Il processo concluso martedì 18 giugno 2025 ha fatto emergere i responsabili di una serie di gravi irregolarità avvenute nel 2020 all’interno del commissariato Dora Vanchiglia di Torino. Il tribunale ha emesso cinque condanne e un’assoluzione che ha chiarito i ruoli e le responsabilità degli agenti coinvolti in un’inchiesta che aveva sollevato attenzione per i problemi interni alla polizia cittadina.
Il procedimento giudiziario e i fatti contestati nel commissariato dora vanchiglia
La vicenda ha preso le mosse da un’indagine che ha scoperto operazioni illecite operate da alcuni poliziotti in servizio al commissariato Dora Vanchiglia nel capoluogo piemontese. In particolare, il procedimento ha riguardato abusi e violazioni di regole interne, con comportamenti che includevano la gestione impropria di atti e controlli. Questi episodi risalgono al 2020, segnalati in un contesto che ha suscitato forte preoccupazione all’interno della struttura.
Le accuse hanno indicato una pratica sistematica di inosservanza delle procedure da parte di una serie di agenti, con conseguenze rilevanti sulla fiducia nelle forze di polizia locali. La questione ha coinvolto ufficiali e agenti di diverso grado, ponendo l’attenzione sulle modalità operative e sugli strumenti di controllo interni. Il processo ha messo in luce dinamiche interne al commissariato, segnando una presa di posizione netta nei confronti di chi ha agito contro le norme.
Leggi anche:
Le condanne per gli agenti: ruoli e pene stabilite dal tribunale
Fra gli imputati, il sostituto commissario Roberto De Simone è al centro dell’inchiesta. Il tribunale ha deciso una pena di 3 anni e 5 mesi di reclusione per lui, ritenendolo responsabile di violazioni sistematiche di procedure e abusi nell’esercizio dei compiti. A De Simone viene posta la gestione irregolare degli atti e delle attività di controllo, attività condotte con la complicità di altri poliziotti.
Oltre a lui, sono arrivate altre quattro condanne a carico di agenti di grado inferiore. Le pene variano da 1 anno e 4 mesi fino a 3 anni e 10 mesi, in base al ruolo svolto e alla gravità delle violazioni. Le sentenze hanno colpito chi è stato coinvolto nei comportamenti contestati, sottolineando la responsabilità individuale e la sostanza delle mancanze accertate in aula. Questi verdetti rappresentano il punto finale del percorso giudiziario, destinato a segnare la gestione interna del commissariato.
L’assoluzione della vicequestore alice rolando e la sua posizione nel caso
La vicequestore Alice Rolando, che all’epoca era dirigente del commissariato Dora Vanchiglia, ha ottenuto l’assoluzione completa. Il tribunale ha riconosciuto la sua totale estraneità ai fatti, pronunciando la formula netta «per non aver commesso il fatto». La sua posizione era stata attentamente valutata fin dall’inizio del processo, ma è risultato che non ha partecipato direttamente né ha avuto consapevolezza degli abusi compiuti da alcuni sottoposti.
Durante il dibattimento sono emersi elementi che hanno confermato l’assenza di coinvolgimento diretto o indiretto in azioni illecite da parte della vicequestore. L’assoluzione rafforza la separazione tra chi ha violato le regole e la leadership formale dell’ufficio. Questo passaggio ha chiarito i confini delle responsabilità interne e il criterio di giudizio adottato, confermando la correttezza del procedimento svolto sul piano dell’accertamento dei fatti.
L’impatto del caso sulle forze dell’ordine di torino e il commissariato
Il caso ha segnato un momento delicato nella storia recente del commissariato Dora Vanchiglia e più in generale nelle forze dell’ordine torinesi. La vicenda ha messo in evidenza difficoltà gestionali e procedure interne che hanno portato a condotte irregolari da parte di alcuni agenti. La sentenza ha definito chiaramente i confini tra responsabilità individuali e ruoli di comando, proiettando un messaggio sull’esigenza di rispetto delle regole anche nelle strutture di polizia.
Questa vicenda ha portato a una riflessione sulla cultura interna e sulle pratiche operative, con un focus sulla prevenzione di episodi simili. La magistratura ha operato con rigore nel valutare i comportamenti contestati e nel distinguere tra colpevoli e figure estranee ai fatti. In città, quanto accaduto al commissariato ha suscitato attenzione, richiamando l’attenzione sulle dinamiche della polizia e sulla necessità di trasparenza nei metodi di controllo e gestione degli atti ufficiali.