Nel contesto del Festival della Comunicazione a Fermo, promosso dalla Società san Paolo e dalle Figlie di san Paolo, si è discusso il delicato tema delle cure palliative e del fine vita. Il convegno intitolato “Avrò cura di te” ha riunito medici e autori che, tra riflessioni scientifiche e narrazioni personali, hanno affrontato la complessità della comunicazione della fragilità umana.
Il festival della comunicazione e la scelta del tema delle cure palliative
La manifestazione culturale in corso a Fermo rappresenta un momento di confronto tra discipline e sensibilità diverse, puntando in questa edizione su temi che toccano aspetti profondi dell’esistenza umana. La scelta di dedicare un convegno alle cure palliative e al fine vita fa emergere la necessità di parlare apertamente di dolore e malattia, oltre che di dignità e rispetto. La collaborazione tra la Società san Paolo e la Società delle Figlie di san Paolo ha creato uno spazio dove la comunicazione può mettersi al servizio di chi vive situazioni di fragilità. Le conferenze facilitano un dialogo tra scienza, esperienza clinica ed etica, aggiungendo un tocco di spiritualità che accompagna le scelte mediche.
L’intervento di simone pizzi sulla dignità nel percorso di malattia
Simone Pizzi, medico e responsabile del Centro regionale di terapia del dolore e cure palliative pediatriche dell’Azienda ospedaliera universitaria delle Marche, ha sottolineato il valore della persona anche quando la malattia si presenta inguaribile. Di fronte a un bambino gravemente malato, ha spiegato, non va applicata una logica ridotta a caso clinico. Ogni paziente porta dentro di sé dignità, desideri e legami affettivi da rispettare. Secondo Pizzi, la medicina raggiunge il suo limite non nella morte, ma nel momento in cui smette di prendersi cura di chi soffre. Il suo ruolo diventa quindi accompagnare, sostenere e alleviare il dolore, valorizzando ogni forma di vita fino alla fine. Questa visione si traduce in attenzione costante alla dimensione umana nelle scelte terapeutiche.
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La testimonianza di emanuel exitu e l’eredità di cicely saunders
Emanuel Exitu, autore del libro “Di cosa è fatta la speranza”, ha ripercorso il proprio cammino personale e narrativo che lo ha portato a incontrare la figura di Cicely Saunders. Quest’ultima ha fondato il movimento delle cure palliative, rivoluzionando il modo di affrontare il dolore e la morte. Exitu ha ricordato Saunders come una donna capace di vedere possibilità in situazioni che sembravano senza speranza. Ha parlato di un approccio che coniuga visione lungimirante e capacità di accogliere la sofferenza senza rassegnazione. La sua esperienza ha offerto un contributo fondamentale alla diffusione della cultura delle cure palliative, ponendo la speranza come elemento chiave anche di fronte alla malattia più grave.
La comunicazione della fragilità e il ruolo del giornalismo
Il giornalista Andrea Braconi ha moderato l’incontro, guidando il dialogo tra medici e narratori attorno all’idea di comunicare la fragilità senza retorica. Il convegno ha chiarito come la parola, nel raccontare il dolore e i limiti che la vita impone, possa avvicinare anziché allontanare chi è coinvolto. Raccontare queste esperienze diventa parte dell’assistenza e aiuta a umanizzare la medicina. Nel messaggio di tutti i partecipanti, l’attenzione va all’ascolto vero e alla valorizzazione della persona nella sua interezza, non come un semplice caso clinico. Il convegno di Fermo conferma così il ruolo pubblico e sociale della comunicazione nelle scelte che riguardano la vita e la morte.