Consiglio d’Europa invita l’Italia a indagare sulla profilazione razziale nelle forze di polizia

Consiglio d’Europa invita l’Italia a indagare sulla profilazione razziale nelle forze di polizia

Il Consiglio d’Europa invita l’Italia a condurre uno studio indipendente sulla profilazione razziale nelle forze di polizia, evidenziando criticità e proponendo trasparenza, formazione e strumenti come body cam per prevenire abusi.
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Il Consiglio d’Europa invita l’Italia a condurre uno studio indipendente sulla profilazione razziale nelle forze di polizia per garantire trasparenza, prevenire discriminazioni e migliorare le pratiche di controllo. - Gaeta.it

Il Consiglio d’Europa ha recentemente raccomandato all’Italia di avviare uno studio indipendente sulla profilazione razziale nelle forze di polizia. Questo invito arriva nel quadro di un’attenzione crescente al fenomeno della discriminazione legata al colore della pelle, all’identità o religione di chi viene fermato dagli agenti. La questione è parte di un dibattito che coinvolge diversi Paesi europei, con il Consiglio che, pur non citando nazioni specifiche nei suoi rapporti annuali, conferma che Italia e Francia presentano situazioni critiche in questo campo.

Consigli e indicazioni del consiglio d’europa sulle pratiche di polizia

Il Consiglio d’Europa è un organismo internazionale indipendente dall’Unione Europea che si concentra su diritti umani, democrazia e coesione culturale nel continente. La raccomandazione sull’Italia arriva da Bertil Cottier, presidente della commissione contro il razzismo e l’intolleranza , e da Tena Simonovic Einwalter, sua vicepresidente. Entrambi sottolineano come la profilazione razziale sia un fenomeno diffuso in vari paesi europei, con conseguenze che mettono in discussione i valori di equità e rispetto universale promossi dal continente.

Una ricerca indipendente per trasparenza

Il Consiglio suggerisce di svolgere una ricerca indipendente per acquisire dati precisi e aggiornati sul modo in cui la polizia italiana esercita i controlli, specialmente nei riguardi di gruppi marginalizzati. La messa a punto di tali informazioni potrebbe aiutare a identificare eventuali abusi o discriminazioni e permettere di intervenire tramite politiche mirate. Questa richiesta indica una necessità di trasparenza e responsabilità negli apparati di sicurezza pubblica, dati gli episodi descritti in precedenza che fanno emergere criticità nella gestione dei controlli e delle misure di sicurezza.

La situazione in italia: tabù e ritrosia sul problema

In Italia parlare di profilazione razziale nelle forze di polizia resta difficile, quasi un argomento da evitare. Il rinvio a giudizio di sedici agenti a Verona, accusati di lesioni e tortura, rappresenta l’ultimo caso emerso in cronaca e mette in luce una realtà spesso sottaciuta o minimizzata. La narrativa ufficiale si concentra talvolta su un approccio securitario, come nel caso del decreto sicurezza, che tende a rafforzare il potere delle forze dell’ordine senza però analizzare a fondo eventuali pratiche scorrette.

Chi chiede di affrontare il tema lo fa spesso con riserva, per paura di essere accusato di sfiducia verso la polizia o di politicizzazione del dibattito. In realtà, si potrebbe procedere diversamente. Non occorre annullare la funzione di tutela svolta dagli agenti ma, anzi, proteggere chi opera sul campo richiedendo maggiore trasparenza e strumenti come body cam su tutti i poliziotti e numeri identificativi che garantiscano l’anonimato ma facilitino il controllo degli abusi.

Formazione e strumenti per combattere il razzismo

I corsi di formazione contro il razzismo potrebbero diventare un altro passo in avanti. Tenere nascosto il problema o bollare le segnalazioni come invenzioni di stampa o politica non risolve la questione. Anzi, episodi noti come quelli avvenuti al G8 di Genova nel 2001 dimostrano che la repressione violenta e ingiustificata da parte delle forze dell’ordine è una realtà documentata e passata alla storia giudiziaria italiana senza aver arginato fenomeni simili in seguito.

Le implicazioni di una analisi sulla profilazione razziale per la sicurezza pubblica

Il tema della profilazione razziale coinvolge direttamente la legittimazione sociale delle forze di polizia. Se alcune persone vengono fermate o controllate solo per il loro aspetto o provenienza percepita, si crea un clima di sfiducia e di esclusione che mina il rapporto tra cittadini e istituzioni. In Italia, come in altri paesi, è necessario capire quanto questo avvenga realmente e in che misura.

Indagine indipendente per riforme efficaci

Un’indagine indipendente potrebbe portare a raccomandazioni precise su come migliorare le pratiche di controllo, proteggere i diritti fondamentali e garantire a tutti i cittadini pari trattamento. Sarebbe un passo cruciale per prevenire abusi e garantire una sicurezza che sia percepita come giusta, senza discriminazioni.

Il problema non riguarda solo i singoli episodi ma anche le politiche adottate. L’assenza di numeri identificativi e la mancanza di body cam a volte rende difficile ricostruire quanto accade in strada. Questi strumenti possono servire sia per tutelare i cittadini sia per proteggere gli agenti stessi da accuse ingiustificate. Il riconoscimento esplicito del fenomeno permetterebbe di affrontare il problema senza pregiudizi, aprendolo al confronto e a soluzioni concrete nel rispetto della legge e dei diritti umani.

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