanale che l’ha portata a lasciare casa per inseguire la stabilità lavorativa a Piacenza. Un racconto che riflette le difficoltà di molti docenti precari ma anche la soddisfazione di chi ottiene finalmente un contratto a tempo indeterminato.
Il viaggio da pendolare tra potenza e piacenza
Il tragitto settimanale di Tiziana rappresenta un’odissea quotidiana. Ogni settimana parte da Potenza, sua città natale, per raggiungere Piacenza dove lavora come insegnante di ruolo. Il percorso combina diversi mezzi di trasporto. Prima si sposta in auto fino all’aeroporto più vicino, poi prende l’aereo per coprire la distanza verso il nord Italia, infine usa di nuovo l’auto per arrivare a scuola. Questa routine si ripete per anni, sottolineando la difficoltà di conciliare vita privata e lavoro in un sistema dove la mobilità spesso diventa necessaria per ottenere una cattedra stabile.
La fatica di conciliare vita privata e lavoro
Le lunghe ore passate tra viaggi e lezioni nondimeno non hanno scoraggiato Tiziana. Il ricordo di questi spostamenti la fa sorridere oggi, ma racconta anche il peso emotivo e fisico di questa condizione. Affronta treni, aerei, il traffico e i cambiamenti di orari, pur di non rinunciare alla speranza di un posto fisso. Questa esperienza evidenzia come per molti insegnanti l’occupazione stabile non si limiti a una semplice assunzione, ma comporti un vero e proprio sacrificio personale.
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Anni di precariato e la conquista della stabilità lavorativa
Prima di arrivare al ruolo fisso, Tiziana ha vissuto a lungo il precariato. Questo periodo si caratterizza per contratti brevi, incertezza sul futuro e continui trasferimenti tra scuole diverse. La precarietà nel mondo della scuola spesso si traduce in una condizione di lavoro precario ma anche in una costante incertezza economica e familiare. La storia di Tiziana è quella di molti docenti che, pur essendo qualificati e preparati, attendono anni per poter entrare direttamente nel corpo insegnante.
La tenacia come motore
La sua tenacia l’ha portata a non arrendersi davanti alle difficoltà. Nel corso degli anni, ha dovuto conciliare impegni familiari con turni e sedi lavorative che cambiavano continuamente. Ogni rinvio, ogni graduatoria, ogni anno scolastico in sospeso rappresentava un ostacolo da superare. Solo con la recente assegnazione del ruolo a Piacenza si è chiusa una lunga fase di incertezza. Questo traguardo non è solo un punto d’arrivo personale ma anche un segnale importante sulla possibilità di stabilità lavorativa per chi nel sistema scolastico investe tempo e competenza.
La richiesta di regole chiare per il mondo della scuola
Dalla sua esperienza, Tiziana rivolge un messaggio diretto al Ministero dell’Istruzione. “Serve dare regole precise”, dice, perché senza stabilità i lavori diventano faticosi e la scuola soffre. La mancanza di norme chiare sulle assegnazioni e sulle modalità di reclutamento condanna molti insegnanti a situazioni di precarietà prolungata. Questa instabilità impatta negativamente non solo sulle persone ma anche sulla qualità dell’insegnamento.
Un appello per migliori procedure
Tiziana sottolinea come una maggiore chiarezza nelle procedure, insieme a un’organizzazione più semplice e stabile, migliorerebbe la condizione degli insegnanti e avrebbe riflessi positivi sulla scuola nel suo complesso. Inoltre, la capacità di tornare a casa ogni settimana, vedere la propria famiglia e vivere con certezza il lavoro, modifica l’intera quotidianità degli insegnanti. La sua storia è un invito pratico alla politica scolastica per ridurre la precarietà e assicurare un clima di lavoro più sereno e fisso.
Tornare a casa: un viaggio che ora può dirsi concluso
Con l’ottenimento del ruolo, per Tiziana si apre una nuova fase. Finalmente può affrontare il viaggio da Piacenza a Potenza non più come una necessità imposta dalla precarietà, ma come un saldo ritorno da lavoro a casa. L’ultimo tragitto verso il Sud diventa un momento di felicità, di riabbracciare il marito e le due figlie, di vivere senza quel peso costante di incertezza.
Una realtà condivisa da molti insegnanti
Questa chiusura del cerchio racconta una realtà che molti insegnanti vivono in Italia. Spostarsi da nord a sud, cambiare sedi, separarsi dalla famiglia sono spesso realtà quotidiane. Il ruolo fisso offre ora a Tiziana una base stabile, dove potersi radicare senza più dover pensare al viaggio come una condizione imposta. Il suo caso porta alla luce un sistema che, nonostante i cambiamenti, mostra ancora passi da fare per assicurare condizioni di lavoro più dignitose e meno disgreganti per i docenti.