In diretta a Propaganda Live su La7, Roberto Benigni ha offerto un commento netto sulle guerre ancora aperte nel 2025, soffermandosi in particolare su ucraina, palestina, e le tragedie nel mar mediterraneo. Il suo intervento fa luce sul peso dei conflitti attuali, soprattutto sulle vittime più fragili: i bambini. Il comico e attore riflette sulla mancanza di risposte efficaci a livello europeo e sulle parole di Joe Biden rimaste inascoltate nel tentativo di frenare la spirale di violenza.
Il ruolo mancato dell’unione europea e il quadro internazionale
Roberto Benigni ha puntato il dito contro la debolezza dell’unione europea nel contesto delle crisi globali in corso. Secondo lui, l’assenza di una strategia comune e di un’azione unitaria ha permesso che si consumassero eventi tragici, inclusi i conflitti in ucraina e nel medio oriente. Solo una unione europea “vera”, con poteri decisionali condivisi e volontà politica concreta, avrebbe potuto esercitare pressioni diplomatiche e umanitarie capaci di ridurre l’escalation.
Le divisioni interne a bruxelles
La riflessione parte dalla constatazione delle divisioni interne e delle lentezze burocratiche che impediscono a bruxelles di agire con efficacia. In un’epoca in cui le guerre si sviluppano in modo rapido e crudele, serve secondo benigni un europe forte, con un sistema di intervento capace di intervenire sulle crisi prima che diventino irreversibili. Questo, sostiene, è mancato in particolare di fronte agli eventi dolorosi che vedono protagonisti civili, e soprattutto bambini.
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Gli appelli di joe biden e la risposta israelo-palestinese
Nel discorso andato in onda, benigni ha ricordato l’appello del presidente statunitense joe biden dopo gli attacchi del 7 ottobre contro israeliani e palestinesi. Biden aveva chiesto a tel aviv di non rispondere con altra violenza, invitando a fermare quella spirale di orrori che alimenta soltanto altri conflitti e sofferenze.
Questo invito, ha evidenziato benigni, non è stato seguito. La reazione israeliana infatti ha continuato a provocare morti e devastazioni, mettendo nel mirino aree civili a gaza. Le conseguenze umanitarie sono drammatiche: non solo la popolazione combatte ogni giorno per sopravvivere ma cresce l’indignazione per l’apparente assenza di una mediazione credibile.
Benigni ha sottolineato che un dialogo serio e concreto deve tornare al centro dell’agenda internazionale. Senza questo, le vittime sono destinate a moltiplicarsi, trasformando ogni giorno in una nuova pagina di dolore.
Vittime civili e indignazione globale
I bambini vittime innocenti dei conflitti armati
Il passaggio più intenso del discorso riguarda i bambini, spesso sacrificati nel fuoco incrociato delle guerre. Benigni ha sottolineato la differenza tra l’innocenza del gioco e la brutalità reale. Quando bambini giocano “alla guerra”, il gioco si interrompe ai primi segni di dolore o paura. Eppure, proprio quei bambini continuano a essere uccisi negli scenari di guerra veri.
Questa cruda osservazione punta a scuotere le coscienze e a mettere in discussione ogni giustificazione politica o militare che normalizzi la morte dei più giovani. La domanda che Benigni pone – “Perché questi continuano a uccidere i bambini?” – diventa un monito sulla necessità di fermare la violenza, soprattutto contro chi è ancora indifeso.
Il tema, noto ma mai abbastanza affrontato concretamente, richiama l’attenzione sul diritto dei bambini a vivere lontano da armi e spari. Solo il rispetto di questo principio fondamentale potrebbe cambiare il volto di questi conflitti.
Tragedie nel mediterraneo: migranti e vittime di una politica senza sbocchi
Nel suo intervento, l’attore ha toccato anche le tragedie nel mar mediterraneo, dove continue partenze di migranti spesso si trasformano in naufragi e morte. Questi eventi riflettono non solo fragilità politiche ma anche il fallimento delle risposte europee e internazionali davanti ai flussi migratori.
Le imbarcazioni affondano, con a bordo famiglie intere che scappano da guerre o condizioni insostenibili. Il mar mediterraneo registra quindi vittime innocenti, in gran parte bambini, che perdono la vita appena tentano di lasciare zone di conflitto o povertà. La mancanza di corridoi umanitari sicuri e di piani concreti per gestire queste emergenze rende queste morti evitate solo in minima parte.
Il legame tra crisi migratoria e conflitti armati
Benigni ricorda così come la crisi migratoria si intrecci con i conflitti armati, creando un circuito tragico che alimenta il flusso di sofferenza senza prospettive di sollievo. A oggi lo scenario resta critico, senza segnali di soluzione rapida.