La tragedia stradale che ha colpito Gaida il 30 ottobre 2022 si è conclusa con una sentenza del tribunale di Reggio Emilia. Orjol Lame, 34enne di origine albanese, è stato condannato per omicidio stradale plurimo aggravato dopo aver causato la morte di quattro persone a bordo di una Fiat Stilo. Il processo ha visto un lungo iter giudiziario tra perizie e ricorsi fino alla sentenza emessa dal gup Luca Ramponi nel 2025.
I fatti dell’incidente e le condizioni di guida
La sera dell’incidente Orjol Lame ha guidato in stato di ubriachezza e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. A quel punto non aveva né patente, né assicurazione del veicolo. La Fiat Stilo su cui viaggiava ha terminato la corsa schiantandosi contro un rustico lungo la via Emilia, in località Gaida. A bordo, con lui, c’erano la compagna Shane, di 22 anni, il loro figlio Mattias di un anno e mezzo, e i due fratelli di lei, Resat e Rejana, rispettivamente di 9 e 11 anni. I quattro hanno perso la vita nell’incidente, mentre Lame è stato l’unico sopravvissuto.
Le cause del sinistro sono riconducibili alla guida in condizioni proibitive di Lame, che ha ignorato ogni norma sulla sicurezza stradale. Il fatto di non possedere la patente non ha impedito a quest’ultimo di mettersi al volante. Il mix di alcol e droga, inoltre, ha sicuramente aggravato lo stato di alterazione che ha portato al terribile impatto. La dinamica ha suscitato un forte interesse e preoccupazione nella comunità locale, soprattutto per l’entità delle vittime coinvolte.
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Il processo e la sentenza del tribunale di Reggio Emilia
Il procedimento giudiziario si è svolto con rito abbreviato davanti al gup Luca Ramponi. La procura, rappresentata dal pm Stefano Rivabella Francia, aveva chiesto una pena di sei anni e otto mesi, mentre la decisione definitiva ha fissato la condanna a sette anni e quattro mesi di reclusione per il 34enne. La sentenza riconosce il reato di omicidio stradale plurimo aggravato, con riferimento alle gravi circostanze della guida sotto l’effetto di alcol e droghe e all’assenza della patente.
Accanto alla pena detentiva, Lame è stato condannato a versare una provvisionale complessiva di 600 mila euro. Due parti civili, rappresentate dall’avvocato Nicola Termanini e dallo studio “3A-Valore“, hanno presentato domanda risarcitoria in nome dei familiari delle vittime, Ardian e Anjeza. A ognuno è stato assegnato un risarcimento da 300 mila euro, somme stanziate come anticipo in attesa dei futuri sviluppi del processo civile.
Il tribunale ha quindi scelto una linea più severa rispetto alla richiesta del pm, segnalando la gravità dei fatti e la responsabilità dell’imputato. Il caso ha messo in rilievo l’importanza di contrastare fattori che aumentano il rischio di incidenti, come l’abuso di alcool e droghe, e il mancato rispetto delle norme sulla guida.
Lo stato di salute di orjol lame e le fasi del processo
Dopo il drammatico impatto, Orjol Lame entrò in coma. Dopo due mesi si risvegliò e venne trasferito in un centro di riabilitazione post-traumatica specializzato, dove è rimasto fino alla sua dimissione. Una perizia medico-legale ha evidenziato un grave danno neurologico con deficit cognitivi e comportamentali. Questi elementi avevano portato a valutazioni sulla sua capacità di partecipare coscientemente al processo.
Un consulente nominato dal giudice ha certificato uno stato di compromissione che avrebbe richiesto una rivalutazione successiva, mentre la procura aveva chiesto gli arresti domiciliari in una struttura di cura. Il gip tuttavia rigettò la misura cautelare. Successivamente, anche l’atto di appello al tribunale del riesame contro questa decisione venne respinto. Per questo motivo Lame ha sempre vissuto fuori dal carcere, tornando infine in Albania dalla famiglia.
Complessità legate alle condizioni di salute
Il percorso giudiziario è stato segnato da una complessità legata non solo alla ricostruzione della dinamica, ma anche alle condizioni di salute dell’imputato. Queste ultime hanno influenzato la possibilità di svolgere un confronto diretto in aula per tutto il tempo necessario. L’iter, iniziato con le indagini, si è sviluppato tra diverse perizie e udienze, con momenti di stallo legati allo stato neurologico di Lame.
Il contesto sociale della vicenda e l’impatto sulle famiglie delle vittime
La tragedia si è consumata in una zona semi-rurale lungo la via Emilia, toccando profondamente la comunità locale. Quattro persone, tra cui due bambini e un neonato, sono state strappate alla vita in un solo incidente stradale. La presenza di membri di una stessa famiglia, in gran parte bambini, rende ancora più drammatico l’evento.
Le famiglie delle vittime hanno avviato azioni per ottenere giustizia e un risarcimento per la perdita subita. L’avvocato Nicola Termanini e lo studio legale “3A-Valore” assistono i parenti in questa fase, che dovrà ancora definire aspetti economici e morali. Il modo in cui la giustizia ha risposto con la sentenza è un segnale per la tutela delle vittime e la lotta contro comportamenti pericolosi al volante.
In città e nella provincia di Reggio Emilia il caso ha sollevato discussioni sulle misure di prevenzione e il controllo della circolazione stradale. Le condizioni in cui si era messo alla guida Lame sono un esempio estremo di trasgressione delle regole. Questa vicenda ricorda quanto l’attenzione e il rispetto delle norme siano fondamentali per evitare tragedie simili.
Implicazioni della sentenza sulla sicurezza stradale
Il processo e la condanna rappresentano una tappa importante per la giustizia, sospesa per anni tra indagini, difficoltà legate alla salute dell’imputato e l’attesa delle decisioni definitive. La vicenda lascia una ferita aperta per le famiglie colpite e per chi vive nella zona teatro dell’incidente.