Crescita delle donne medico nel Servizio sanitario nazionale: resta un divario inaccessibile

Crescita delle donne medico nel Servizio sanitario nazionale: resta un divario inaccessibile

Nonostante le donne rappresentino oltre il 51% del personale medico nel Servizio sanitario nazionale, solo il 19,2% occupa ruoli dirigenziali, evidenziando significative disuguaglianze di genere e barriere professionali.
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Crescita delle donne medico nel Servizio sanitario nazionale: resta un divario inaccessibile - Gaeta.it

La presenza delle donne nel Servizio sanitario nazionale ha visto un incremento significativo nel corso degli anni, ma quando si tratta di occupare ruoli dirigenziali la parità di genere rimane una meta ancora lontana. Nonostante le dottoresse rappresentino oltre il 51% del personale medico, solo una piccola percentuale riesce a raggiungere posizioni apicali. Un recente rapporto, il III Rapporto sulla “Salute e il sistema sanitario”, presentato a Roma dall’Osservatorio Salute, legalità e previdenza, mette in luce queste disuguaglianze dense di significato e preoccupazione.

Un’analisi della presenza femminile nel settore sanitario

Nelle strutture della sanità pubblica, il numero di donne che svolgono professioni mediche ha superato il milione, rappresentando addirittura due terzi della forza lavoro del settore. Tra le professioniste, 450.066 lavorano con contratto a tempo indeterminato, e più della metà dei medici, il 51,3%, è donna. Questo dato suggerisce un’inversione di tendenza rispetto al passato, quando le professioni mediche erano maggiormente dominate da uomini. Tuttavia, la prospettiva di una parità reale nel sistema sanitario richiede una riflessione sulle posizioni dirigenziali, che rimangono ampiamente appannaggio degli uomini.

Il rapporto sottolinea come solo il 19,2% dei primari sia di sesso femminile e l’emergere di forti squilibri di potere. Un campione interessante è rappresentato dai presidenti degli Ordini professionali provinciali: su 106 presidenti, solo 11 sono donne, dimostrando ancora una volta il predominio maschile nelle posizioni di leadership. Questo scenario mostra chiaramente che, nonostante i progressi numerici, le donne medici continuano a fronteggiare ostacoli significativi nel raggiungere il top della carriera.

Le barriere organizzative e il lavoro su turni

Una delle sfide maggiori che le donne affrontano nel Servizio sanitario nazionale riguarda la conciliazione tra vita professionale e vita personale. Il lavoro su turni, spesso imprevedibile e pesante, influisce negativamente sulla possibilità di accedere a posizioni dirigenziali. Le difficoltà organizzative e la carenza di servizi adeguati per la conciliazione vita-lavoro colpiscono in particolare le professioniste, limitando la loro disponibilità e, di conseguenza, le loro opportunità di avanzamento.

Il rapporto della ricerca mette in evidenza come queste problematiche non riguardino solamente aspetti logistici, ma abbiano radici più profonde nelle strutture femminili e nei modelli di lavoro. La flessibilità necessaria per equilibrare gli impegni professionali con quelli familiari risulta spesso inadeguata, creando una barra che impedisce alle donne di emergere nei ruoli di maggiore responsabilità. Se non vengono adottate misure volte a garantire un supporto organizzativo significativo, il gap di genere è destinato a persistere.

Riflessioni sulla situazione accademica e professionale

Un altro aspetto significativo è la rappresentanza femminile nei campi accademici e di ricerca. Nelle università italiane, le donne ricoprono solo il 19,3% delle posizioni da professoressa ordinaria in scienze mediche. Questa mancanza di rappresentanza rende estremamente difficile per le donne esercitare un’influenza sulle future generazioni di professionisti nel settore sanitario. L’analisi rivela che per aumentare la presenza femminile all’interno della gerarchia accademica è necessario scendere verso le posizioni più basse, un ulteriore indicatore delle barriere strutturali ancora da abbattere.

Il rapporto evidenzia che questa sproporzione di genere è legata sia alla composizione per età dei medici che all’effettiva struttura gerarchica all’interno delle istituzioni mediche. Se non si affrontano queste disuguaglianze a livello formativo e istituzionale, il problema della rappresentanza femminile alla guida del Servizio sanitario nazionale rischia di perpetuarsi.

La crescente consapevolezza di queste problematiche deve tradursi in azioni concrete, affinché il futuro della sanità italiana possa essere caratterizzato da una rappresentanza equa e bilanciata, dove le competenze delle professioniste non vengano più trascurate o sottovalutate.

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