Nel 2023 i contribuenti italiani possessori di partita iva che hanno presentato la dichiarazione per imposte dirette, come l’Irpef o i regimi fiscali sostitutivi, hanno superato quota 3,8 milioni, segnando un incremento dell’1,6% rispetto all’anno precedente. Questi numeri, diffusi dal dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia e delle Finanze , mostrano una fotografia aggiornata del mondo delle partite iva e delle attività autonome in Italia.
Andamento dei redditi correlati alle attività autonome e d’impresa
L’andamento dei redditi riferibili ai titolari di partita iva mostra un sostanziale miglioramento sul 2022. Il reddito complessivo da lavoro autonomo è cresciuto del 7,8%, mentre quello d’impresa ha registrato un aumento del 4,7%. Anche i redditi agricoli hanno visto un rialzo, seppur più contenuto, del 4,3%.
Nel dettaglio, i redditi di chi opera sotto il regime forfetario sono cresciuti del 11,4%, il che conferma l’attrattività di questa forma fiscale e la capacità di chi ne usufruisce di migliorare la propria posizione economica. Questi dati demarcano chiaramente una fase di espansione del lavoro autonomo e dell’attività imprenditoriale in Italia.
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Composizione e caratteristiche dei titolari di partita iva nel 2023
Tra i titolari di partita iva, la categoria più consistente è quella degli imprenditori, che rappresenta circa il 29,3%. Seguono i lavoratori autonomi, con una percentuale del 13,9%, e gli agricoltori, che compongono il 5,8% del totale. Un elemento significativo riguarda i contribuenti che usufruiscono di regimi fiscali agevolati, come il “regime fiscale di vantaggio” e il “regime forfetario”. Questi ultimi costituiscono oltre la metà dei titolari di partita iva, pari al 51%.
Da sottolineare che dentro questo gruppo la quasi totalità è composta da soggetti iscritti al regime forfetario, che nel 2023 sono arrivati a circa 1,9 milioni, con una crescita del 6,5% rispetto all’anno precedente. Il forte aumento indica un interesse crescente verso questa formula fiscale semplificata, scelta per la sua accessibilità e per i vantaggi sui contributi e le imposte.
Indicatori sintetici di affidabilità e trend dei ricavi nel 2023
Il numero di contribuenti monitorati attraverso gli indici sintetici di affidabilità nel 2023 ha raggiunto 2.741.892, con un incremento marginale dello 0,3% rispetto al 2022. Questi indici rappresentano uno strumento per valutare la congruità e affidabilità dei dati dichiarati da imprese e professionisti.
La media dei ricavi e compensi dichiarati è salita del 2,4%. Aumenta anche il valore aggiunto medio, arrivato a un +6,6%, e il reddito medio da impresa o lavoro autonomo, che cresce del 10,1%. Parallelamente si registra una leggera espansione della platea soggetta agli Isa e della quota di contribuenti che ottiene un punteggio uguale o superiore a 8, indice di affidabilità fiscale elevata.
Questi numeri segnalano non solo un aumento dell’attività economica ma anche una maggiore attenzione alla correttezza delle dichiarazioni fiscali, con un controllo più serrato da parte dell’amministrazione finanziaria.
Distribuzione dei contribuenti irpef e prevalenza di reddito nel 2023
Il totale dei contribuenti Irpef in Italia, intorno a 42,6 milioni, vede una netta prevalenza di soggetti che dichiarano reddito da lavoro dipendente o pensione. Sono circa l’85,1% degli iscritti, un dato che conferma la centralità del lavoro subordinato nel sistema fiscale italiano.
Il restante 6,5%, corrispondente a poco meno di 3 milioni, dichiara un reddito prevalente derivante dall’attività d’impresa o lavoro autonomo, inclusi i regimi forfetari e di vantaggio. Questa quota evidenzia come, nonostante la crescita dei titolari di partita iva, la maggioranza assoluta del carico fiscale provenga da una platea di lavoratori dipendenti e pensionati.
Con questi dati aggiornati al 2023, il quadro delle partite iva in Italia riflette una fase di crescita nei numeri e nei redditi, soprattutto tra coloro che adottano regimi fiscali più semplici. Resta chiaro però che l’insieme dei contribuenti si muove in un sistema complesso dove il lavoro dipendente continua a rappresentare la maggior parte del carico fiscale nazionale.