Alcuni deputati del Parlamento Europeo sono al centro di un’inchiesta sulla corruzione che desta preoccupazione per la trasparenza delle istituzioni europee. Stando a quanto emerso, si ipotizza che almeno 15 membri dell’Europarlamento siano stati coinvolti in uno schema che prevedeva l’accettazione di benefici in cambio di favori agli interessi di Huawei, azienda impegnata nel settore delle tecnologie di comunicazione. Tra i vantaggi offerti ci sarebbero stati anche oggetti di valore e inviti ad eventi esclusivi.
L’inchiesta e i nomi coinvolti
L’inchiesta, che ha preso piede grazie a segnalazioni di corruzione, ha portato alla luce il nome di Valerio Ottati, un manager di Huawei, considerato una figura chiave nel collegamento tra l’azienda e alcuni europarlamentari. Ottati, noto per aver lavorato come assistente per diversi deputati italiani, ha avuto un ruolo importante nel facilitare incontri e gestire relazioni tra l’azienda e il Parlamento. Il suo ingresso in Huawei risale al 2019, un periodo critico in cui l’azienda stava cercando di espandere la propria influenza in Europa nonostante le crescenti restrizioni degli Stati Uniti sui fornitori di tecnologia cinese.
Le sue presunte mansioni includevano l’organizzazione di eventi, finanziati con quasi 2 milioni di euro, dove i deputati sarebbero stati incoraggiati a promuovere gli interessi di Huawei in cambio di vantaggi personali. Secondo Le Soir, ciò che inizialmente appariva come attività di lobbying legittima potrebbe mascherare vere e proprie pratiche corruttive, spostando i confini tra etica e illegalità.
Struttura e modalità delle operazioni illecite
La strategia adoperata per influenzare i deputati sembrerebbe articolata in diverse azioni e benefici. In cambio di promesse e vantaggi, i lobbisti avrebbero distribuito oggetti di valore come smartphone Huawei, biglietti per eventi sportivi, e spese di vitto e alloggio. Un sistema di trasferimenti di denaro avrebbe avuto inizio nel 2021, passando attraverso numerosi intermediari, inclusa una società portoghese ora oggetto di indagini. L’apparato organizzativo messo in atto da Ottati avrebbe avuto come obiettivo principale assicurare che i gruppi di interesse potessero esercitare una pressione sui decisori politici in seno all’Unione Europea.
Le autorità hanno riscontrato un apparente parallelismo tra questo caso e lo scandalo noto come Qatar-gate, in cui la corruzione e l’influenza straniera sono stati punti cruciali. Con l’avanzare delle indagini, le forze dell’ordine belga hanno esteso le ricerche a diverse località, compresi Bruxelles e le regioni vicine, oltre a portare a termine un’operazione più ampia. Il caos che si è generato ha sollevato interrogativi sull’operato di molti lobbisti e le loro interazioni con i politici.
Reazione delle autorità e del Parlamento Europeo
La Procura federale belga ha già avviato le pratiche necessarie per revocare l’immunità parlamentare a alcuni deputati coinvolti, segno della gravità della situazione. L’ufficio del procuratore ha confermato l’esistenza di un’indagine su accuse di corruzione attiva, falsificazione di documenti e riciclaggio, citando interessi commerciali di Huawei come fulcro della questione.
Il Parlamento Europeo ha fatto sapere di essere a conoscenza delle indagini in corso e ha promesso di collaborare con le autorità competenti per fornire tutta la documentazione necessaria. Il Codice di condotta dell’Europarlamento prevede infatti che ogni regalo o vantaggio ricevuto da terzi sopra una certa soglia debba essere debitamente riportato, ma ciò non ha impedito che simili pratiche venissero messe in atto.
La situazione è ancora in evoluzione e avrà bisogno di sviluppi ulteriori per chiarire fino a che punto si sia spinta la corruzione all’interno delle istituzioni europee e quali saranno le ripercussioni a lungo termine per tutti i soggetti coinvolti.