L’ex Ilva di Taranto resta al centro di tensioni dopo l’incendio che ha portato al sequestro senza facoltà d’uso dell’altoforno 1, uno dei due ancora attivi nello stabilimento siderurgico più grande d’Europa. Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha dichiarato in occasione dell’inaugurazione del Tecnopolo del Mediterraneo che senza la possibilità di utilizzare l’altoforno scatterà la cassa integrazione per numerosi lavoratori e una forte riduzione della produzione. Al contempo, si sta svolgendo una complessa trattativa con la Baku Steel Company per la cessione dell’intera fabbrica, condizionata da diversi fattori che riguardano ambiente, sicurezza e approvvigionamento energetico.
Sequestro dell’altoforno 1 e implicazioni per la produzione
Il 10 maggio 2025 la Procura di Taranto ha confermato il sequestro dell’altoforno 1 dell’ex Ilva, a seguito di un incendio scoppiato qualche giorno prima , evento che non ha causato feriti ma ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di tre dirigenti per incendio doloso e getto pericoloso di cose. L’altoforno è stato bloccato senza facoltà d’uso, il che significa che non può essere acceso né messo in funzione né in sicurezza senza un’autorizzazione della magistratura. Secondo il ministro Urso, “qualora il sequestro impedisse anche le attività di manutenzione necessarie per metterlo in sicurezza, si rischierebbe di compromettere definitivamente il ripristino dell’impianto.”
Conseguenze sul fronte lavorativo e produttivo
Questa situazione porta a conseguenze immediate sul fronte lavorativo, con la necessità di ricorrere a un numero consistente di lavoratori in cassa integrazione. La produzione siderurgica, già in difficoltà, verrebbe ulteriormente ridotta creando un impatto grave sull’intera filiera locale. Urso ha riferito di aver già informato i sindacati della possibile riduzione del personale attivo se non si potrà intervenire sull’impianto. L’altoforno 1 rappresenta una parte fondamentale dell’attività di produzione, e la sua inattività rischia di rallentare l’intero stabilimento. In questo quadro, la magistratura rimane l’unica autorità a poter decidere in merito alle operazioni sulle apparecchiature sequestrate, mantenendo un equilibrio tra tutela ambientale e prospettive occupazionali.
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Trattativa in corso con la baku steel company per la vendita dello stabilimento
Parallelamente agli sviluppi legali, si sta svolgendo una trattativa delicata tra il Governo italiano e la Baku Steel Company, azienda azera interessata all’acquisizione completa dell’ex Ilva di Taranto. Il negoziato, ha spiegato il ministro Urso, è complicato perché coinvolge più elementi tecnici e strategici, a cominciare dalla funzionalità degli impianti. “Se non si riesce a garantire il corretto funzionamento della fabbrica, la trattativa è destinata a fermarsi.”
Aspetti ambientali e autorizzazioni
Uno degli aspetti chiave riguarda le autorizzazioni ambientali, in particolare l’Autorizzazione integrata ambientale che verrà rilasciata a breve. Il Governo ha voluto che questa autorizzazione fosse tra le più avanzate in Europa, estendendo il controllo anche all’impatto sanitario. Questo significa che il nuovo progetto industriale dovrà rispettare standard rigorosi soprattutto in termini di salute pubblica, con un occhio particolare all’ambiente di Taranto, noto per i problemi legati all’inquinamento.
Approvvigionamento energetico e sostenibilità
Un altro elemento rilevante riguarda l’approvvigionamento del gas per alimentare lo stabilimento. Urso ha spiegato che, anche in chiave di produzione green, l’alimentazione a gas resta imprescindibile. Il costo e la continuità di questa risorsa energetica devono essere garantiti dagli attori coinvolti a livello locale e nazionale. La collaborazione tra Governo, Regione Puglia e amministrazioni locali appare quindi indispensabile per trovare una soluzione che permetta di mantenere attiva l’area industriale e avviarla verso processi più sostenibili.
Il tecnopolo del mediterraneo e il futuro della siderurgia a taranto
Nel contesto di questa crisi produttiva e giudiziaria, si è tenuta a Taranto l’inaugurazione del Tecnopolo del Mediterraneo, struttura voluta dal governo italiano per promuovere ricerca e innovazione su ambiente, transizione ecologica e decarbonizzazione. Il Tecnopolo si propone come un luogo di trasferimento tecnologico che collegherà grandi gruppi industriali e realtà locali, contribuendo a orientare l’attività economica del territorio verso modelli più sostenibili.
Promozione della siderurgia verde
Il progetto vuole spingere su una siderurgia verde, capace di ridurre l’impatto ambientale della produzione dell’acciaio. Urso ha sottolineato che “questo può rappresentare un modello unico in Europa, ma per raggiungerlo serve un lavoro condiviso tra tutti gli attori interessati.” Il ministro ha espresso la speranza che le amministrazioni e le parti sociali supportino il percorso di riconversione dell’ex Ilva, che può rappresentare una sfida tanto industriale quanto ambientale.
Sfide tecniche e pressione istituzionale
Il futuro della fabbrica dipende dalla capacità di affrontare e risolvere i problemi tecnici, ambientali e giuridici in tempi brevi. L’impossibilità di intervenire sulla manutenzione dell’altoforno rischia di cancellare definitivamente il progetto di rinnovamento industriale del sito. La pressione sugli attori istituzionali è alta, soprattutto perché Taranto rimane un crocevia importante per l’acciaio europeo e un esempio obbligato di trasformazione verde nel settore produttivo.