Il settore corinicolo del Lazio affronta una crisi che sta compromettendo la stabilità economica di numerosi produttori locali. Con la richiesta di un intervento urgente da parte di Coldiretti Lazio, rappresentata dal presidente David Granieri, emerge un quadro preoccupante, aggravato da eventi climatici estremi e dalla minaccia di parassiti. La situazione è critica, e il futuro della corinicoltura nella regione è a rischio.
Il tavolo di crisi per la corinicoltura
David Granieri ha sollecitato la creazione di un Tavolo di Crisi per affrontare questa emergenza, sottolineando l’importanza di adeguati strumenti e risorse a supporto del comparto. “È fondamentale ripristinare la sicurezza nel settore, a partire da una presenza più incisiva del servizio sanitario,” ha affermato Granieri, evidenziando la necessità di un intervento coordinato per garantire il benessere delle piante e la qualità dei prodotti.
La richiesta di un fondo mutualistico di almeno 5 milioni di euro si fa sempre più pressante. Questo fondo dovrebbe fungere da supporto finanziario per i produttori, consentendo loro di affrontare i danni causati da eventi climatici avversi, come piogge torrenziali, gelate tardive e ondate di calore. La produzione di nocciole, in particolare, ha subito un drastico calo, con perdite di produzione che raggiungono il 50% e punte del 70% in alcune zone del Lazio.
L’impatto della cimice asiatica
Un altro aspetto critico citato da Granieri riguarda la proliferazione della cimice asiatica, un parassita che ha notevolmente danneggiato le coltivazioni di nocciole. “Occorre un’assistenza tecnica efficace sul territorio, capace di intervenire prontamente,” ha dichiarato, sottolineando l’importanza di un dialogo costruttivo con il servizio fitosanitario della Regione Lazio. È essenziale avviare strategie tempestive per contenere questa minaccia e proteggere le piantagioni.
Negli ultimi anni, la corinicoltura ha subito attacchi devastanti, dalle gelate del 2021 alla siccità del 2022, fino agli attacchi della cimice asiatica nel 2023. Questi eventi hanno portato a un peggioramento significativo della situazione, richiedendo interventi che non solo salvaguardino le produzioni, ma che contribuiscano anche a garantire la redditività del settore.
L’economia della corinicoltura nel Lazio
La corinicoltura rappresenta un pilastro fondamentale dell’agricoltura laziale, contribuendo significativamente all’economia agroalimentare della Tuscia. Con una fatturazione che supera i 120 milioni di euro e una superficie coltivata di 27 mila ettari, il settore coinvolge oltre 3.000 lavoratori nella provincia di Viterbo e sostiene le famiglie di oltre 8.000 persone.
Tuttavia, il recente aumento dei danni causati dai cambiamenti climatici ha reso difficile la vendita del prodotto. Nel 2023, i danni stimati superano i 300 milioni di euro e, con la seconda raccolta, gran parte del prodotto è stato compromesso. “La maggior parte del prodotto è mal pagato e non viene riconosciuto il giusto valore ai frutti di qualità,” ha lamentato Granieri.
La necessità di interventi e valorizzazione
Granieri ha enfatizzato come la corinicoltura del Lazio abbia dimostrato la capacità di trasformare terreni montuosi in aree produttive floride. “Dopo quattro anni di difficoltà, il settore ha bisogno di attenzione, lavoro e risorse,” ha ribadito, facendo appello all’importanza di promuovere il prodotto regionale. L’industria è minacciata dalle importazioni di nocciole a basso costo che non rispettano le normative vigenti, ponendo in ulteriore pericolo la qualità e la sostenibilità delle produzioni locali.
Affinché il settore corinicolo possa rinascere, è essenziale garantire trasparenza e tutelare una delle poche DOP della regione. Le iniziative volte a valorizzare il prodotto locale diventano cruciali in un contesto di difficoltà, per garantire un futuro sostenibile e prospero per tutti i produttori coinvolti.