La cultura in Emilia-Romagna attraversa un momento delicato, segnato da cambiamenti nei criteri di assegnazione dei finanziamenti statali. Un decreto ministeriale ha riformulato le modalità di valutazione dei progetti culturali, privilegiando parametri legati al rendimento commerciale piuttosto che alla qualità artistica e alla sperimentazione. Questa rivoluzione rischia di indebolire realtà culturali di rilievo presenti in regione e di compromettere la pluralità che da sempre caratterizza il settore.
Modifica dei parametri ministeriali: dalle innovazioni artistiche ai ricavi di biglietteria
Il recente decreto del Ministero della Cultura ha cancellato indicatori come l’innovazione, il rischio culturale e la dimensione internazionale dai criteri di valutazione dei progetti culturali. Al loro posto sono stati introdotti parametri legati esclusivamente ai biglietti venduti e ai ricavi generati. Questa scelta segna un distacco rispetto alla funzione pubblica del sostegno culturale, che dovrebbe invece puntare alla valorizzazione di pratiche artistiche diverse e al sostegno dell’offerta culturale indipendente o sperimentale.
Secondo quanto riportato dall’assessora alla cultura dell’Emilia-Romagna, Gessica Allegni, “questa impostazione non rispecchia il ruolo di promozione culturale che lo Stato dovrebbe svolgere.” La trasformazione dei criteri rischia di privare di risorse importanti progetti e festival che lavorano per il pluralismo culturale e per mantenere vivi linguaggi artistici non convenzionali. Non a caso, sono state segnalate riduzioni significative di finanziamenti, come per il festival di Santarcangelo, un appuntamento storico per le arti performative in regione.
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La posizione dell’emilia-romagna: richiesta di revisione e maggiori fondi regionali
L’assessora Allegni ha risposto in aula regionale all’interrogazione di Simona Larghetti, consigliera per Avanzo Solidale , che aveva chiesto chiarimenti sulle azioni messe in campo dalla regione per contrastare l’impatto di questo cambiamento a livello nazionale. Larghetti ha evidenziato la penalizzazione di molte realtà culturali emiliano-romagnole, invitando la regione a intervenire nella Conferenza Stato-Regioni per rivedere i metodi di assegnazione dei fondi.
Allegni ha sottolineato come la regione abbia già espresso forti perplessità durante i lavori della Conferenza, chiedendo il rinnovo completo delle commissioni ministeriali dedicate al teatro e alle arti multidisciplinari. La proposta punta a garantire una composizione dei giudici più equilibrata, con esperti di settore specifici e una rappresentanza istituzionale qualificata, evitando che membri delle commissioni multidisciplinari vengano scelti solo tra le altre commissioni.
Investimenti regionali per sostenere lo spettacolo dal vivo e il pluralismo culturale
Oltre all’impegno politico, la regione Emilia-Romagna ha deciso di rafforzare il proprio sostegno finanziario al sistema culturale. L’assessora ha annunciato l’aumento dei fondi destinati alla cultura per il triennio 2025-2027, con una cifra complessiva vicina ai 40 milioni di euro. Questa scelta vuole compensare almeno in parte le nuove misure ministeriali restrittive.
Il sostegno si concentra in particolare sul settore dello spettacolo dal vivo, dove la regione si colloca al primo posto in Italia per numero di rappresentazioni in rapporto alla popolazione. L’aumento delle risorse è pensato per tutelare eventi, compagnie e festival che rappresentano una parte fondamentale dell’identità culturale locale e nazionale.
Il sistema artistico aperto e diversificato
In questa fase di evoluzione normativa e finanziaria, l’Emilia-Romagna conferma la volontà di difendere un sistema artistico aperto, diversificato e capace di dialogare con pubblici e territori con modalità non riducibili ai parametri commerciali. Così il confronto istituzionale e la politica regionale provano a mantenere vive le basi del pluralismo culturale nel paese.