Il gradimento dei sindaci italiani resta alto nel 2025, ma si evidenziano forti differenze territoriali tra nord e sud del paese. I dati più recenti dalle amministrazioni locali raccontano di una realtà complessa, fatta di consenso stabile in molte città e di fragilità crescente in altre. Tra le tensioni politiche nazionali e la concretezza della gestione comunale, il ruolo dei sindaci si conferma centrale soprattutto nel dialogo con i cittadini. Eppure non mancano le sfide legate alle risorse e ai servizi che pesano soprattutto nelle realtà del sud Italia.
Governance poll 2025: un sondaggio sulla popolarità e la fiducia nei sindaci
Il Governance Poll 2025 conferma una situazione di consenso diffuso verso i sindaci nelle città italiane, confermando una tendenza che si era già delineata negli anni scorsi. Diversamente da un sondaggio elettorale, qui si misura solo la disponibilità degli elettori a riconfermare il proprio sindaco in caso di nuove elezioni. Questo dato è particolarmente indicativo del grado di fiducia diretto verso le persone che guidano le amministrazioni.
Tra i 97 sindaci presi in esame, ben 83 superano la soglia del 50% di gradimento, l’85,5%. Nel 2024 la percentuale era più bassa, un 77,5%. Tra i presidenti di regione, i dati sono più bassi, con solo il 72% che raccolgono almeno il 50% di consenso. Questi numeri indicano una popolazione che ha più fiducia nel governo locale rispetto a quello regionale, forse perché la prossimità con il sindaco rende più evidenti i risultati e i problemi.
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È interessante notare l’evoluzione delle posizioni individuali. Per esempio, michele guerra migliora il proprio gradimento salendo al 65%, ma scivola dalla prima alla seconda posizione perché fioravanti raggiunge il 70%. Questa dinamica mostra come il consenso sia fluido, soggetto ai risultati concreti senza rigidità ideologiche.
Perseveranza dei sindaci nel mantenere il consenso nonostante le sfide politiche locali
Nei comuni italiani, ciò che si nota con chiarezza è una progressiva dissoluzione delle tradizionali divisioni politiche che caratterizzano il livello nazionale. A Ascoli Piceno, come in molte altre città, il confronto tra schieramenti perde rigidità davanti a esigenze e priorità legate alla gestione concreta della città. Qui i problemi quotidiani, dalla manutenzione delle infrastrutture ai servizi sociali, sembrano unire piuttosto che dividere.
Questo fenomeno emerge anche dall’assetto dell’Associazione nazionale comuni italiani . Dal novembre 2024, per esempio, la presidenza è affidata a un esponente del centrosinistra ma con un’alleanza ampia, comprendente forze come i Cinque Stelle e Italia Viva, come nel caso di napoli dove manfredi è stato eletto sindaco con un risultato netto e guida una giunta plurale. Fioravanti, esponente di un altro schieramento, presiede invece il consiglio nazionale. Questo equilibrio fa capire quanto nel governo locale le divisioni si stemperino davanti a necessità amministrative e alla gestione della finanza pubblica.
Altro elemento che caratterizza il rapporto tra sindaci e governo sta nelle tensioni frequenti, anche durissime, tra amministratori e ministri dello stesso colore politico. Dietro a queste frizioni, c’è la pressione concreta delle normative e dei bilanci. Le leggi che regolano la finanza locale, così come i vincoli sul personale e i servizi, giocano un ruolo determinante nelle scelte quotidiane, e spesso mettono in crisi i rapporti politici più tradizionali.
Ruolo e responsabilità dei sindaci tra servizi locali, finanza e dinamiche politiche
L’esperienza degli ultimi anni mostra come i sindaci rimangano attori centrali della vita democratica locale, con un rapporto diretto coi cittadini che poggia soprattutto sui risultati nella gestione dei servizi e nell’uso dei fondi pubblici. Il piano nazionale di ripresa e resilienza ha valorizzato questo ruolo, affidando ai comuni responsabilità maggiori nel canalizzare risorse e realizzare progetti.
Ma lo sappiamo, non tutti i territori partono dallo stesso punto di forza. Se molte città del nord riescono a cogliere appieno le occasioni offerte da questi programmi, le realtà del sud faticano per limiti strutturali evidenti. Le differenze di capacità fiscale condizionano la possibilità di coprire i bisogni crescenti, in un contesto di paese segnato dall’invecchiamento e dalla diffusione di nuclei familiari in difficoltà.
Di fatto, la finanza locale è al centro di questo scenario. Quando manca la capacità di aumentare le entrate, la spesa inevitabilmente va gestita con fatica. Questo tema, sebbene cruciale per il futuro delle amministrazioni comunali, riceve scarsa attenzione fuori dai circoli tecnici e dai contesti amministrativi. La sfida resta sul tavolo, senza apparente soluzione immediata.
La spaccatura territoriale nel voto e nella gestione comunale tra nord e sud Italia
La differenza più netta che emerge dalle rilevazioni si concentra sul divario geografico. Gli otto sindaci più apprezzati sono quasi tutti del nord, mentre nelle ultime dieci posizioni si concentra il sud, con il 70% rappresentato da amministratori meridionali. Esistono eccezioni significative, come manfredi a napoli e clemente mastella a benevento che sfidano questa tendenza mostrando buon gradimento nonostante le difficoltà strutturali del territorio.
Il nord gode di una base economica più solida e di una capacità di riscossione tributaria più efficace. Nel sud, la raccolta fiscale è spesso insufficiente per coprire l’aumento della spesa richiesta. Problemi di personale, domande crescenti di aiuti sociali e l’invecchiamento della popolazione aumentano il peso sulle casse comunali.
Questa situazione crea una pressione permanente sui sindaci meridionali, che devono gestire realtà complesse con risorse ridotte, e senza essere supportati da una base fiscale stabile. Gli enti locali del sud vivono così una condizione di fragilità, che appare anche nel consenso più basso. La ricaduta pratica si vede nei servizi, nelle infrastrutture, e in difficoltà crescenti nella gestione ordinaria.