Crisi alla minox di minervino murge, 37 operai licenziati dopo 30 anni di attività nel nord barese

Crisi alla minox di minervino murge, 37 operai licenziati dopo 30 anni di attività nel nord barese

La chiusura della Minox in Puglia e Calabria lascia 37 operai senza lavoro, con proteste e presidio permanente davanti alla fabbrica; cresce la mobilitazione per salvare l’azienda e sostenere i lavoratori.
Crisi Alla Minox Di Minervino Crisi Alla Minox Di Minervino
La chiusura della storica fabbrica Minox in Puglia e Calabria lascia 37 operai senza lavoro, scatenando una protesta locale e mettendo a rischio il futuro di una produzione trentennale. - Gaeta.it

La chiusura della minox, storica fabbrica di contenitori in acciaio inox per alimenti, lascia senza lavoro 37 operai tra minervino murge, in puglia, e lamezia terme, in calabria. La sentenza del tribunale di lamezia terme ha sancito il fallimento dell’azienda, interrompendo una produzione durata tre decenni e scatenando una mobilitazione locale per sostenere i lavoratori. Il futuro è incerto per chi, come Antonio e Vincenzo, si ritrova senza lavoro a pochi passi dalla pensione.

La sentenza che ha fermato una produzione trentennale

La minox ha rappresentato per trent’anni un punto di riferimento industriale e occupazionale nelle due regioni interessate: puglia e calabria. Specializzata nella produzione di contenitori in acciaio inox destinati al settore alimentare, l’azienda ha mantenuto la sua attività ininterrotta fino al 18 maggio scorso, quando una sentenza emessa dal tribunale di lamezia terme ha disposto il fallimento e l’avvio dell’esercizio provvisorio. A seguito di questa decisione, il 20 giugno è stata consegnata l’ingiunzione di licenziamento ai circa 25 operai della sede pugliese e ai 12 lavoratori dello stabilimento calabrese.

Questo evento ha di fatto messo fine a una realtà produttiva consolidata, che ha rappresentato per molti non solo un lavoro, ma un legame sociale e una fonte di sostentamento fondamentale. L’impatto sulla comunità locale è profondo, specie per lavoratori vicini alla pensione, come Antonio, che si trovano a dover fare i conti con un mercato del lavoro poco ricettivo verso chi supera i 60 anni.

La risposta dei lavoratori e il presidio davanti ai cancelli

Dopo i licenziamenti, i lavoratori hanno deciso di non abbandonare il sito produttivo. Il presidio permanente davanti ai cancelli della fabbrica dura da diversi giorni. I dipendenti si alternano notte e giorno per mantenere viva la protesta e tenere alta l’attenzione sulla crisi in atto. Nessuno vuole arrendersi: su quelle macchine hanno costruito le rispettive famiglie, investito tanti anni della loro vita, e ora cercano di mantenere vivo il sogno di un possibile rilancio.

Vincenzo Copeta, portavoce dei colleghi, ha descritto la sensazione di perdita che ha colpito il gruppo: si tratta di un “colpo” che va oltre lo stipendio, perché mina l’autostima costruita con il lavoro quotidiano. L’atmosfera è carica di tensione ma anche di solidarietà. La comunità locale si è fatta sentire con gesti concreti: c’è chi porta colazioni e pasti, chi si è unito ai turni di presidio per offrire supporto moral-tecnico. Diverse associazioni e parrocchie del territorio si preparano a una manifestazione spontanea a favore degli operai, prevista per un pomeriggio questo stesso mese. Lo sforzo comune pone l’accento sulla necessità di trovare una soluzione in tempi brevi.

Il peso sociale di un licenziamento oltre l’età pensionabile

Perdere il lavoro a sessantatré anni significa trovarsi in una condizione complicata. Da un lato la pensione è lontana, dall’altro la possibilità di ricollocarsi nel mercato del lavoro è ridotta. I dipendenti della minox devono fare i conti con questo doppio svantaggio: “giovani per la pensione e vecchi per un nuovo inizio lavorativo”. Il vissuto di Antonio e dei suoi colleghi è la testimonianza di un disagio crescente in molte zone d’Italia dove la crisi produttiva ha colpito pesantemente.

Il non avere mai avuto bisogno di rappresentanza sindacale, sottolineano i lavoratori, non ha impedito però che arrivasse un momento di crisi così pesante. Nessuna frizione con la proprietà durante gli anni di attività ha preparato a dover affrontare un brusco stop. Ora lo Stato è chiamato a intervenire, anche se tra i lavoratori cresce il sentimento che manca una vera tutela nei momenti critici come questo.

Il futuro della minox e l’impegno degli operai per salvare la fabbrica

Il destino della minox resta aperto, ma in bilico. I lavoratori si mostrano decisi nel tenere aperto il fronte della lotta per evitare che l’azienda chiuda definitivamente i battenti. “Restiamo qui e combatteremo fino all’ultimo”, ha dichiarato Vincenzo mentre si prepara a passare un’altra notte davanti ai cancelli dell’azienda. La protesta ha portato anche alla creazione di un piccolo campo fuori ai cancelli, dove hanno installato tende e materassi per garantire una presenza costante.

La fabbrica di fronte che offre il pranzo e la mobilitazione del paese confermano che questa vertenza è diventata più che un problema aziendale, è una ferita per tutta la comunità. Il caso della minox riporta alla luce le difficoltà di molti territori, segnati da un declino industriale sospeso tra la nostalgia per il passato e l’incertezza per la strada che verrà. Le prossime settimane saranno decisive.

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