L’Italia resta indietro rispetto ad altri paesi europei nell’offrire congedi paterni adeguati e ben retribuiti, nonostante la crescente voglia dei giovani padri di prenderli. Al centro del dibattito c’è la proposta di estendere significativamente questi congedi e di affiancare ai genitori azioni di supporto durante la gravidanza e dopo la nascita, per favorire un avvio più sereno e responsabile nella genitorialità.
Come stanno le cose oggi per i congedi paterni in italia e il confronto con l’europa
Il quadro italiano mostra una scarsa proposta di congedo di paternità rispetto agli standard europei, relegando il paese nelle ultime posizioni della classifica continentale. Secondo il Rapporto SOSEF-State of Southern European Fathers, paesi vicini come Spagna e Portogallo hanno introdotto normative più favorevoli e tempi di assenza dal lavoro più lunghi. Al contrario, l’attuale legge italiana concede appena dieci giorni di congedo, spesso insufficienti per un reale coinvolgimento del padre nella cura del neonato.
Le parole di Giorgio Tamburlini
Giorgio Tamburlini, pediatra e presidente del Centro per la Salute delle Bambine e dei Bambini, sottolinea che “sono sempre più numerosi i padri italiani desiderosi di usufruire di questi permessi ma che la mancanza di una normativa più ampia limita questa possibilità.” L’esperienza di altri paesi europei dimostra come un congedo più esteso e ben pagato non solo facilita la presenza paterna nei momenti chiave, ma spinge anche molte aziende a riconoscere formalmente l’importanza di questo periodo per le famiglie.
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Oltre al tempo concesso, il tema del sostegno durante il percorso genitoriale assume un peso decisivo. Azioni di accompagnamento prima, durante e dopo la nascita potrebbero aiutare i genitori a usare al meglio le opportunità del congedo. Questi interventi formativi e di supporto rappresentano un passo avanti per costruire genitorialità consapevoli e coinvolte, soprattutto per i padri alle prese con nuovi ruoli e responsabilità.
Effetti positivi del congedo paterno sulla famiglia e sui figli
I benefici del congedo paterno vanno ben oltre la semplice presenza fisica del padre. Studi e ricerche indicano impatti positivi a livello relazionale, sociale ed educativo. Tamburlini evidenzia che una paternità attiva riduce il rischio di fenomeni gravi come la violenza intrafamiliare o i maltrattamenti contro i minori. L’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza ha recentemente rilevato un incremento preoccupante di questi episodi, segnale che misure preventive sono urgenti.
Il coinvolgimento paterno e il suo riflesso sugli adolescenti
Il coinvolgimento paterno si riflette inoltre in una crescita di comportamenti meno aggressivi tra gli adolescenti maschi, che sviluppano più spesso capacità di gestione delle emozioni e relazioni sociali. La presenza e l’affetto del padre influenzano positivamente i risultati scolastici, un altro ambito in cui i ragazzi mostrano difficoltà sempre maggiori, facendo crescere disparità e abbandoni.
Nell’ottica di Tamburlini, la paternità condivisa aiuta ad equilibrare i ruoli dentro casa. Una distribuzione più equilibrata delle cure contribuisce infatti a migliorare la salute emotiva delle madri, che trovano spazio anche per il lavoro e una migliore qualità della vita. Questo equilibrio si ripercuote anche sulla decisione delle coppie di avere altri figli, favorendo un aumento demografico in un paese con tassi molto bassi di natalità.
Riflessi del congedo paterno sulla vita di padri e aziende
Il ruolo attivo del padre nella cura dei figli ha conseguenze dirette sul suo benessere personale. La paternità piena consente di stabilire legami affettivi più profondi, di migliorare la qualità della vita e di ridurre tensioni nella coppia. Le aziende stanno iniziando a riconoscere queste esigenze. Sempre più datori di lavoro propongono congedi di paternità più lunghi rispetto ai dieci giorni previsti dalla legge italiana. Questa tendenza nasce da una maggiore attenzione ai bisogni familiari e al ruolo dei padri, che incide anche sulla produttività e sul clima lavorativo.
Non è solo una questione di diritti, ma anche di praticità. Introdurre periodi più lunghi di congedo e azioni di accompagnamento aiuta i padri a integrarsi nelle nuove responsabilità senza pesare eccessivamente sull’attività professionale. Le imprese più attente hanno già sperimentato vantaggi che si riflettono in una maggiore fidelizzazione del personale e in una immagine aziendale migliorata.
Il dibattito resta aperto e coinvolge istituzioni, associazioni e il mondo del lavoro. La sfida chiama l’Italia a aggiornare normative e prassi sociali per rispecchiare i cambiamenti culturali e familiari in atto, e soddisfare una domanda crescente di paternità consapevole e partecipe.