L’economia europea ha registrato un avvio d’anno più positivo del previsto, con un leggero aumento del Pil nel primo trimestre del 2025. Le dichiarazioni di Carsten Brzeski, Global Head of Macro di Ing, offrono una lettura chiara sulla situazione attuale e sulle prospettive di breve e medio termine per l’Europa e l’economia mondiale. Le tensioni commerciali e la politica monetaria americana saranno elementi fondamentali nel determinare il clima economico globale per l’anno in corso.
Andamento economico dell’europa nel primo trimestre 2025
Nei primi tre mesi del 2025, l’economia europea ha registrato una crescita modesta ma superiore alle aspettative iniziali. L’incremento del Pil contribuisce a dare un sostegno all’area euro che, nelle ultime stagioni, aveva mostrato segnali di rallentamento. Il rallentamento, d’altra parte, non si è trasformato in recessione. Brzeski evidenzia come, nonostante la crescita sia tenue, l’Europa eviterà una contrazione significativa dell’economia.
Le previsioni per l’intero 2025 indicano un aumento del Pil intorno allo 0,7-0,8%, un valore contenuto che riflette difficoltà strutturali nell’economia. Alcune nazioni, comunque, potrebbero mostrare segnali di miglioramento grazie a politiche fiscali più attive messe in programma. Il quadro resta fragile ma con margini per stabilizzare la crescita senza cadere in crisi economiche profonde.
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Effetti di un euro forte sull’export europeo
Brzeski sottolinea come l’apprezzamento dell’euro eserciti una pressione significativa sulle esportazioni europee. Un euro forte funziona quasi come una barriera tariffaria indiretta, rendendo i prodotti made in Europe più costosi all’estero. Questo frena la competitività delle aziende europee sui mercati internazionali, in particolare in paesi dove la domanda è sensibile al prezzo.
Questa dinamica limita la capacità di aumentare la produzione e di mantenere il livello occupazionale nei settori legati all’export. In presenza di una valuta forte, la pressione sulla crescita economica aumenta. L’outlook per l’euro resta incerto, ma si prevede che il sostegno fiscale e altre misure economiche possano aiutare a mitigare questi effetti negativi nel lungo periodo.
Tensioni commerciali e politiche tariffarie sotto la presidenza trump
Le tariffe doganali introdotte sotto l’amministrazione di Donald Trump hanno raggiunto livelli storicamente alti, superando quelli degli anni ’30, un fatto che ha ripercussioni su scala globale. Queste misure protezionistiche creano un clima di incertezza per le imprese e complicano le relazioni commerciali internazionali.
Brzeski spiega che Trump non ha una strategia a lungo termine chiara dietro alle politiche delle tariffe, e spesso evita risposte dirette a domande complesse. Le tariffe reciproche resteranno uno strumento usato per negoziare accordi commerciali, ma non si prevedono cambiamenti radicali rapidamente. L’attuale scenario tariffario sembra destinato a durare per l’intera durata del mandato di Trump.
Stato del dollaro e sfide per la politica americana
Nonostante le tensioni e le politiche protezionistiche, Brzeski esclude una fine imminente della supremazia del dollaro come valuta di riferimento globale. Mancano valide alternative in grado di sostituirlo completamente nei mercati finanziari mondiali. Le politiche economiche di Trump si basano su basi fragili e non mostrano capacità di influenzare drasticamente la posizione internazionale del dollaro.
Inoltre, alcune delle misure annunciate si sono dimostrate difficili da attuare nei tempi previsti. Questa incertezza agita i mercati, che registrano una certa volatilità dovuta al comportamento imprevedibile della politica americana.
Previsioni per la recessione e la politica della federal reserve
Guardando al 2025, Brzeski indica la possibilità di una recessione negli Stati Uniti. La Federal Reserve si troverà in difficoltà nel decidere quando e quanto tagliare i tassi di interesse, in particolare a causa delle pressioni politiche. Le ipotesi di intervento prevedono un massimo di due riduzioni dei tassi, tattica meno aggressiva rispetto a quelle adottate nelle crisi precedenti.
Questa riluttanza a tagliare pesantemente i tassi riflette un clima di incertezza sui reali effetti delle politiche economiche federali. La Fed cercherà di gestire un equilibrio precario, evitando azioni brusche che potrebbero scuotere ulteriormente i mercati finanziari, già sensibili a variazioni improvvise delle previsioni economiche. Restare in equilibrio sarà la sfida centrale dei prossimi mesi.