La Corte europea dei diritti umani ha stabilito che l’Italia ha violato il diritto al rispetto della vita privata di 151 cittadini residenti nei comuni di Salerno, Pellezzano e Baronissi, a causa dell’inquinamento ambientale generato dalle fonderie Pisano. Il caso, aperto con un ricorso del 2018, ha evidenziato come le autorità italiane non abbiano adottato tutte le misure per tutelare la salute delle persone esposte da anni alle emissioni nocive dell’impianto, situato a meno di 6 chilometri dalle loro abitazioni.
La vicenda giudiziaria e le responsabilità delle autorità italiane
La controversia parte da anni fa, ma assume particolare rilievo con la sentenza della Cedu che condanna l’Italia. Nel 2006, l’area intorno alle fonderie Pisano è passata da zona industriale a residenziale. La decisione avrebbe dovuto prevedere lo spostamento dell’impianto, mai eseguito. Nella sentenza si sottolinea che, nonostante reclamati interventi post 2016 mirati a limitare l’impatto ambientale, le autorità hanno ignorato gli effetti nocivi già verificati nel tempo per chi vive vicino alla fonderia. Le autorità avevano autorizzato la prosecuzione dell’attività senza considerare l’esposizione prolungata a sostanze inquinanti e dannose.
Elementi chiave della sentenza
La Cedu si è basata su evidenze scientifiche raccolte a partire dal 2017, comprendendo anche una relazione ufficiale da esperti nominati dall’autorità giudiziaria italiana, che il governo non ha contestato. Si è riscontrato un inquinamento grave, specie tra il 2008 e il 2016, con totale mancanza di informazioni chiare ai residenti sui rischi a cui erano esposti. Nella sentenza si rende noto che chi viveva entro un raggio di 6 chilometri dall’impianto ha manifestato livelli di mercurio nel sangue cinque volte superiori alla media della popolazione esaminata, circostanza che ha aumentato la vulnerabilità a diverse malattie.
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Gli studi sugli effetti dell’inquinamento e il mancato trasferimento della fonderia
Il punto centrale della condanna implica che la lunga esposizione a sostanze tossiche ha inciso, non solo nella salute, ma nella qualità della vita degli abitanti della zona. Gli studi citati dalla Corte prendono in esame dati sulla popolazione locale raccolti dagli anni 2017 in poi, concentrandosi sui rischi associati all’attività della fonderia. Non a caso, la presenza di mercurio nello stesso gruppo è un dato che conferma la reale pericolosità ambientale.
Il mancato trasferimento dell’impianto, inizialmente previsto nel 2006, ha lasciato le comunità di Salerno, Pellezzano e Baronissi in una condizione di rischio protratto nel tempo. La Corte precisa che anche se le autorità hanno tentato di adottare misure di controllo e limitazione dopo il 2016, tali interventi sono stati insufficenti perché non hanno tenuto conto dei pregressi danni ambientali già in atto. Il governo italiano, dal canto suo, aveva sostenuto che i cittadini non avessero dimostrato in modo certo l’esistenza di conseguenze gravi per la loro salute e un nesso diretto con l’inquinamento prodotto dalle fonderie, argomentazione respinta dalla Cedu.
Reazioni delle associazioni ambientali e delle organizzazioni locali
Legambiente ha commentato la sentenza come una vittoria per i diritti dei residenti. Stefano Ciafani e Mariateresa Imparato, rispettivamente presidente nazionale e regionale, hanno sottolineato il ruolo della comunità e dell’associazione Salute e Vita che hanno avanzato il ricorso. Richiamano inoltre la necessità di interventi concreti quali bonifiche ambientali, monitoraggio della salute pubblica, riconversione industriale, delocalizzazione e trasparenza nella gestione dei prossimi passi da parte delle istituzioni competenti.
Commento del Codacons Campania
Anche Matteo Marchetti, presidente del Codacons Campania, ha espresso il proprio sostegno definendo la sentenza una dimostrazione che l’Europa interviene quando lo Stato italiano non riesce a garantire la tutela ambientale. Ha ricordato le battaglie portate avanti negli anni per la stessa causa, segnalando l’importanza del risultato come precedente giuridico per futuri casi di inquinamento in Italia.
Implicazioni per la salute pubblica e le politiche ambientali nella zona
Questa sentenza segna un precedente rilevante per le comunità che vivono in prossimità di stabilimenti industriali con potenziali effetti nocivi sulla salute. L’esito del ricorso evidenzia come l’assenza di controlli adeguati e la mancanza di informazioni precise abbiano contribuito a un peggioramento delle condizioni di vita di centinaia di cittadini. La vicenda delle fonderie Pisano solleva inoltre dubbi sulle scelte urbanistiche e sulle autorizzazioni concesse dalle istituzioni locali e nazionali.
Gli studi sulle emissioni e sull’impatto sanitario confermano la necessità di un monitoraggio più stretto e interventi tempestivi da parte delle autorità. In particolare, le comunità di Salerno, Pellezzano e Baronissi potrebbero aver subito effetti irreversibili a causa di un’esposizione prolungata e non gestita. La sentenza smaschera errori di valutazione e sottovalutazioni che hanno inciso sulla qualità della vita e potenziali rischi per la salute. Le richieste degli abitanti si concentrano adesso su azioni rapide e trasparenti che mettano al primo posto la salute pubblica ed evitino che simili situazioni si ripetano in futuro.