Condannato a 22 anni e mezzo l’operaio Bangladesh per omicidio della moglie a Genova, simulato suicidio

Condannato a 22 anni e mezzo l’operaio Bangladesh per omicidio della moglie a Genova, simulato suicidio

Il tribunale di Genova condanna Ahmed Mustak a 22 anni e sei mesi per l’omicidio aggravato della moglie Sharmin Sultana, smascherando il tentativo di simulare un suicidio nel caso del 2023.
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Il tribunale di Genova ha condannato a 22 anni e sei mesi Ahmed Mustak per l’omicidio volontario della moglie Sharmin Sultana, smascherando il tentativo di far passare la morte per suicidio e sottolineando l’impegno della giustizia contro la violenza di genere. - Gaeta.it

Il tribunale di Genova ha emesso la sentenza nel caso che ha scosso la città nel 2023, quando Sharmin Sultana, una donna di 32 anni, è stata uccisa. Ahmed Mustak, 44enne operaio di origine bangladese, è stato dichiarato colpevole di omicidio aggravato e condannato a 22 anni e sei mesi di carcere per avere ucciso la moglie e aver tentato di far passare la sua morte per un suicidio. Il processo e le indagini hanno ricostruito la vicenda accaduta la sera del 5 maggio 2023.

Il contesto dell’accaduto a genova e la dinamica della tragedia

La vicenda si svolge a Genova, dove Ahmed Mustak e la moglie vivevano insieme. La donna, Sharmin Sultana, ha perso la vita in circostanze sospette che, a un primo momento, sembravano indicare un suicidio. Secondo la ricostruzione dei fatti, la sera del 5 maggio 2023 la coppia avrebbe avuto un alterco. L’uomo inizialmente ha dichiarato che la moglie si sarebbe tolta la vita da sola, ma dopo alcune verifiche e pressioni investigative ha cambiato versione. Nel 2024 ha ammesso che si trattava di un incidente, sostenendo che la moglie lo aveva aggredito e lui, per difendersi, le avrebbe fatto perdere l’equilibrio tirandole le gambe.

Indagini e valutazioni sulla dinamica

Le indagini hanno valutato la coerenza delle diverse versioni e approfondito la dinamica dell’evento, rilevando incongruenze. Gli elementi raccolti hanno portato a escludere l’ipotesi del suicidio o dell’incidente casuale. Le prove hanno convinto la procura a procedere per omicidio volontario, con l’accusa di avere inscenato un suicidio per nascondere la verità.

Il processo e la richiesta del pm marcello maresca

Il processo, seguito dal pm Marcello Maresca, si è svolto nel corso del 2024. Durante le udienze sono emerse testimonianze e perizie, che hanno rafforzato l’ipotesi accusatoria. La pubblica accusa ha chiesto una pena di 24 anni di reclusione, motivando la gravità del delitto e l’intenzione di simulare un suicidio per evitare conseguenze.

La difesa ha sostenuto la tesi dell’incidente, cercando di dimostrare che la morte di Sharmin Sultana non fosse voluta. Tuttavia, la corte ha ritenuto più credibile l’ipotesi dell’omicidio volontario e ha condannato Ahmed Mustak a una pena di 22 anni e sei mesi. Questa sentenza riflette anche l’attenzione che il sistema giudiziario dedica ai reati di violenza contro le donne, soprattutto quando si verifica una manipolazione dei fatti per coprire il delitto.

Testimonianze e approfondimenti

Durante il processo sono stati analizzati dettagli che hanno smentito la versione iniziale, confermando la volontà di occultare le reali cause della morte.

Il significato della sentenza nella lotta contro i femminicidi

Il caso di Genova si inserisce in un quadro più ampio di attenzione verso i femminicidi in Italia. Questi crimini, che spesso avvengono in ambito domestico, richiedono interventi severi a tutela delle vittime. La condanna di Ahmed Mustak rappresenta una risposta forte della giustizia nei confronti della violenza di genere.

Non è raro che chi commette simili delitti tenti di falsificare la realtà per sottrarsi alle proprie responsabilità. In questo episodio la corte ha smascherato il tentativo di insabbiare la verità, imponendo una pena significativa. I dettagli delle indagini e del processo mostrano come la magistratura e le forze dell’ordine lavorino per ricostruire i fatti, anche quando si cerca di manipolare le prove.

Impatto sulla sicurezza e tutela delle vittime

Nel contesto della cronaca di Genova, questa sentenza riveste un valore simbolico e concreto, contribuendo alla sensibilizzazione sull’importanza di contrastare i reati contro le donne e di non accettare versioni superficiali dei fatti. La vicenda viene seguita con attenzione da chi si occupa di sicurezza e tutela delle persone vittime di violenza domestica, confermando il ruolo della giustizia nel sostenere la verità e garantire punizioni adeguate.

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