La recente indagine presentata da banca d’Italia a Bolzano, realizzata con l’istituto di ricerca economica della camera di commercio locale, scava nelle dinamiche di impiego delle imprese altoatesine tra il 2014 e il 2024. Lo studio mette in luce le attività e i fattori che hanno favorito l’aumento degli addetti, ma evidenzia anche i limiti di settori chiave e caratteristiche strutturali che condizionano la crescita. Una fotografia utile per capire come si muove il tessuto produttivo dell’Alto Adige in un decennio cruciale.
Occupazione e dinamiche aziendali nell’alto adige
Nel decennio esaminato, circa il 20% delle imprese altoatesine ha incrementato il numero dei dipendenti, un segnale di vitalità certo, ma concentrato soprattutto in alcune aree specifiche. I comparti dell’energia e dei trasporti hanno mostrato maggiore dinamismo nel creare nuovi posti di lavoro. Al contrario, settori importanti come commercio, edilizia e turismo hanno segnato una crescita più contenuta o stagnante, riflettendo difficoltà strutturali o limiti della domanda.
Aziende più solide e credito bancario
Le aziende che hanno inserito più personale risultano in gran parte società già organizzate e con dimensioni significative all’inizio del periodo considerato. Sono quelle con una base solida che hanno migliorato la propria posizione nel mercato e riescono ad accedere in modo meno complicato al credito bancario. Questi due aspetti, un mercato più favorevole e la possibilità di finanziare investimenti, sono stati i principali motori dietro l’ampliamento dell’organico.
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Non emergono invece correlazioni rilevanti riguardo la competizione tra imprese, i costi di gestione o la regolarità nei pagamenti, dopo aver escluso gli effetti dati dal settore economico di appartenenza e dalla capacità di generare profitti. Questo indica che, per le aziende altoatesine, la crescita occupazionale dipende più dagli aspetti interni alla gestione e alle risorse finanziarie che da fattori esterni come pressione competitiva o condizioni di mercato più sfavorevoli.
Caso particolare delle imprese familiari in alto adige
In Alto Adige l’83% delle aziende con almeno tre dipendenti rimane a conduzione familiare, cifra elevata se paragonata alla media nazionale. Questi dati, tratti da Infocamere e Cerved, sottolineano la forte radicazione di modelli d’impresa orientati alla famiglia, spesso legati a tradizioni produttive locali e un approccio a lungo termine.
Le imprese familiari tendono a preferire l’accumulo di liquidità piuttosto che reinvestire gli utili per espandere o aggiornare il loro business. Questo atteggiamento ha un impatto diretto sui livelli di investimento e produttività, che risultano inferiori rispetto a società appartenenti a gruppi o con azionariati più ampi. Nel periodo tra il 2015 e il 2022, il rapporto tra investimenti e cash flow delle imprese familiari è stato circa 16 punti percentuali più basso rispetto alle società non familiari.
Impatti della prudenza finanziaria
La prudenza finanziaria delle aziende a conduzione familiare può frenare la capacità di adeguarsi rapidamente a nuove esigenze di mercato o tecnologiche. Anche le scelte strategiche di crescita risultano limitate da questa propensione alla conservazione delle risorse liquide piuttosto che al finanziamento degli investimenti produttivi.
Effetti dell’intelligenza artificiale sul lavoro in trentino alto adige
Lo studio ha inoltre dedicato attenzione alla diffusione dell’intelligenza artificiale nel mercato del lavoro locale nel triennio 2021-2023. La quota di lavoratori esposti alle tecnologie IA risulta più bassa rispetto alla media nazionale sia in Trentino sia in Alto Adige.
Nel Trentino il motivo principale è legato a un basso grado di complementarità tra le mansioni svolte e le applicazioni possibili dell’IA. In pratica, molti lavori svolti non trovano un supporto diretto o un affiancamento della tecnologia. Nel caso dell’Alto Adige invece, pesa la netta predominanza del settore turistico, dove la sostituibilità con l’IA è ridotta. Qui molti compiti richiedono interazioni o servizi difficilmente replicabili da macchine.
Disparità educative e rischio di sostituzione
I dati indicano anche una disparità significativa tra livelli di istruzione e rischio di sostituzione. Solo il 25% di chi ha la licenza media risulta esposto all’IA, mentre oltre l’80% dei laureati lavora in contesti dove la tecnologia affianca le mansioni umane. Le figure con un livello di istruzione intermedio sono quelle più a rischio di essere sostituite, non semplicemente affiancate, perché le loro mansioni possono essere replicabili dall’intelligenza artificiale.
Lo studio evidenzia la necessità di rivolgere attenzione a politiche di formazione mirate e corsi di riqualificazione, soprattutto per quei lavoratori che affrontano un rischio concreto di perdere il posto di lavoro a causa della tecnologia. Le competenze richieste si evolvono e senza un aggiornamento adeguato alcune categorie rischiano di rimanere ai margini del mercato, specie in un territorio dove la presenza di settori tradizionali resta molto alta.