Condanna confermata per marco eletti: 24 anni per omicidio del padre e tentato omicidio della madre nel reggiano

Condanna confermata per marco eletti: 24 anni per omicidio del padre e tentato omicidio della madre nel reggiano

Marco Eletti condannato a 24 anni per l’omicidio premeditato del padre Paolo Eletti e il tentato omicidio della madre Sabrina Guidetti a San Martino in Rio, con conferma della sentenza d’appello di Bologna.
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Marco Eletti è stato condannato a 24 anni per l’omicidio premeditato del padre e il tentato omicidio della madre, in un caso segnato da tensioni familiari e controversie sulla premeditazione. - Gaeta.it

Marco Eletti, 36 anni, è stato condannato dalla corte d’assise d’appello di Bologna a 24 anni e due mesi per l’omicidio premeditato del padre e il tentato omicidio della madre. La sentenza riguarda i fatti avvenuti il 24 febbraio 2021 a San Martino in Rio, nel reggiano. La corte, dopo il rinvio disposto dalla cassazione a novembre 2024, ha confermato la decisione di secondo grado, riconoscendo la premeditazione del crimine.

La dinamica del delitto e gli atti dolorosi nella famiglia eletti

Il 24 febbraio 2021 nella casa di famiglia a San Martino in Rio venne scoperto il corpo senza vita di Paolo Eletti, il padre di Marco, ucciso a martellate. Accanto al cadavere, la madre, Sabrina Guidetti, era stata trovata in gravi condizioni, con i polsi tagliati e narcotizzata. Era stata costretta a mangiare bignè contenenti benzodiazepine. Era stata costretta a mangiare bignè contenenti benzodiazepine. Il tentativo di assassinio contro di lei è stato parte centrale del processo. Marco Eletti, reo confesso, aveva motivato il gesto in parte con tensioni crescenti nel nucleo familiare.

Le indagini hanno ricostruito una situazione di forte conflitto, con Marco che voleva prendere possesso immediato della casa di famiglia, mentre i genitori si opponevano a questa volontà. La violenza è esplosa in modo estremo quel giorno, con la madre fortunatamente sopravvissuta. Le condizioni di Sabrina Guidetti hanno permesso di raccogliere elementi per le indagini e per stabilire la dinamica degli atti.

Le controversie sul movente e sulla premeditazione nel processo

La procura ha indicato come movente principale la scoperta da parte di Marco di una doppia vita del padre, legata a un’altra identità di genere. Questo aspetto, insieme alle dispute sulla proprietà dell’abitazione, ha creato tensioni insostenibili. Secondo l’accusa, il crimine è stato pianificato, e la premeditazione è stata riconosciuta sia in primo grado sia in appello.

Le difese hanno contestato la premeditazione sull’omicidio del padre, sostenendo che fosse stata solo pianificata l’aggressione alla madre, mentre la morte di Paolo sarebbe stata frutto di un gesto improvviso. La conferma della sentenza di condanna ha invece ribadito la valutazione dei giudici rispetto alla premeditazione completa.

Un’altra questione importante era legata all’aggravante relativa ai rapporti di parentela tra vittima e aggressore. Questa aggravante era stata inizialmente contestata ma poi esclusa dopo l’esito delle analisi del dna, che avevano dimostrato che Paolo Eletti non fosse il padre biologico di Marco. Questo dettaglio ha avuto un peso specifico nelle valutazioni della corte.

Il percorso giudiziario: dalla cassazione all’appello e le prossime mosse della difesa

A novembre 2024 la cassazione aveva annullato la sentenza di secondo grado disponendo un nuovo appello per riesaminare la premeditazione. Questo passaggio ha rappresentato un momento cruciale nel processo, perché si è trattato di valutare nel dettaglio le prove e le argomentazioni relative alla pianificazione del delitto.

Il nuovo appello si è chiuso con la riconferma della condanna per Marco Eletti. Nel corso dell’udienza i giudici hanno ribadito la responsabilità piena e la premeditazione. Dopo la lettura della sentenza, la difesa ha già annunciato l’intenzione di presentare ricorso in cassazione appena saranno disponibili le motivazioni, attese entro novanta giorni.

Ulteriori sviluppi in sede di legittimità

Il processo resta così aperto a ulteriori sviluppi in sede di legittimità. Restano al centro il tema della premeditazione e la conferma della pena detentiva, mentre il caso di San Martino in Rio continua a suscitare attenzione per la gravità dei fatti e le dinamiche familiari coinvolte.

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